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Home Località Valmarecchia

Stefano Vitali: ‘Le cose belle, prima fare poi pensare’

Redazione di Redazione
10 Agosto 2009
in Valmarecchia
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
A A

‘Le cose belle prima si fanno, poi si pensano’

L’INTERVISTA

La rendita, l’aborto, il rapporto pubblico-privato, i Vangeli, l’urbanistica, il teatro, la cementificazione, la politica come lavoro. I probemi degli imprenditori. La casa e le famiglie

– Il segretario di don Oreste Benzi non può essere che un visionario concreto e perseverante, per usare un’immagine di Leonardo da Vinci. Ha 41 anni, 8 figli (tra i suoi e quelli in affido). Ne ha appena accolto uno. Fa stare insieme il rapporto pubblico-privato e bacchetta banche, pensa ai project financing (l’opera pubblica che si ripaga da sola?) e tira le orecchie ai suoi concittadini: grandi evasori e grandi consumatori di gipponi.
Tutto questo e molto di più è Stefano Vitali. Ha 41 anni e al ballottaggio, lo scorso giugno, sconfiggendo Marco Lombardi, centro-destra, è stato appena eletto presidente della Provincia di Rimini. Alla parete dietro la scrivania del suo ufficio, regalo della moglie, in una targa in pietra, si legge la massima di vita di quell’affabulatore di don Oreste Benzi: “…le cose belle prima si fanno, poi si pensano”.
Il professor Stefano Zamagni, preside di Economia a Bologna, dice che i riminesi si sono impossessati dei pensieri tristi, cioè la speculazione, che cosa ne pensa?
“La provincia di Rimini è diventata quella che è diventata grazie al suo esasperato individualismo. E’ questo il nostro problema. Con le mutate condizioni economiche, rischia di portarci alla caduta, alla tomba. L’incapacità di metterci insieme per fare sistema rischia di far regredire il territorio. E lo dipingiamo quasi sempre in negativo. Ci concentriamo su un particolare che non va e ne facciamo un luogo comune. Si dice che a Rimini si sta male, ma tutti quelli che vengono da fuori ci vorrebbero abitare. Dobbiamo sostituire l’io col noi. Come posso vendere il mio prodotto, se io stesso lo critico. Se non capisco che bisogna pensare come 27 Comuni, se non capisco che il turismo va implementato tenendo conto dell’entroterra, se non capisco che il successo di Riccione è quello di Rimini e viceversa. Il campanile va bene fino a quando è identità, ma quando è esasperazione è segno di decadenza”.
Che cos’è per lei il potere?
“E’ lo strumento per costruire una città, un territorio, una provincia, a misura d’uomo. Credo che sia una delle più grosse responsabilità che possa toccare ad un uomo”.
Libera chiesa in libero Stato. Si dice che lei sia andato negli ospedale a sensibilizzare le donne a non abortire, è vero?
“Mai fatto una cosa di questo genere. Non capisco come mai il dibattito a sinistra continui ad essere radicalizzato rispetto alle posizioni. Mi considero il presidente di tutti e starò attento a tutti. Sono attento alle idee degli altri, ma senza vergognarmi delle mie. Dico che il 60 per cento degli operai italiani vota a destra; noi di centrosinistra ci dovremmo riappropriare della gente che ha bisogno. Per farlo, dobbiamo essere credibili”.
Dietro la scrivania c’è quella frase di don Oreste, ‘…le cose belle prima si fanno, poi si pensano’, perché?
“E’ un modo di vivere. E’ una frase molto laica; se ognuno la fa propria, facciamo una rivoluzione vera. Invece, siamo frenati dai se e dai ma. Ci vuole un po’ di rischio, come il genitore che lascia la mano del bambino quando sta imparando a camminare. Cade, ma per il suo bene. Un imprenditore rischia per costruire la sua azienda, una provincia deve rischiare se vuole diventare grande, altrimenti resta quella che è e anche un po’ triste”.
Project financing (quando un’opera pubblica si ripaga dietro la concessione di un beneficio, come i parcheggi sul lungomare di Riccione), rapporto pubblico privato, qual è il suo punto di vista?
“Il problema non è l’accordo ma il metodo, il come si usa. Sono convinto che non ci sono altri strumenti per costruire le infrastrutture. Il project financing va sfruttato per opere importanti. Diffido di chi per paura non fa niente; Rimini è ferma da 40 anni”.
A proposito di essere fermi, qual è la sua posizione sul teatro?
“Dov’era e com’era andava bene l’anno dopo. Dopo 60 anni, con la memoria persa, è difficile. Credo che Rimini abbia bisogno di un teatro bello, funzionale e di prestigio. Negli ultimi anni si è parlato troppo e fatto niente: terza corsia dell’autostrada, Statale 16”.
Lei è cattolico, che cosa insegna la Bibbia?
“I Vangeli possono essere letti da un ateo come un grosso trattato sociale. Se fossero applicati i Dieci comandamenti, vivremmo in una società massimamente giusta. E’ uno straordinario strumento quotidiano per mettersi in discussione. Per me oltre ad essere tutto questo, è anche preghiera”.
Che cosa fare contro lo scempio edilizio della provincia?
“Abbiamo ancora un patrimonio da preservare che si chiama entroterra, che ha già troppi segni di cedimento. Ci vuole il coraggio di un progetto comune di espansione, che abbia nell’armonia e nella vivibilità, l’unico filo conduttore. Per farlo però bisogna sporcarsi le mani”.
L’Urbanistica, l’assessorato di tutti gli assessorati, è andato all’Udc. E’ la mediazione dell’apparentamento al ballottaggio?
“E’ una grande intuizione. Credo che avrete delle soddisfazioni. Si parte dal presupposto che la politica ha le sue regole, la mediazione, le posizioni, le richieste e non bisogna scandalizzarsi. Poi ci sono le persone. Vincenzo Mirra sarà un ottimo assessore. La sua è la scelta del presidente, non della politica”.
Che cosa ha ricevuto dalla politica?
“Sono contento di esercitare questo ruolo”.
Gli imprenditori si lamentano per il caro capannoni, i cittadini perché gli appartamenti sono a prezzi folli, che cosa conta di fare la Provincia?
“Sono del parere che il welfare, (il benessere sociale, ndr), si faccia con lo sviluppo. Le infrastrutture creano ricchezza. Credo che il nostro compito è dare risposte veloci : in un anno e non in 8 come le aree artigianali. Vogliamo che il mandato sia ricordato per la velocità delle risposte”.
Lei spesso dice cose scomode, le tirano le orecchie?
“L’ultimo ad avermele tirate sono state le banche, quando ho detto che per uscire dalla crisi devono concedere crediti alle imprese e ai giovani. A volte mi dico che gli stessi concetti li posso esprimere con altre parole”.
In negativo che cosa l’ha sorpresa dalla politica?
“Troppa gente l’ha presa come l’unico lavoro. Ha talmente paura di perdere la poltrona che perde la coscienza”.
Che cosa umilia di più un essere umano?
“Non dare agli altri gli strumenti di essere protagonista. Di considerarlo minore. Questo umilia gli uni e gli altri, chi fa e chi subisce”.

LA GIUNTA

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