Ovvero, governerà secondo lo stile Giannini che si è costruito negli anni e che gli ha permesso di trionfare alle primarie contro Antonio Magnani, oppure seguirà le sirene di molti dei suoi colonnelli che vorrebbero fare a brandelli quelli del Pd che hanno optato per Magnani alle primarie dello scorso gennaio? Insomma, una sana vendetta degna del miglior costume italiano. Degna dello scontro tra guelfi e ghibellini, ovvero papalini e imperiali.
Lo slogan di Giannini è stato: onestà, efficienza e vicinanza al cittadini. Tipico delle campagne elettorali: massimi sistemi su cui si è tutti d’accordo. Non meno condivisibili lo sono stati quelli di Paolo Casadei (Pdl), Misano Futura (Massimiliano Laganà) e Sinistra critica (Sandro Pizzagalli).
Giannini negli anni di impegno in politica (è sulla ribalta dal ’94) ha dimostrato equilibrio non meno che sagacia per massimizzare l’obiettivo prefissato, interpretando le regole come pochi (si veda le primarie), portando a votare per sé anche quelli del centrodestra. Uno in lista con Casadei ha detto in tono trionfante: “Abbiamo portato a casa tutti i nostri obiettivi: Giannini sindaco e messo fuori dal gioco Luigi Bellettini e Adriano Torsani”.
Giannini sa che l’equilibrio è il sale, sa mediare con gli alleati, sa confrontarsi con le opposizioni. E’ conscio che tra 5 anni si ritornerà a votare e forse proietta anche oltre il proprio futuro nella sanguinosa arena della politica. E’ chiamato a redigere il nuovo Prg (Piano regolatore comunale), che inciderà sui destini veri, mica slogan, di migliaia di misanesi e che muoverà decine di milioni di euro di appetiti e feroci pensieri tristi. Da quelle scelte dipendono il destino delle famiglie: tirare la cinghia per soddisfare la bulimia degli speculatori, oppure no. E forse i cittadini farebbero bene ad interessarsene. Si è giunti all’assurdo che famiglia misanese media non può aprire neppure una finestrella, mentre agli speculatori è permesso ogni ben di dio. Per il cambiamento: è sufficiente un vero spirito scout.