ASSOCIAZIONISMO
di Laura Santoni
Intervento di don Renzo Gradara e Pippo Biassoni. Lo scoutismo è presente sul territorio di Rimini (San Marino compreso) dal ’76; conta 25 gruppi, i quali raccolgono 450 adulti-educatori ed oltre 2.500 ragazzi tra gli otto e i ventuno anni
– Vedere-valutare-agire: è lo schema educativo caratteristico dello scautismo, in un’ottica di attenzione, comprensione ed azione, quindi attività, come elemento fondamentale di chi non vuole stare con le mani in mano.
Il mondo intorno a noi cambia profondamente, e cambia la nostra stessa vita. Come è possibile governare questo cambiamento, comprenderlo fino in fondo per farne una fonte di ricchezza? Non siamo nati per stare soli; non viviamo solo con noi stessi e per noi stessi; siamo parte di una società che è fatta da noi, che aspetta il nostro contributo.
Su questo punto circa duecento dei capi scout della zona di Rimini si sono interrogati e hanno dialogato il 30 novembre, durante l’assemblea presso la sede della Caritas diocesana.
Lo scoutismo è presente sul territorio di Rimini (San Marino compreso) dal ’76; conta ben venticinque gruppi nella provincia, i quali raccolgono quattrocentocinquanta adulti-educatori ed oltre duemilacento ragazzi tra gli otto e i ventuno anni.
La giornata è stata organizzata in diversi momenti, alternati tra lavori di gruppo e interventi di due relatori: don Renzo Gradara, presidente della stessa Caritas e il professore milanese Pippo Biassoni.
Don Renzo ha dato avvio ai lavori, presentando l’operato della Caritas come una vera e propria realtà educativa, come un ottimo esempio di quello che significa essere operanti sul territorio, attenti e attivi rispetto a quelle che sono le esigenze e soprattutto le difficoltà della nostra zona.
Risvegliando un po’ le coscienze di chi, circondato dalle proprie necessità e miope rispetto alle situazioni di disagio, spesso non si accorge di quello che accade attorno a sé, don Renzo ha voluto sottolineare l’importanza dell’osservare per saper cogliere i bisogni individuali e collocarli adeguatamente all’interno dei bisogni della collettività.
In una società sempre più caratterizzata da multiculturalità ed interculturalità, spesso si corre il rischio di perdere la propria identità, quella che ci permette di relazionarci agli altri e magari di diventare anche aiuto per gli altri , e di riflesso, per noi stessi.
Troppo comodo guardare solo a sé e limitarsi alle critiche contro una società che non ci piace, un sistema che per noi non funziona, una vita per noi troppo cara.
E’ il nostro mutare che può cambiare il mondo intorno a noi; è il principio della reversibilità dei processi: le nostre azioni hanno sempre un feedback.
A questo auspicava l’assemblea: cercare di individuare occasioni in cui dare significato alle azioni; offrire spunti di riflessione per generare la voglia di mettersi in gioco per diventare cittadini responsabili.
Ecco che Biassoni ha parlato di spazi d’ascolto, di formazione e informazione, di atti di democrazia e banca del tempo come strumenti base da utilizzare in primo luogo per osservare, poi per conoscere ed infine per poter operare.