SGUARDI
– Circa una ventina di anni fa. “Non ti dispiacerebbe leggere le cose che scrivo?”. “Ok, fammele vedere!”. Passano alcuni minuti. “Belle storie: vive, piacevoli, eleganti”. Tutto questo era Pasquale D’Alessio, quando scriveva racconti per sé e pochi intimi. Poi la poesia della vita lo ha incontrato e si è cimentato con la difficile arte che forse non sarebbe altro che l’ultimo scalino prima di Dio, diceva il grandissimo giornalista, e credente, Igor Man.
Dopo “Settembre”, D’Alessio ha appena pubblicato il secondo volumetto di liriche, “Giocatori di bocce” (pagg. 28, Raffaelli Editore). Da questo gioco antico, nobile e coinvolgente, l’autore ha intrecciato l’Unità d’Italia, l’amore, le case dei protagonisti, la pura e le speranze. Insomma, l’uomo nudo.
Riccionese di origine napoletana (nato a Somma Vesuviana), due figli, una moglie molto attraente scomparsa prima del tempo, Pasquale D’Alessio è di un’eleganza di pensiero e modi connaturata; gli appartiene pure la battuta. Una volta ad un amico che con leggerezza insinuante gli faceva notare la sua meridionalità, rispose: “Quando noi conoscevamo l’altro sesso, voi eravate ancora barbari”.
“Bisogna ammetterlo – scrive Gianfranco Lauretano nell’introduzione -, ci vuole un po’ di coraggio a scrivere un libro sui giocatori di bocce della riviera romagnola. Pasquale D’Alessio evidentemente ce l’ha. …il poeta si è fermato, durante le sue passeggiate a Riccione, a guardare proprio loro, i giocatori di bocce, nell’atto di compiere questo rito un po’ senile (‘Portano il costume di /Mia mamma, le donne che /Giocano a bocce’), d’altri tempi si direbbe, se ancora torme di estimatori non si raggruppassero attualizzandolo dietro gli arenili, anzi ‘le cabine’, per assolvere gustosamente a questo rito che è anche un po’ sacrale. E ovviamente il poeta non sta fermo, coglie anzi attraverso i movimenti esatti e misurati del prendere la mira, il dialogo tra il giocatore e le bocce fino al ‘bacio’ del boccino (l’incontro di esso con una boccia maggiore) la metafora della vita…”.
Il libro viene presentato a Villa Mussolini il 17 dicembre alle 17. Presenziano: il raffinato editore Walter Raffaelli e il critico Gianfranco Lauretano. Vale sempre quell’adagio: i libri non vanno raccontati ma letti. Questo appartiene a quello della categoria con la “testa ben fatta” contrapposta a quella ben piena”, come direbbe il matematico francese Ellia.
(g. c.)