IL LIBRO
– “A Luisa. Per una vita. Poi per sempre”. Una commovente pennellata-dedica che introduce a “Settembre” (Raffaelli Editore, 64 pagine, 10 euro). Il libro di poesia lo ha scritto Pasquale D’Alessio per mantenere vivo il ricordo della compagna scomparsa prima del tempo lo scorso settembre. Se n’è andata dopo una lunga malattia. Nella normalità, mentre i bagnini rastrellano l’ultima sabbia, con il sole che sorge e tramonta e il vento che ritorna, la tua giostra si ferma senza perché. Tale abbandono somiglia a un delicato pensiero della poetessa russa Marina Cvetaeva: “Di tutte le cose della mia vita io mi sono innamorata, e le ho amate, con l’addio e non con l’incontro, con la separazione, e non con l’unione, per la morte – non per la vita”.
Il pensiero lo completa Paola Palareti Gargani, donna di grande sensibilità, morta prematuramente per un male incurabile: “L’amore passione, che in quanto tale non è vivibile, cioè calato nella realtà, cambia natura, diventa affetto, benevolenza, pietas, cioè tutt’altra cosa… Un amore assoluto esige la fissità eterna che nella vita non è possibile. Solo la morte fissa per sempre la sostanza di un amore del genere”.
Il bel volume reca la prefazione del famoso intellettuale riminese Sergio Zavoli. Scrive: “Ho preso in mano Settembre con l’idea, lo confesso, di non parlarne. Avevo saputo da un delicatissimo amico che questi versi erano l’eco di un amore tragicamente interrotto; con i suoi lasciti di sofferenza, fatta di scrupolo e di nostalgia per il poco che, persino dopo dedizioni esemplari, sembra di aver dato in cambio del tanto ricevuto. Immaginavo, insomma, un libro dolente, geloso.
Entrare in un mondo poetico per farlo consistere soltanto in una esercitazione di stile, chissà quanto in grado di separarlo dalla sua origine propriamente umana, cioè interiore, psicologica e morale, mi era parso mutilante: seppure, devo dirlo, tendessi l’orecchio e il cuore a qualcosa che mi togliesse dall’imbarazzo di dividere la fonte ispirativa dalla sua trasposizione poetica. Il risultato di quel breve dilemma sta, per quel che valgono, nelle righe che seguiranno, ispirate dal rispetto che in ogni caso si deve all’idea di trasformare una testimonianza in qualcosa di più sotteso e simbolico. Dopotutto, mi dicevo, una poesia della rimembranza, per giunta in nome di un’assenza non più colmabile, proprio dalla sua contenutezza e dalle sue rinunce acquista una tonalità di significato addirittura più nobile…”.
Quelle di D’Alessio sono confessioni dal pudore leggero, che ti augurano giornate intense. E piene di senso. Da tenere sul comodino.