LA CULTURA
Ed è quasi inesauribile come l’energia solare. Per queste ragioni se ne fa ben poca. Il castello di Gradara ne è un esempio forte, da prendere a modello. E deve tutto ad un personaggio Umberto Zanvettori. Di origine veneta (Belluno), non si sa come giunge a Gradara negli anni Venti. Si innamora del castello di Gradara. Più rudere che monumento, lo acquista dai Mosca, nobile famiglia pesarese e inizia un lento lavoro di restauro-ristrutturazione e l’acquisto di mobilio nei mercatini. Per le sue finanze è spesa ardua, così vende allo Stato la collezione di armi antiche conservate nel castello. Vanno a finire a Roma, Castel Sant’Angelo.
Zanvettori muore negli anni Trenta e si fa seppellire nel cimitero di Gradara; gli succede la moglie Alberta Porta Natale, scomparsa nell’83. Anno in cui il castello di Gradara passa di proprietà dello Stato, che lo aveva comprato anni prima, ma sul quale i coniugi Zanvettori ne avevano l’usufrutto.
Da molti anni, il Comune di Gradara cerca di riportare a casa le “preziose” armi. Il primo tentativo fu del compianto Delio Bischi, veterinario e appassionato di storia locale, come presidente della Pro Loco. Siamo nei primi anni ’80. L’ultimo tentativo è del parlamentare pesarese Massimo Vannucci e risale allo scorso 28 luglio. Il ministero ai Beni culturali, retto da Sandro Bondi, si è detto disponibile. Presto Vannucci incontrerà uno dei sottosegretario per completare l’iter.
“Per la nostra economia turistico-culturale – afferma Franca Foronchi, sindaco di Gradara – sarebbe un fatto straordinario. Si andrebbe ad aggiungere ulteriore ricchezza alla nostra offerta. Ci sono migliaia di appassionati che potrebbero essere attirati dalle armi”.
“Come Comune – continua il sindaco Foronchi – ci siamo impegnati a restaurarle coinvolgendo degli sponsor. Quello che potrebbe apparire lontano in realtà non lo è; l’iter burocratico non è macchinoso, perché sia Castel Sant’Angelo, sia Gradara, sono beni dello Stato. E’ sufficiente trasferire la raccolta dagli scantinati romani alla luce gradarese. Un ritorno a casa”.