– Salvare la colonia Enel di Riccione: un vero e proprio nomunento di architettura contomporanea. “Abbatterlo – afferma Mauro Zaoli, presidente dell’Ordine degli Architetti della provincia di Rimini – è come bruciare un dipinto di Van Gogh, o di De Chirico. E si buttano nel camino un Van Gogh, un De Chirico?”.
Per lo stabile riccionese direttamente sul mare, sul confine con Misano Adriatico, ha lanciato un appello anche Italia Nostra, con tanto di foto e raccolta firme. Si legge sul sito della prestigiosa associazione: “Il primo atto di un disastro annunciato è stato la cancellazione degli interni e la distruzione degli arredi. A nulla sono valsi gli appelli della facoltà di Architettura di Cesena e di Docomomo Italia (Maristella Casciato ed Elisabetta Vasumi Roveri su ‘Il Giornale dell’Architettura’, settembre 2008) e dell’Ordine degli Architetti di Rimini”.
Il presidente dell’Ordine provinciale ha alzato gli orizzonti partendo dall’edificio riccionese: “La sua difesa unisce gli animi, i sentimenti, le azioni, di chi ne riconosce l’importanza della cultura. Ed è la mancanza di cultura che rischia di far perdere il territorio. Non siamo stati capaci, con piani, con gli strumenti urbanistici, di riconoscere e ricordare che abbiamo delle radici, che abbiamo tracce di cultura balneare delle nostre terre. E’ un paesaggio fondamentale di questo Paese. La colonia Enel di Riccione è un pezzo importante del lavoro di De Carlo e ce ne siamo dimenticati. Va salvato come testimonianza storica e culturale. Per farlo abbiamo radunato una parte importante del nostro Paese”.
“Avremo bisogno – continua la sua riflessione Zaoli di un nuovo rinascimento culturale; per secoli abbiamo, e continuiamo a farlo, architetti in tutto il mondo. Il nostro De Carlo del ’63 va messo in mostra, va valorizzato. Dobbiamo capire come restaurarlo, capire quali debbano essere le sue funzioni. La progettazione di De Carlo ha tenuto conto del mare, della sabbia, del vento, del promontorio di Gabicce Monte, del nostro entroterra. della luce ed è per questo che le finestre sono delle feritoie. Siccome doveva acciogliere bambini ha tenuto conto delle loro altezze affinché potessero vedere le bellezze esterne. De Carlo progettò fin il più piccolo dettaglio, compresi gli arredi interni andati al macero lo scorso anno”.
“Capiamo che la colonia – sottolinea Zaoli – ha un suo valore di mercato, ma credo che possa essere più alto e storico. Credo che se non è compatibile l’uso privato, ne vada trovato uno pubblico. Oggi, è possibile trovare le soluzioni agli interessi dei proprietari, magari trasferendo altrove il diritto edificatorio, magari con un premio di cubatura. Tutto questo purché lo si voglia. Noi vogliamo un rapporto stretto con il Comune di Riccione. Anche il sindaco Imola è interessato e vuole partecipare al convegno”.
Sotto la lente di ingrandimento di Andrea Ugolini, professore di restauro dell’Università di Cesena, c’è la filosofia del recupero: “Quando si parla di restauro si fa un grosso errore. Purtroppo si mantiene l’involucro esterno e dentro ci va qualcosa di totalmente nuovo. Invece, anche gli spazi al chiuso devono essere conservati come in origine. Un progetto di recupero deve conservare tutti i suoi segni”.
Sulla costa romagnola sono state censite circa 250 colonie; quelli importanti sono 17. Una è quella dell’Enel firmata da De Carlo”.
Per legge in Italia un edificio sotto i 50 anni non può essere vincolato dalla sovrintendeza; data l’unicità dell’Enel è stata messa sotto tutela dalla Regione Emilia Romagna.
Alessandro Franco, architetto in Riccione, coinvolge i cittadini: “Purtroppo il 70 per cento dei riccionesi ignora il valore culturale della colonia di De Carlo”.