La famiglia è conosciuta nelle province di Rimini e Pesaro come “da Baiata”, la porchetta. Il marchio da decenni è sinonimo di eccellenza sui mercati di paese. La famiglia è originaria di Serbadone di Sotto ed ha portato alto il nome di Montefiore Conca. Emilio Cavalli ha raccontato frammenti della sua vita in due suoi libri, “Lanterne e preghiere della Valconca” e “Esodi contro esodi”“. Riportiamo un capitolo del primo libro.
Lina è il diminutivo di cavallina, la bestiola che per 24 anni è stata cittadina di Serbadone di Sotto. Basta nominare il nome per far illuminare gli occhi al vecchio “Baiata”, capostipite della famiglia Grechi, cronista-testimone di questa quasi incredibile storia.
Inizia a raccontare Grechi, con voce tremula: “A1la mia cavallina mancava solo la parola. Conosceva a memoria tutte le strade che percorrevamo per andare nei paesi di due vallate, quella del Conca e quella del Marecchia”. L’anziano non riesce a non commuoversi, tuttavia prosegue il suo racconto: “Partivamo da Serbadone, io e il mio povero babbo Luigi, per arrivare sui luoghi di vendita alle cinque e trenta del mattino, dove si svolgeva il mercato, o la festa del paese: Macerata Feltria, Carpegna, Mercatale, Mercatino Conca… E le altre località: nessuna esclusa. Le distanze da percorrere erano notevoli. A volte capitava che noi due ci si addormentava appoggiati alla cassa di legno, che conteneva la porchetta ancora tiepida e profumata.
Il buio di quelle notti di viaggio, la nostra Lina, i lampioni sui due lati del calesse, mi ritornano in mente spesso, quando penso a mio padre che mi ha insegnato il mestiere del porchettaio.
Quanta strada ha fatto quella cavallina!”.
Grechi fa una lunga pausa di riflessione, richiama i fatti alla memoria e continua: “Era notte fonda ci trovavamo sulla via centrale di Mercatino Conca, via Roma, che sale leggermente. Ancor prima di attraversare il ponte sul Conca c’era e c’è tuttora un incrocio. Quella notte non sentendoci parlare, la nostra cavallina temeva che ambedue i suoi padroni si fossero addormentati, com’erano soliti. Lina si fermò ed iniziò prima a strisciare per terra lo zoccolo destro e subito dopo quello sinistro. Come se volesse chiedere a noi padroni quale strada dovesse scegliere. Senza toccare le briglie, il mio povero babbo le ordinò: ‘Lina, og, andem a San Maren’ (Lina, oggi andiamo a San Marino).
Lina svoltò a destra, fiera di varcare il confine e sul Monte Titano siamo arrivati”.
(Emilio Cavalli)