– Sigismondo è stato il signore dei signori della famiglia Malatesta nell’immaginario dei riminesi e di tanti appassionati non proprio storici ferrati. Invece, prima di tutto fu un comunicatore abilissimo, con l’ambizione di lasciare le proprie gesta e il proprio ai posteri. Nel suo casato tanti avi furono migliori come amministratori e capitani di ventura.
La leggenda vuole che abbia nascosto in una delle sue rocche anche un immenso tesoro, ramazzato nei saccheggi di guerra. A Montefiore Conca ne sono più che certi gli abitanti. Per loro è seppellito nella rocca. La leggenda ipotizza che lo abbia affogato in una delle torri, detta del tesoro o del diavolo: piena e più volte “assalita” a picconate dai montefioresi, ma del tesoro nessuna traccia. Credenza avvalorata dalla caduta di un fulmine negli anni Cinquanta. Parafulmine lì vicino, la saetta si infranse nella “torre del diavolo”.
Ma il tesoro vero lasciato ai riminesi e all’umanità sono state le “sue” opere d’arte, prima tra tutte il Tempio Malatestiano, uno dei monumenti più importanti dell’architettura mondiale. Tra le opere minori tramandate ai posteri e che hanno avvalorato il famoso tesoro frutto delle mille battaglie di Sigismondo, al comando delle truppe della Chiesa, di Firenze, di Venezia, di certo sono le medaglie. Piccole sculture fuse con la tecnica della cera persa “nascoste” nelle opere pubbliche costruite o rimaneggiate negli anni del suo dominio. Le faceva disseminare affinché il suo nome fosse ricordato dai posteri. C’è pienamente riuscito. Finora sono state rinvenute circa 200 medaglie tra quelle di bronzo e quelle di argento (nessun ritrovamento a Montefiore dove sono certi del tesoro). La varietà delle medaglie sono 16 ed esaltano il suo valore, la sua cultura, la sua gloria. E le commissionò a due valenti artisti: Pisanello (il primo a fondere le medaglie) e soprattutto a Matteo de’ Pasti, allievo del Pisanello.
Il libro strenna 2009 della Banca Popolare Valconca si intitola “Il tesoro di Sigismondo e le medaglie di Matteo de’ Pasti”. Ne è autore Pier Giorgio Pasini, una delle menti più belle prodotte dall’intelligenza del Riminese.
Massimo Lazzarini, presidente della Banca Popolare Valconca, ha commentato così l’impegno del suo istituto di credito nel campo della cultura: “Questo è il 18° volume. Siamo partiti nel ’92 per valorizzare un territorio povero come la Valconca, dove non esistevano studi di livello. I nostri sono argomenti locali ma non banali, trattati da autori locali ma di importanza nazionale”.
Di Sigismondo racconta il professor Pasini: “Voleva l’eternità della storia. E fa ogni cosa per essere ricordato. Una delle sue testimonianze sono le medaglie: le distribuisce ai potenti come regalo di rappresentanza, le sotterra, le mette negli edifici”.
Il volume, 130 pagine, è impreziosito da foto bellissime. Le medaglie di Sigismondo sono conservate anche alla National Gallery of Art di Washington; una è stata messa anche nella copertina di un suo catalogo. La loro bellezza si può ammirare nel Museo della città di Rimini. Anche se la teca non le esalta. Ma questo è un’altra storia.