– C’è un luogo speciale a Mondaino, ai margini dell’arboreto sperimentale, che contiene due curiosità: arrivando attraverso il sentiero che percorre un bosco di pioppi vecchi e malandati, ci si presenta una casetta incantata, piccola piccola come quella delle fiabe, che un tempo funzionava da stazione di pompaggio dell’acquedotto comunale (ma riforniva solo le fontane e le latrine pubbliche!).
Ad osservarla così immersa nel verde, tornano in mente gli avvertimenti ed i consigli che i genitori e la maestra ci rivolgevano quotidianamente: “Non entrate, è la casa delle marmotte!. Quando la porta si chiudealle vostre spalle, non si apre più!”
In effetti, il pericolo delle vasche per accumulare l’acqua da pompare sarebbe stato mortale per un bambino che vi fosse caduto.
Oggi quella casetta, costruita con lo stile elegante del Primo Novecento, è abbandonata a se stessa, non assolve più alla sua funzione ed ogni giorno temo che venga abbattuta, nonostante la sua solidità. Così mi rivolgo alle Autorità Comunali affinché, vincolandolo, lo facciano diventare un modello dell’architettura protoindustriale dei secoli scorsi.
Neanche a farlo apposta, nei pressi della casina piccina piccina, cresce da molti anni un alberello, quasi soffocato dagli alti pioppi, che produce strani frutti, apparentemente non commestibili e quasi minacciosi nell’aspetto, perché a guardarli somigliano in tutto e per tutto ad un cervello umano, con tanto di canalicoli ed emisferi!
Non ci fu difficile, da bambini sognatori, associare quegli strani frutti alla misteriosa casina e così li chiamammo “le mele avvelenate della strega”! Mi sono sempre chiesto cosa fossero in realtà e per quante persone io abbia interpellato non ne sono mai venuto a capo, fino a quando, ne parli con il carissimo amico Mariano Romani di Gabicce, il quale, con il puntiglio e la sete di conoscenza che lo contraddistingue, un giorno mi ha portato trionfante la soluzione: ” Si tratta dello Psidium Guajava, un frutto che cresce in America Meridionale, soprattutto in Brasile, dove viene usato per fare marmellate ma anche per l’alimentazione animale!”
Dunque, una pianta originaria del Sud America! E come è arrivata a Mondaino, proprio lì all’interno dell’Arboreto? Dopo qualche riflessione e discussione con amici e parenti, forse sono riuscito a chiarire il mistero. Prima di diventare sede dell’Arboreto Sperimentale, casa e terreni (di proprietà comunale) erano affidati alla famiglia dei Bordoni, uno dei quali (soprannominato “E’ Guernator-Il Governatore”) emigrò oltreoceano in cerca di lavoro e fortuna.
Dopo qualche tempo, però, tornò a Mondaino per continuare a fare il contadino ed è molto probabile che abbia portato con sé le sementi od una pianticella di quel curioso alberello. Del resto, nel nostro amato paese ha sede un’Associazione di solidarietà denominata “Il Mondo a Mondaino”, che si incarica di fornire accoglienza ed ospitalità a quanti provengono da Paesi comunitari, extracomunitari od extraeuropei. perciò, non poterva mancare che, fra le piante autoctone dell’Arboreto, attecchisse un albero esotico.
Così, i sogni dell’infanzia sembrano svanire, ma l’augurio è che, passeggiando nel bosco che sfiora l’abitato, possiamo ancora fantasticare osservando “la casa delle marmotte e l’albero delle mele avvelenate”.