Conteso il ruolo a Zilli, al quale in caso di vittoria toccherebbe la vice-presidenza. “Sburocratizzare. Più servizi turistici. Aiutare lavoratori e imprese in crisi”
L’INTERVISTA
di Francesco Pagnini
– Ad oggi (7 aprile) è ancora il candidato in pectore del Pdl alla presidenza della Provincia, ma lui un programma ce l’ha già. Non dice no all’ipotesi della vicepresidenza della Provincia per Oronzo Zilli, che al momento ancora non ha mollato la contesa sull’investitura a candidato, e assicura che in caso di vittoria “non saremo tagliatori di teste”.
Avvocato di professione, anche se ormai da tre lustri in carriera politica, sposato, tre figli, Marco Lombardi racconta che “la passione per la politica ce l’ho sempre avuta. Prima del ’94 però non l’avevo mai esercitata, anche se, essendo in studio con l’avvocato Pasquinelli, sono sempre stato in contatto con gli ambienti che furono della Democrazia Cristiana. Sono stato poi vicino all’onorevole Sanese, ma è stata la discesa in campo di Berlusconi, nel ’94, ad essere decisiva per me”.
In che senso?
“Eravamo in piena ‘Tangentopoli’. Vari politici, a mio avviso meritevoli, erano coinvolti nel giudizio negativo della gente dovuto a quella vicenda. Mi sono sentito allora di dare una mano a coloro per i quali avevo sempre votato, e che rischiavano di non riprendersi”.
Così è approdato a Forza Italia?
“Questo, come tanti casi della vita, è stato frutto di un episodio causale. Conoscevo Nino De Flavis, allora rappresentante locale della Rapida, che collaborava anche ad alcune trasmissioni che Mediaset girava in riviera. Mi invitò ad una cena dicendo che ‘c’era gente di Milano che stava lavorando ad un nuovo partito’. Tutto iniziò da lì. Ricordo tra l’altro che ad uno di questi pranzi c’era anche Paolo Tempera, che però non si fece più vivo. Forse pensò, come molti in quel momento, ‘ma chi sono questi matti??’. Io invece, un po’ ingenuo, aderii”.
Ed arrivò la sua prima candidatura, nel ’94.
“Sì, mi scontravo contro Beniamino Andreatta per la Camera: era impossibile farcela, ma fu un’esperienza utile”.
A proposito di Roma, si parlava di lei come del prossimo parlamentare di Fi: questa candidatura alla Provincia è da intendere come puro spirito di servizio?
“Guardi, la mia grande occasione per andare in Parlamento ce l’ho avuta nel ’96: c’era un seggio possibile per il Senato, ma io, per soli 3 giorni, non avevo i 40 anni necessari. E’ mancato quel pizzico di fortuna. Candidarono Basini che divenne senatore. Detto questo però, credo che per la Provincia vi sia finalmente l’occasione per andare a governare questo territorio con la nostra faccia, dopo le esperienze delle liste civiche, e quindi, come fondatore locale di Forza Italia mi butto con molto entusiasmo in questa lotta per raggiungere un traguardo importante”.
Ci sono stati non pochi problemi per la candidatura tra lei e Zilli: lei ora è sicuro che avrà tutto l’appoggio possibile e sincero degli ex di An?
“Intanto va detto che dalla nostra parte i dissapori derivano dal fatto che tutte e due le componenti chiedono, in buona fede, di dare il maggior contributo possibile per realizzare questa impresa; ritengono, in buona fede ripeto, che la loro sia la soluzione migliore per vincere. Non ho la preoccupazione che questa situazione vada poi a ripercuotersi nella campagna elettorale: c’è troppa stima reciproca, sia politica sia personale, per temere ripicche o spaccature durante la campagna elettorale”.
Per Zilli si può pensare ad una carica di vicepresidente della Provincia, ovviamente in caso di sua vittoria?
“Zilli avrà il ruolo che lui desidera”.
La Provincia di Rimini è nata da soli 15 anni ed è stata sempre governata dal centro-sinistra: cosa in più potrebbe dare il Pdl?
“Questa sua domanda contiene già anche la risposta: il fatto che la sinistra governi queste realtà da sempre ha provocato un ingessamento delle amministrazioni. Le idee passano in second’ordine e prevalgono la burocrazia ed una rete di rapporti, legittimi per carità, ma che non consentono di fare passi avanti significativi. Sono meccanismi da cui non si riesce più ad uscire. Qui sta il nostro vantaggio. Certo, non siamo così ingenui da dire che i nostri avversari sono e sono stati una banda di incapaci, ma se vinceremo noi si potrà immediatamente notare un cambio di passo, un coinvolgimento coloro che fino ad oggi sono stati lasciati fuori. E l’attivazione di politiche di vera sussidiarietà, di sicurezza, di minor buonismo nei confronti dell’immigrazione, di maggior attenzione alle imprese e ai lavoratori, cosa importante soprattutto in un territorio come il nostro in cui prevalgono le piccole imprese. Insomma non saremo dei tagliatori di teste, ma cercheremo di fare passi avanti”.
Il presidente uscente Nando Fabbri ha dato vita ad una campagna contro l’ulteriore cementificazione del territorio provinciale: lei cosa pensa di questo aspetto?
“Si è trattato, finalmente, di un riconoscimento di responsabilità, che implicitamente porta ad un’osservazione: la cementificazione qualcuno l’ha fatta, e non siamo stati certo noi. E su questo credo che lo stesso Fabbri non possa autoassolversi da tutte le responsabilità politiche. Penso ad esempio ad alcune infrastrutture di Bellaria”.
Sempre a proposito di cemento, il “Piano Casa” del Governo non è certo all’insegna della discontinuità da questo punto di vista.
“Credo bisogni analizzarlo con onestà: i tre capisaldi del piano casa sono la possibilità di vendere agli inquilini gli alloggi Acer; 500 milioni di fondi per agevolare l’acquisto di alloggi per le giovani coppie; interventi di modesto incremento di volumetrie che fungono da incentivo per le famiglie. Questo produrrà una crescita dell’economia per 70 miliardi, e credo che neppure a Rimini, dove tra l’altro è stata da poco varata la ‘Variante hotel’, ciò possa provocare dei deturpamenti. Mi sembra che abbia ragione Tremonti quando dice che ‘questa sinistra non fa opposizione al Governo, ma al Paese'”.
In questo momento di crisi quale pensa possa essere il volano per il rilancio dell’economia riminese?
“Intanto chiariamo che per l’industria pesante il Governo ha prontamente messo in campo risorse per gli ammortizzatori sociali, per casi, ad esempio, come quello della Scm. Detto questo credo che per un territorio come il nostro il rilancio possa arrivare dal turismo e dai servizi. Tra l’altro in momenti come questo, di crisi economica, è facile pensare che in tanti tornino a fare vacanze da noi dove i prezzi sono competitivi. E’ chiaro che la promozione deve essere intelligentemente indirizzata”.
Quali sono i punti principali del suo programma elettorale e quindi eventualmente programma di governo?
“Mi vengono in mente tre cose che andrebbero fatte subito. Primo, una grande assemblea di tutti i dipendenti della Provincia, per far capire che questo ente deve essere sempre più amico dei cittadini e degli altri enti locali, e non fautore di una maggiore burocratizzazione che invece di risolvere problemi ne crea di ulteriori. Secondo, promuovere i servizi turistici locali che sono di competenza della Provincia. Terzo, mettere in campo interventi locali per lavoratori e imprese in crisi. Insomma serve una rivoluzione culturale nel modo di governare: non sulle persone ma per le persone”.
Il vicepresidente della Provincia uscente Maurizio Taormina e l’assessore Cesarino Romani hanno dato vita ad una lista civica: in caso di ballottaggio ritiene che questa lista moderata possa essere da voi contattata per un apparentamento in vista del secondo turno?
“Credo che una lista di questa natura possa essere utile ai cittadini: un modo per gli elettori di centro-sinistra scontenti, che però non se la sentono di votare per il Pdl, di far sentire la loro voce. In caso di ballottaggio guarderemo i programmi”.
Nei sondaggi pare che lei sia ad un’incollatura dal candidato di centro-sinistra: Stefano Vitali perché un elettore dovrebbe scegliere lei invece che lui?
“Io personalmente ed il centro-destra, a Rimini facciamo politica da 14 anni. Tutti possono giudicarci, e credo che possano capire che è giunto il momento per darci fiducia. Abbiamo dato il nostro appoggio agli amministratori di parte avversa quando le loro scelte erano davvero utili per le nostre comunità e abbiamo fatto opposizione dura quando serviva. Abbiamo una cultura di governo. Possiamo lavorare bene, tranquillamente, senza le fibrillazioni che quotidianamente contraddistinguono il centro-sinistra, il governo nazionale lo sta dimostrando. E’ il momento per votarci”.