Questa volta ha fatto tappa in Armenia, una delle nazioni più povere d’Europa, ma una delle più affascinanti: per il suo paesaggio e per la sua storia. Ha portato con sé 6.000 euro, in assoluto una piccola cifra ma là importante. Li ha distribuiti in due case che ospitano gli ultimi della terra: ammalati, poveri, disederedati. Lo hanno ringraziato con questa lettera, semplice, bella, commovente: “Grazie quando mi hai visitato… quando mi hai sorriso… quando mi hai parlato, quando mi hai amato così come sono… quando mi hai dato da mangiare… quando hai pregato per me… quando hai lavorato nel mio giardino… quando hai cantato e suonato per me…” (c’era un pianoforte che Giovanni ha imparato a suonare da bambino su insistenza della madre, ndr).
Colonnello dell’aeronautica in pensione, Giovanni Salvadori abita da sempre a Misano Monte. In un decennio ha compiuto decine di viaggi umanitari; nel primo, in India, poco prima della sua morte, conobbe anche madre Teresa di Calcutta. Raccoglie danaro e beni fondamentali, come cancelleria, vestiti, libri, giocattoli e danaro. Lo fa nel giro degli amici ed è oramai diventato un personaggio davanti alle Conad di Gabicce Mare, Misano Adriatico e Riccione. Gli danno un sostegno anche le scolaresche e le parrocchie.
Col suo piccolo grande carico di speranza è stato in una marea di nazioni, dall’Africa, all’Asia, al Sud America, senza dimenticare l’Europa. Tutte le volte che torna afferma che è il suo ultimo viaggio; poi lo deve assalire qualcosa di inspiegabile, quanto in grado di dargli forza e energia, perché riprende a tessere la propria tela per un altro carico di sorrisi. Così è stato anche dopo l’Armenia. “Basta è troppo faticoso!”, il suo commento. Appartiene a quella categoria di uomini che rientrano in quel saggio pensiero di Leonardo da Vinci: “E’ importante inziare a fare, ma lo è molto di più perseverare”. Giovanni ha una tenacia che coinvolge; i suoi amici sono come lui un po’ “stufi”, ma poi ripartono insieme per un altro pezzo di strada.