J’ha rott i piatt…
Le primarie del Pd di Cattolica sono passate. Doveva essere un momento democratico, di chiarificazione… invece ha peggiorato la situazione interna al Pd e logorato la sua immagine esterna tra i cittadini che hanno assistito ad un teatrino poco edificante. I sl’è sunè e cantè…
Pazzaglini si era “autoeliminato” (meglio dire spinto a farlo), rimanevano in due: Leo Cibelli e Marco Tamanti. Ha vinto quest’ultimo per 36 voti (730 a 694). Totale votanti 1.424.
Sono molti? Sono Pochi? Vediamo alcuni riferimenti: sono circa 400 voti in più di quando si è votato per il segretario e direttivo cittadino del Pd; sono un centinaio di più di quando si è votato per Veltroni, ma sono circa 500 in meno di quando si è votato per l’Unione di Prodi. Ma il confronto più calzante è quello con i comuni limitrofi dove si votava nello stesso giorno, per capire il grado di radicamento che ha il Pd in città. A Misano ha votato quasi il doppio (nonostante il numero di abitanti sia molto inferiore); a Riccione sono andati in 7.600. Caz!…
I vléva sunè, ma j’ervènz sunèd…
L’ambiguità delle modalità del voto e la sostanziale apertura a tutti i cittadini, ha creato una situazione kafkiana che ha moltiplicato lo scontro interno. In pratica nonostante che i candidati fossero tutti interni del Pd (escluso Piccioni a Misano), il candidato a sindaco del Pd non l’ha deciso la sua base, ma altri. Viene da pensare che gli avversari politici si siano sbizzarriti, e scelti il candidato a loro più comodo: più debole, o ritenuto più incline a logiche consociative.
Questa non è illazione, ma prova provata e documentata dai giornali e dagli stessi esponenti Pd, perché a votare sono andate centinaia di persone di ambienti lontani dal partito, o addirittura di chiara area di centrodestra. Va pu là…
Znèr ventos, fibrèr nevos…
Dopo questa buriana di gennaio, a Riccione partito spaccato e diverse dimissioni, a Misano partito muro contro muro e disaffezioni, a Cattolica richiesta di dimissione del segretario Belluzzi, partito lacerato con una grossa parte che non riconosce Tamanti candidato a sindaco di tutto il Pd. E poi ci sono dell’incognite: Pazzaglini (farà una sua lista?), l’alleanza della Lista Micucci con Giovanni Ruggeri e un gruppo di imprenditori che scalpitano. Ci sono anche i socialisti, ma qui elettoralmente siamo a poca cosa. Vala arcuncé sta sacona!…
Lè quij dli novie strachie…
Ora Marco Tamanti parla di rinnovamento (anche Leo Cibelli lo dichiarava), una cosa poco attendibile visto che il duo Tamanti-Gabellini (Gianni e Pinotto) hanno condiviso e sostenuto fino all’ultimo di tutto e di più della giunta Pazzaglini. E così il loro partito, il Pd.
Ma Tamanti, ovviamente, dovrà scendere a compromessi per ricucire una parvenza di unità del partito. E ancora una volta scatterà la logica di sempre: qualche posto in più nella segreteria per il suo gruppo, la spartizione dei candidati a consigliere da mettere in lista, una lottizzazione dei posti in giunta nell’eventualità di vittoria, e magari la lottizzazione anche degli incarichi e dei posti da piazzare negli enti sovracomunali, ecc. Dunque, punto e a capo! Tutto come prima. I pitura sora la ruzna…
Al lup al pérd al pél ma non al vizie…
C’è nella logica partitica, da casta, che infetta molto di più chi da sempre è stato al potere: l’autoreferenzialità e l’arroganza. Tamanti & C. scambiano un tentativo di rinnovamento tutto interno al partito (schizzi di sangue compresi), per il cambiamento. Fatto un poco di maquillage, pensano, che si rinnova tutta la città, la politica, ecc. Non riescono a capire che oggi il partito rappresenta la cruna di un ago rispetto alla moltitudine di problemi, opinioni, comportamenti che attraversano i cittadini di una comunità. Scambiare il tentativo di rinnovamento interno al partito per il cambiamento che ha bisogno Cattolica… è prendere i fischi per fiaschi. Dambatt!…
Acqua ad giugn l’arvéna al mugnèr…
Il 6 giugno si vota, e i cittadini più che alle promesse e belle parole guarderanno i fatti compiuti, cioè giudicheranno le cose che ha fatto e come le ha fatte, questa amministrazione (Tamanti & Gabellini inclusi) negli ultimi 5 anni. Giudicheranno quei partiti che hanno governato e gli uomini vecchi e “nuovi” (lavati con Perlana) che li rappresentano. Il “nuovo” col volto di qualche giovane allevato in batteria non è sinonimo di discontinuità.
Qualsiasi soggetto politico che non faccia parte dell’attuale coalizione di maggioranza che si apparenterà col Pd, automaticamente si caricherebbe del fardello di cinque anni di cattiva amministrazione. Quando si parla di cambiamento bisogna essere credibili, cioè avere già dato prova di averlo praticato con rotture e discontinuità reali. Non a parole. Ciapa su!