I giovani, una realtà oggi complessa e affascinante che sicuramente offre spunti per numerose riflessioni. Il 23 ottobre, l’animo della platea è stato scosso da vari relatori, ciascuno dei quali ha mostrato un carisma capace di suscitare curiosità, attenzione e di strappare anche piacevoli risata.
Dai diversi interventi è emerso che oggi i giovani sono castrati dalla società, perché costretti fin da troppo piccoli a farsi i conti in tasca e a limitare i propri sogni perché sembrano irrealizzabili. Fanno parte di un sistema irrazionale: non c’è un’economia del sapere, mancano le alternative e non è possibile maturare speranze in un contesto simile. L’intervento conclusivo è toccato al sociologo veneto Crepet: come a formare un cerchio perfetto, è tornato al punto di partenza, alla potenza nomade.
Il nomadismo richiede fatica, desiderio, l’oltrepassare i confini e uscire dalla cultura della paura che oggi domina. Con geniale e brillante semplicità ha saputo delineare la dimensione mondiale della nostra cittadinanza e la necessità di spingersi più in là, oltre il proprio giardino.
L’evento si è concluso con la seduta plenaria che ha visto la partecipazione di rappresentanti di organismi internazionali, personalità della cultura, delle istituzioni e della vita economica, intervenuti per fare il punto sui temi della povertà e dello sviluppo.
Alcuni di loro sono stati poi insigniti di onorificenze dello Stato italiano e del Centro Pio Manzù per essersi distinti a livello internazionale nel campo della solidarietà e per il loro contributo al progresso sociale: tra questi la first lady della Repubblica Araba d’Egitto Su Zanne Mubarak; il ministro del Commercio Estero degli Emirati Arabi Lubna Al Rasimi.
Nel pomeriggio, dal titolo “Don’t worry, be happy! Ottimisti per volontà, ricchi di senso: quelli che ce la vogliono fare”, sono intervenute personalità che hanno raccontato la propria esperienza come esempio concreto di chi nella propria condizione di giovani d’oggi non si è arreso.
In Italia, il 71% dei giovani tra i 23 e i 29 anni vive ancora in famiglia, con il rischio di trascorrere un’adolescenza permanente. In contrapposizione a questi, ci sono quei giovani che fanno impresa, che generano ricchezza e posti di lavoro.
Ma nel nostro Paese costituiscono una forte minoranza: la restante parte è nomade e articola la propria vita alla ricerca di nuovi modelli sociali, spesso senza trovarne di validi.
Laura Santoni