– Rodolfo Francesconi è un riccionese da esportazione. Ottantadue anni ben portati, sposato due volte (quattro figli, due suoi e due della seconda consorte), chimico-fisico uscito dall’Università di Pavia, ha sempre abitato a Milano. E’ stato dirigente di aziende di grandi aziende italiane e straniere e uno tra i primi a tenere corsi di marketing in Italia. Tra gli allievi anche Francesco Merloni, uno dei titolari della multinazionale marchigiana del bianco.
Riccionese purosangue (il babbo fu anche segretario del Partito fascista di Riccione), per anni non è mai sceso in Romagna; gli preferiva la Liguria. Invece, da 7-8 vi abita normalmente ed è uno degli avventori che danno il ‘la’ al “Blue Bar”. Racconta: “Per 20 anni mi stava assolutamente sul cavolo Riccione. Non offriva conoscenze, spettacoli, opportunità culturali. Invece, negli ultimi anni non dico che è come Milano, ma ci si può sbizzarrire”.
La vita di Francesconi è sempre stata caratterizzata dal sapere. A fianco dell’attività imprenditoriale, ha intrecciato la cultura ed a livelli eccellenti. Fin da giovane. Come borsista dell’Accademia del Lincei, è stato assistente di Giulio Natta, Premio Nobel per la chimica del ’63. Ha avuto il piacere e l’onore di essere stato grande amico di Carlo Bo (rettore dell’Università di Urbino e raffinato francesista), Paolo Volponi (grande dirigente dell’Olivetti, nonché scrittore valente), Raffaello Baldini (poeta dialettale santarcangiolese, persona bravissima ed intelligente). A Milano, Francesconi ha frequentato e conosciuto gli scrittori Italo Calvino, Elio Vittorini, Paolo Grassi (sovrintendente della Scala), il regista Giorgio Strehler. I suoi autori preferiti sono Ennio Flaiano e Carlo Emilio Gadda, il primo per l’ironia garbata, il secondo per la precisione di scrittura.
Come esperto di economia non gli si può non chiedere se questi italiani ce la possono fare ad essere competitivi sui mercati mondiali: a produrre ed esportare ricchezza.
“Ho due insegnamenti di base – racconta seduto ad un tavolo davanti ad un caffè al ‘Blue Bar’ in viale Ceccarini -. Uno è di un proprietario di azienda francese mentre io ero il direttore generale. Mi dice che il suo socio più importante è lo Stato che con le tasse si prende il 45 per cento degli utili, ma gli si deve sempre dire la verità. L’altro è Cesare Bruschio, amministratore delegato della Rinascente. Mi sottolinea che lo scopo di un’azienda è molto di più che produrre profitti per gli azionisti, ma di creare ricchezza nella zona che la ospita. Non mi sembra che oggi questa filosofia, questa impostazione culturale generale, siano molto presente nella società economica italiana”.
Francesconi ha scritto numerosi libri. Il primo si intitolò “Quello che butta il mare”, ed è la sua autobiografia di guerra vissuta a Misano. L’ultimo invece è un omaggio a Riccione: “L’intelligenza del luogo. Riccione nella Romagna” (Raffaelli Editore, 476 pagine, 36 euro). Prefazione di uno tra i massimi scrittori italiani Piero Meldini, il volume dovrebbe trovare posto in ogni casa dei riccionesi. Racconta “L’intelligenza del luogo”, ma in una visione universale.
Le pagine colpiscono per le migliaia e migliaia di informazioni contenute; informazioni che ti fanno pensare alla mole di lavoro dietro, alla passione certosina. Ci ha dedicato tre anni di lavoro. Cinque capitoli: l’origine dei nomi dei luoghi, la Romagna, Romagna e Riccione, Riccione, i documenti ufficiali e considerazioni finali. Dalla lettura si desume che Francesconi si sia molto divertito a scriverlo. Leggerlo è uno spasso e ti apre le finestre della mente.