LA STORIA
Per volontà di Giuseppe Montanari, ex ufficiale dell’esercito, per 40 anni presidente, dal 1949 è presente a Coriano la Sezione locale dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci. Alla sua morte, avvenuta nel marzo del 1989, gli successe Enrico Imola, iscritto all’Associazione dalla sua costituzione e già Vice Presidente e Segretario di Sezione, che quest’anno festeggia il ventesimo anno del suo mandato.
Imola, classe 1922, è arruolato il 22 gennaio 1942 con destinazione Trieste, al 32° Reggimento Artiglieria da Campagna. Dopo il previsto addestramento operativo, per le sue spiccate attitudini venne proposto per avanzamento di grado: rifiutò in modo categorico per rimanere con i propri commilitoni che lo stimavano, tenendolo di esempio per tutti.
Anche se solo militare semplice gli vennero affidati incarichi di notevole responsabilità come operaio di Batteria, Caporale, Sottufficiale di Giornata, Capo posto della Guardia, responsabile delle armi di tutta la Batteria. Nel dicembre 1942 venne trasferito in Artiglieria Contraerea, con incarico di telemetrista alla 312° Batteria C.A. Su richiesta del Comandante di Batteria e consenso dei Comandi superiori gli viene nuovamente proposto l’avanzamento di grado. Enrico rifiuta ancora una volta categoricamente, pur assicurando di accettare qualsiasi incarico gli venisse comandato.
Nel gennaio del 1943 la Batteria si trasferisce per le operazioni belliche a Nizza, a difesa del locale aeroporto, per spostarsi poi nell’entroterra, a Faence, nell’aprile dello stesso anno. Durante una licenza, nel giugno del 1943, torna a Coriano per sposarsi con Vittoria Gregorini. Ritornato in servizio, l’annuncio dell’Armistizio dell’8 settembre arriva mentre la sua batteria si sta trasferendo a Venaria Reale, in Provincia di Torino. Il reparto si scioglie e i militari allo sbando fecero le loro scelte: nessuno dei compagni di Batteria di Enrico seguì il Capitano che rientrò in Francia a combattere al fianco dei Tedeschi; tutti gli altri iniziarono il lungo difficile rientro a casa. Enrico assieme a due commilitoni originari di Bertinoro e di Gemmano, dopo essersi sbarazzato delle armi, si mette in viaggio, prima a bordo dei mezzi militari fino a dove li conduce la poca benzina rimasta in serbatoio, poi proseguendo a piedi e con mezzi di fortuna riuscendo ad arrivare a Coriano a fine settembre. Nei giorni seguenti i soldati tedeschi lo cercheranno e per due settimane sarà costretto a lavorare per la Todt. Con l’avanzare del fronte Enrico riuscì a sottrarsi alla Todt e assieme alla famiglia sfollò, nell’agosto del ’44, verso San Marino. Qui si rifugiò, assieme a tantissimi cittadini del riminese, nelle galleria della ferrovia Rimini-San Marino aspettando che la furia distruttrice dei bombardamenti alleati passasse e che i reparti di terra sfondassero la Linea Gotica. A fine settembre Enrico e la sua famiglia fecero ritorno a Coriano dove ritrovarono la propria casa e l’intero paese ridotto ad un cumulo di macerie. Enrico non si perse d’animo e assieme alla moglie e ai fratelli cercò di rimettere insieme ciò che rimaneva e di ricominciare una nuova vita.