– Se si eccettua ii caso prezioso di “Famiglia cristiana”, che sta facendo ormai da mesi un lavoro esemplare di denuncia della deriva xenofoba e razzista del Governo, che ha toccato il culmine nell’ingiunzione ai medici di denunciare gli immigrati irregolari malati! Un’analisi e insieme un grido di allarme, tanto più seri ed autorevoli perché vengono da una rivista moderata nella sua visione politica ed ecclesiale, equidistante dalle forze politiche ma non dal Paese, che gli deve essere davvero grato per questo grande impegno civile e cristiano. Non solo il Paese, ma anche il mondo dei media, che è stato trainato proprio da “Famiglia cristiana” ad assumere un atteggiamento critico nei confronti della politica razzista del Governo di centro-destra e ad avviare finalmente qualche inchiesta sull’universo dell’immigrazione e sulla necessità di creare società fraternamente integrate.
Ma, esclusi pochi casi, l’informazione religiosa rimane molto deficitaria, dove a vecchi difetti si aggiungono nuovi pericoli.
Da una parte, infatti, prosegue la linea di sempre, quella che riduce la chiesa al papa o a qualche movimento ecclesiale di grido, con l’esclusione direi chirurgica di tutto il resto.
Un’informazione che si rende, così, responsabile di quell’assenza di comunicazione dentro la chiesa, che è una grave patologia del mondo cattolico. E un’informazione che vede solo il papa e la sua Corte romana non può accorgersi (e se se ne accorge non le interessa denunciarlo) della deriva clericale della chiesa cattolica, che rischia di mandare definitivamente nel dimenticatoio il Concilio. Ci sono settori potenti della chiesa – apprezzati e appoggiati dal papa – che stanno imponendo il ritorno alla chiesa gerarchica tridentina contro la geniale intuizione della chiesa-Popolo di Dio del Vaticano II, che aveva dischiuso una primavera, mutatasi a cinquant’anni esatti dal suo annuncio, in un inverno beffardo. Questo e non altro è il significato della revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani, che rimangono costitutivamente antisemiti e anticonciliari. E questo è accaduto anche al recente Sinodo sulla Parola di Dio, dove la linea ribadita dai vertici gerarchici è stata solo i vescovi sono gli interpreti autentici della Parola. E stiano attenti i teologi (accusati di avere un “malsano” rapporto col magistero), e stiano in guardia i biblisti e gli esegeti. E nell’ambito del Sinodo c’era stato anche chi aveva agitato la minaccia di una Enciclica che fissasse una volta per sempre le coordinate e le linee guida dell’interpretazione biblica! Un mostro teologico, pastorale e intellettuale, per fortuna presto abortito.
Ma, e qui dobbiamo fermare la nostra attenzione, questa visione di chiesa clericale e pre-conciliare piace molto ai vari neocon, agli atei devoti e a tutti coloro che per esigenze di puro potere e di cattura del consenso, premono per un cristianesimo ridotto a religione civile, che dia “anima” e legittimità a una politica divenuta con la secolarizzazione drammaticamente priva di valori propri, e ne supporti in qualche modo il progetto piduista di attacco alla democrazia. E in questa direzione doveva andare anche la spietata e orribile strumentalizzazione politica del dramma di Eluana Englaro, andato in scena in questi giorni, e che ha segnato il punto più basso della barbarie di un Paese alla deriva. E a questo fosco disegno si prestano purtroppo molti nella Curia romana e nella chiesa italiana, oltre che in una buona parte dei media.
Si sceglie insomma la via della reciproca riaffermazione del potere gerarchico ed istituzionale, sia da parte della politica governativa sia da parte ecclesiastica, che si traduce peraltro, sul versante della chiesa, nella sacralizzazione della Dottrina cattolica riaffermata contro la modernità con gli accenti di una teocrazia d’altri tempi. E con questa operazione si intenderebbe anche porre sotto tutela l’autonomia e la libertà raggiunte così drammaticamente dall’uomo nei durissimi secoli della modernità; una tutela che si vorrebbe imporre alla filosofia, alla scienza, all’etica, alle altre religioni e allo stesso pluralismo teologico.
E a fronte di tutto questo, si dimentica che la chiesa è pellegrina sulla Terra, e che non può che essere madre e sorella di un mondo a un passaggio molto, molto delicato. Un mondo che ha sempre più bisogno di una chiesa della misericordia, di un cristianesimo più mistico. Come diceva don Mazzolari: “La chiesa non ha confini da difendere, ma una maternità da ampliare”.
E mi piacerebbe che anche i media, che sono un po’ la mia famiglia, ampliassero la propria attenzione, la sensibilità e il coraggio per denunciare, vigilare e raccontare la nostra realtà, la nostra vita così come sono e come vorremmo che diventassero.