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Cardinal Bertone, Vespa, Berlusconi e Consalvi…

Redazione di Redazione
9 Agosto 2010
in L'opinione
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
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– Il segretario di Stato a cena da Vespa con Berlusconi e Casini. Per andare a casa di Bruno Vespa (via Gregoriana), a causa dei sensi unici bisogna per forza, duecento metri prima, passare davanti a casa mia. Non me n’ero accorto, ma la sera dell’8 luglio questo breve tratto di strada fu percorso da alcune altolocate Mercedes nere: quella di Berlusconi e Letta, quella del governatore della Banca d’Italia, quella del presidente delle Generali. Fin qui nulla da dire: Vespa voleva festeggiare con qualche amico i suoi 50 anni di giornalismo. Che Berlusconi fosse suo amico e viceversa era cosa nota. Ma da Vespa andò anche la Mercedes vaticana che trasportava il segretario di Stato Tarcisio Bertone. E su questo qualcosa da dire ce l’ho.
Avevo incontrato Bertone nella protomoteca del Campidoglio quando celebrai, chiamato quale storico, un altro segretario di Stato, Ercole Consalvi, un grande cardinale che aveva saputo tener testa a Napoleone Bonaparte. Prima di me parlò di Consalvi Bertone, che mi fece una assai buona impressione, e mi riuscì anche simpatico: un omone grande e grosso, che da giovane non avrebbe sfigurato quale campione di basket. La sua relazione ignorò il conflitto tra Consalvi, progressista, e i numerosi cardinali zelanti che lo combatterono fino ad esiliarlo a Propaganda Fide, ma per il resto fu irreprensibile sotto il profilo storico. Pensavo che l’attuale segretario di Stato avesse fatto tesoro della lezione del suo illustre predecessore. Tanto più quando vidi pubblicata dall’“Osservatore romano”, con notevole sorpresa, la mia relazione su Ercole Consalvi, che evidentemente piacque al direttore Giovanni Maria Vian.
Ma oggi ho dovuto cambiare idea, con tutto il rispetto per il segretario di Stato della Santa Sede. Bertone ha fatto una cosa che Consalvi non avrebbe mai fatto, attento com’era a non concedere nulla ai cardinali zelanti, che volevano governare lo Stato pontificio con propositi di cieca restaurazione. Il segretario di Stato ha accettato l’invito di Bruno Vespa per una cena che era stata organizzata per convincere Casini a tornare con Berlusconi. La sua presenza era stata concepita per contribuire a convincere il cattolico Casini a far pace con il presidente del Consiglio. Ha scritto il bene informato Francesco Bei: «La presenza del segretario di Stato vaticano, agli occhi del premier, dovrebbe rendere più “ragionevole” il cattolico Casini. Una convinzione tratta dai contatti con i vertici d’Oltretevere, per i quali Letta aveva ricevuto un incarico preciso».
Sulla “Piazza” dell’ agosto 2009 scrissi che la Curia «riceveva Letta per concordare programmi bioetici e finanziamenti alle scuole private», benché Letta facesse parte del governo dei poco cristiani “respingimenti” dei fuggitivi dall’Africa. Ma a tutto c’è un limite. Altro è parlare con i rappresentanti del governo italiano nelle segrete ed ovattate stanze del Vaticano, al riparo da orecchi indiscreti, altro è lasciare il Vaticano e varcare il Tevere sulla propria Mercedes per raggiungere la casa del presentatore televisivo di “Porta a porta”, organizzatore di una cena che aveva lo scopo di spingere Casini ad una scelta trasformistica. Questo è zelo. E come tale non sarebbe piaciuto ad un altro illustre prelato dell’epoca di Consalvi, il vescovo francese Talleyrand, il quale amava dire ai suoi dipendenti: «pas de zèle!» (niente zelo!).
Non sono il solo, a pensarla così. Riferiscono gli informatissimi Orazio Larocca e Carmelo Lopapa che uno dei commenti che si raccolgono in Vaticano è: «Quando c’era il cardinale Agostino Casaroli cose del genere non sono mai successe»; oppure, nelle parole di un cardinale esperto di diplomazia: «ritrovarsi a cena per parlare, magari, di crisi politiche italiane e di futuri scenari governativi, non è una buona cosa per il primo collaboratore del papa».
Poco importa, ai fini di quanto sto dicendo, che Casini stia opponendo un netto rifiuto alle avances fattegli dal premier, anzi le abbia addirittura smentite. Il leader dell’UDC ha dichiarato infatti: «Gli atti di trasformismo sono degradanti per chi li fa e per chi apparentemente ne è beneficiario». Egli respinge cioè l’idea di diventare un gregario dell’attuale compagine ministeriale: vuole infatti la formazione di un governo di unità nazionale che sancisca la fine del bipolarismo e consacri la funzione insostituibile di un terzo polo di centro, il suo.
La Santa Sede sta attraversando un periodo assai difficile a causa dei tanti preti pedofili che stanno saltando fuori qua e là nel mondo. Anche se, come osserva l’“Avvenire”, la pedofilia pretesca rappresenta soltanto una piccola parte di quel mostruoso fenomeno mondiale. Il fatto è che il papa sta facendo quello che può per porvi rimedio in avvenire, ed è implacabile con gli autori dell’odioso misfatto. Cene come quella di casa Vespa non sembrano essere quanto di meglio possa essere fatto, soprattutto in questo momento.
Colgo l’occasione per ricordare con ammirazione il cattolicesimo della cara in dimenticabile mia amica Anna Filippini di Cattolica, recentemente scomparsa: un esempio fulgido di operosa e silenziosa solidarietà cristiana con i nuovi emarginati. Nemmeno a lei, ne sono certo, quella cena sarebbe piaciuta.

di Alessandro Roveri
Libero docente dell’Università di Roma

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