– Gentili Massimo e Liliana, gentile Milena e gentile anonimo, chi scrive è legato alla Cooperativa di Ca’ Santino da rapporti interpersonali che risalgono ad una ventina di anni fa, quasi dalla fondazione. Così tutto quello che segue è chiaro. Verso di loro c’è un intreccio fatto di ammirazione e affetto. Penso ai coniugi di Cattolica Luciano e Meris che hanno avuto l’idea di una comunità agricola terapeutica prima per il figlio che oggi ha 36 anni e poi per gli altri ragazzi accolti. In tutto 35: 10 come ospiti fissi, i restanti come centro diurno.
Poi fanno anche educazione a bambini fortunati; camminare oltre ad essere un atto molto naturale, diventa magico quando agli altri è tolta tale gioia. Ogni anno circa 3.000 bambini delle materne, elementari e medie delle province di Rimini e Pesaro salgono fino a Montefiore, in un lembo di campagna vera. In tutto 13 ettari, al centro di un ampio anfiteatro naturale e pettinato dagli agricoltori come un giardino. A girare l’orizzonte: Tavoleto, il dirupato ed elegante campanile di Levola, Montefiore e lontano un triangolo di mare.
Le vostre lettere di critica sono state lette più volte da chi scrive; con attenzione perché dietro ci sono gli amici, il destino di 35 ragazzi con le loro famiglie. Vita vera e forse dura. Pensavo all’amico Pierpaolo, che da anni si impegna a Ca’ Santino. Un ragazzo affidabile, con una profonda passione per quello che fa. Di Marisa, una delle coordinatrici; ho sempre sentito parlare bene da amici comuni dotati di quell’educazione intellettuale che diventa rigore morale.
Una delle vostre lettere è intitolata “La splendida pubblicità di una falsa realtà”, l’altra “Ca’ Santino, dove gli animali non sono amati”, la terza “Che dispiacere!”. Il senso è che gli animali non sono curati e che l’ippoterapia “era soltanto un miraggio”.
Chi scrive ha fatto le verifiche, andando a Ca’ Santino il 24 maggio. Due ore, nelle quali sono state visitati gli spazi, i laboratori, le colture (orto, alberi da frutta, uliveto). E gli animali (tre asini, due cavalli, capre e pecore, papere). Non erano sporchi ed in spazi angusti, ma puliti e con bell’agio attorno. Notato la grande pulizia degli interni (acciao inox tirato a lucido) e la giusta cura dei tredici ettari di terra. Con molta onestà, credo che sia difficile camuffare e “spolverare” tali dimensioni nello spazio di un mattino.