– “Imola è un testone della politica. Avesse governato avrebbe puntato sul Futurismo, sul palacongressi e sulla città delle terme”. Con Marzio Pecci, già socialista, candidato a sindaco 5 anni di Forza Italia, si fa il punto sulla legislatura che sta per finire. Sposato, una figlia, professione avvocato, Marzio Pecci veste in modo elegante ed è un paladino del bello e del buono; iscritto ad Arcigola e Slowfood.
Qual è il suo futuro politico?
“Nell’immediato sarà strettamente professionale: mi concentro sul lavoro. In ambito locale darò il mio apporto al Consorzio “la Ginestra di Gabicce Mare” (la moglie è farmacista ed è la sua seconda città dopo Riccione, ndr) per rilanciare il turismo. In ambito nazionale invece c’è l’impegno nella Fondazione Silone”.
Quali ricordi si porta con sé in questi 5 anni?
“Positivi. Ho rispettato l’impegno con gli elettori. Sono entrato indagato dopo la denuncia per diffamazione a mezzo stampa di Daniele Imola. E sto finendo il mandato con la stima dei diessini: cosa per me motivo di orgoglio. La cosa che più mi dispiace è il comportamento del sindaco Imola. Dopo il mio proscioglimento da parte del tribunale di Perugia non mi ha chiesto scusa e ha sempre detto che aveva rinunciato alla querela: pubblicità pura”.
Chi sono i suoi amici in consiglio comunale?
“Esclusi Cosimo Iaia, e Giovanni Bezzi, ex compagni socialisti, non possono parlare di amicizia stretta. Ci sono belle relazioni in formazione con alcuni consiglieri che stanno di là”.
Quale collega di consiglio l’ha sorpresa in positivo?
“Non ci sono state sorprese in positivo in entrambi gli schieramenti”.
E in negativo?
“Tante persone. Dall’amministrazione, alla giunta. L’assoluto negativo lo riservo ai Verdi, ai Comunisti italiani. Sono entrati in consiglio in un certo modo, ma hanno cambiato atteggiamento, rinunciando alla propria dignità. Si può cambiare opinione tuttavia nel rispetto degli elettori. Sono finiti nel rappresentare altre cose”.
Quale voto riserva al sindaco Imola?
“Insufficienza piena sulle cose fatte. La Zona Nord della città è rimasta tale e quale; si fa la movida ma mancano le infrastrutture. Il lungomare non rappresenta altro che posteggi per gli albergatori. Il PalaRiccione portato a termine è fatto male e ha problemi gestionali. Poi ci sono le brutture dei giardini dell’Alba, simbolo del degrado della città. Viale Dante è un’opera caotica. Poi c’è la brutta architettura di via Massaua. Il Rue consente l’urbanizzazione a mare della ferrovia. C’è da rimarcare l’assenza completa delle politiche sociali. E ancora, non si è promosso la cultura per favorire la crescita della città. Si potrebbe dire che nell’amministrazione Imola c’è tutta l’arretratezza di Riccione”.
E l’Imola uomo?
“Non lo conosco. Non è emersa una personalità particolare. E’ condizionato dalla politica e politicamente è un testone: non è se stesso”.
Lei è noto per l’eleganza, chi è il più elegante del consiglio?
“Direi Lucio Berardi”.
Il meno?
“Nessun dubbio: il sindaco”.
Tra le donne?
“Sicuramente Franca Mulazzani. Non è carino soffermarsi sulle meno”.
Chi ha salvato la colonia Enel dall’abbattimento?
“I meriti vanno ripartiti tra le persone perbene del consiglio comunale: da noi di Forza Italia, da Flora Fabbri, dagli ordini degli architetti e degli ingegneri, la voce di molte persone che hanno contribuito al risultato. Un merito forte ce l’ha chi l’ha progettata, De Carlo, uno tra i massimi architetti italiani. Dalla maggioranza nessuna voce”.
Se lei fosse diventato sindaco, avendo tre carte, come le avrebbe giocate?
“Palacongressi. Futurismo e Città delle terme. Il Futurismo sarebbe fondamentale per riqualificare la Zona Nord. Il palas andava fatto con una struttura snella ed a bassi costi di gestione. Investire sulle terme avrebbe voluto dire destagionalizzare. Ci sarebbe stato bisogno di un investimento in grado di creare una struttura di rango europeo. Agli amministratori spettava il compito di mettere insieme le energie per farlo. Per chiudere, con la quarta carta mi sarebbe piaciuto portare Miss Universo a Riccione”.