IN MEMORIA
di Lele Montanari
– Celestino Giorgio Piccioni è morto nella notte del 18 ottobre. Se n’è andato dopo tre anni di sofferenze; era stato colpito all’intestino. Lascia la moglie e due figlie.
Per i riccionesi era Giorgio, il signore delle terme. La città perde uno dei pochi veri imprenditori del turismo. Vecchio democristiano, era stato uno dei componenti del consiglio dell’Azienda di soggiorno (anni ’70). Poi aveva retto la presidenza degli albergatori (1973-1979). Dalla Dc passa al Pri, per il quale corre per il Senato della repubblica.
Uomo schivo, a volte burbero, ma da un cuore e una generosità inarrivabile. Nonché ligio al dovere.
La famiglia ha fatto la storia turistica di Riccione. Era la proprietaria dell’hotel Sarti (il cognome della mamma Giuseppina). Giorgio vende nel ’79 l’albergo ai Morri e acquista la colonia Burgo; è il nucleo delle terme. L’“acqua cioca” diventa Riccione Terme. Cambia anche nome alla zona. Nella cartellonistica diventa “Riccione Terme”. Nonostante i pochi aiuti da parte degli amministratori comunali, le terme crescono e si sviluppano. Tira su anche il PalaTerme, per sopperire alla mancanza di spazi della città. La struttura doveva essere gli inizi dello sviluppo di quella parte della città; invece così non è stato.
Nell’81, è uno dei soci-fondatore di Famija Arciunesa; nel ’90 diventa anche presidente.
Nel momento del massimo splendore economico, acquista la villa dell’ammiraglio Bigi sulle blasonate colline di Riccione. Di certo, una delle case più belle del Riminese. Lassù si può ammirare anche un Leone alato in pietra d’Istria con le tavole della legge della Serenissima.
Giorgio Piccioni da moltissime categorie della città è sempre stato giudicato con superficialità; in pochi credettero agli investimenti sulle Terme.
Prima della morte fisica, Giorgio Piccioni ha subito la morte morale. Venne accusato, il 5 giugno del 2008, di truffa dall’Ausl e messo agli arresti domiciliari; fu l’inizio della sua fine, dal mio punto di vista. Combattendo, dalle vicende giudiziarie ne uscì riabilitato con formula piena, in primo grado.
Gli attestati di gratitudine post mortem sono sempre graditi, purché genuini. Gli avrebbero molto giovato in vita. Il corpo è stato cremato; e le ceneri, messe in un’urna, adagiate nel cimitero vecchio. Caro Giorgio, che la terra ti possa essere lieve.