– Fuor di metafora: le due uova di cui si parla nel titolo di quest’articolo sono i due processi nei quali è imputato Silvio Berlusconi. Il disegno di legge approvato dal Senato il 20 gennaio 2010 dice infatti che saranno estinti i processi ancora in primo grado (quello iniziale) riguardanti reati commessi entro il 2 maggio 2006 per i quali è prevista una pena inferiore ai 10 anni.
Tutto su misura per Berlusconi, che è stato infatti rinviato a giudizio il 10 marzo 2006 per la presunta corruzione dell’avvocato inglese Mills (che è stato condannato anche in appello), e il 22 aprile 2005 per presunti costi gonfiati per l’acquisto di diritti tv.
L’aspetto più infame di quel disegno di legge è rappresentato dalla sua applicazione anche per i processi in corso, ossia la sua retroattività. Esso fa sì che venga in tal modo configurata una anticostituzionale amnistia.
Il Comitato Intermagistrature, comrendente la magistratura ordinaria, quella amministrativa, quella contabile e l’avvocatura dello Stato, si è subito pronunciato al riguardo, affermando che la norma «cancellerà ogni speranza di giustizia per le vittime dei reati di particolare gravità, trasformando il processo penale in una tragica farsa».
Diventerà infatti «impossibile l’accertamento di delitti come gli omicidi colposi realizzati nell’ambito dell’attività medica, le lesioni personali, gli abusi d’ufficio, la corruzione semplice e in atti giudiziari, le frodi comunitarie, le frodi fiscali, i falsi in bilancio, la bancarotta preferenziale, le intercettazioni illecite, i reati informatici, la ricettazione, il traffico di rifiuti, lo sfruttamento della prostituzione, la violenza privata, la falsificazione di documenti pubblici, la calunnia, la falsa testimonianza, l’incendio, l’aborto clandestino».
Tutto in fumo, e tanto peggio per le migliaia di vittime dei reati, come le donne stuprate, i truffati dei casi Cirio (35 mila) e Parmalat (100 mila), o i pazienti della “clinica degli orrori” (la Santa Rita di Milano, con i suoi interventi chirurgici effettuati senza necessità), o le famiglie dei malati di cancro morti a causa dell’ amianto, ecc. I loro processi sono, appunto, gli alberi della foresta bruciati per cuocere (e mangiare) le due uova denominate Silvio.
Una mascalzonata simile non è mai esistita in nessun paese democratico, e non l’ha mai fatta nemmeno il regime fascista. Lorsignori ci dicono che l’Europa ogni tanto irroga una multa all’Italia perché i processi italiani tardano troppo a concludersi. Essa chiede che la giustizia italiana concluda più rapidamente i processi, penali e civili. Concluda, appunto.
Vuole che si arrivi più rapidamente alla conclusione. E chi non lo vorrebbe? Ma mai e poi mai l’Europa ci ha chiesto di soffocare i processi nella culla!
Lorsignori, oggi, si fanno forti delle centinaia di latitanti di Cosa Nostra arrestati, e dei loro beni confiscati, come se fosse Maroni in persona a provvedere al riguardo, mentre in realtà quegli arresti sono compiuti dai magistrati, e dalla polizia da loro guidata, dopo anni di indagini, spesso rese possibili dalle intercettazioni telefoniche.
Cosa fa l’attuale maggioranza? Tiene pronto un provvedimento che renderà assai più difficili ed abbreviate le intercettazioni medesime.
Continueranno gli italiani, rimbecilliti dal bombardamento di una tv che prende sul serio la mistificazione di un “partito dei giudici” che non esiste, e che racconta la menzogna di intercettazioni americane meno numerose delle nostre, a dare la loro fiducia a Lorsignori?
Quando si sveglieranno, ad onta della debolezza di un’opposizione sempre incerta sul da farsi?
A noi, oggi, è rimasta la sola speranza che vogliano intervenire il presidente della Repubblica, la Corte Costituzionale, o il presidente della Camera on. Fini.
A questo siamo ridotti: a sperare nel senso dello Stato del presidente della Camera, l’ uomo che poco più di dieci anni fa considerava Mussolini un grande statista, imitato oggi dai tanti lacché del Sultano che quel rango riconoscono a Craxi e a Berlusconi. Povera Italia!
Alessandro Roveri
Libero docente dell’Università di Roma