ECCELLENZE
– I fratelli Piccioni sono dei creativi e si divertono ad eccellere. L’unica sorella è Marisa. I quattro maschi. Già ristoratore in società con Gianni, Bruno è un enologo di fama nazionale. Se ne va in giro a raccontare, con una verve da cascina romagnola, divertendo, la civiltà del vino. Giuliano invece fa l’imprenditore e riesce anche bene; è il titolare della “Debar” (San Giovanni in Marignano). Claudio è elettrauto e forchetta raffinata come ben sanno gli amici del “Bar Cella” a Misano Cella. Già ristoratore in spiaggia (il suo locale era in cima alla lista dei luoghi dove si mangiava bene), Gianni fa l’agente immobiliare.
Come molti misanesi sanno Gianni è un personaggio oltre che per la potenza economica per il comportamento. Pianta 400 piante di pomodori pensando agli amici. A Natale regala aceto e olio di sua produzione. Si vocifera di oltre un centinaio di bottiglie. Per hobby si diverte a costruire nell’officina attrezzata di tutto punto al di là del ponte sul Conca, a Cattolica, nella casa del babbo, dei fuoconi-capolavoro di artigianato che regala. Sono suoi, ad esempio, quelli della Segavecchia e quello di Alfonso Giannini. Le eccellenze eno-gastronomiche sono un’altra delle sue passioni. Ora si è messo a produrre olio e a fare l’aceto. Spesso insieme ad un manipolo di amici organizza cene succulente. La sua ultima idea è degna di un’intrigante sceneggiatura. “Quelli del baccalà”, al centro civico del Villaggio Argentina organizzano una serata con la tipica pietanza invernale (ai fornelli Nicola Simoncini, grande cuoco) e la elettrizzano con il 1° Concorso Produttori Olio Città di Misano. C’è un presidente qualificato con una giuria attenta. Al tavolo degli assaggi una decina di produttori. La gara deve essere non seria ma bensì serissima. Vengono nominati due super partes, Claudio Baschetti e Bruno Fabbri. I due formano due buste sigillate e controfirmate con i nomi dei produttori e i numeri delle bottiglie di appartenenza. I giurati hanno espresso il giudizio soltanto sui dieci olii numerati. Tra i partecipanti c’è anche l’organizzatore, Giovanni Piccioni. Durante la fase degli assaggi, sente la numero 6 e dice con un’allegria dissacrante: “Quest le bon ma e mi, l’è mei” (Questo è buono, ma il mio è migliore). Il sindaco Stefano Giannini inizia a chiamare e premiare i partecipanti con una pergamena. Il vincitore è l’ultimo. Ed è Giovanni Piccioni. Dalla sala si alza un boato che scuote le mura ed inizia un intenso giro di ironiche battute. Qualcuna: “Come ha fatto a fregarci?”, “Che cosa avrà mai studiato?”. “Dove sta l’inganno”, “Dietro il suo olio ci sono i consigli del fratello Bruno”. Si controlla il voto e più o meno i giurati concordavano; a contendergli la vittoria quello di Alfonso Giannini.
Piccioni spiega la vittoria così: “Il segreto è che le mie olive vengono macinate nella giornata della raccolta. Raduno gli amici dal mattino presto per il lavoro; e la sera siamo già al frantoio”. Al vincitore è andata una targa d’argento.
Per dare un piccolo seguito alla vittoria, Piccioni ha stampato delle etichette appiccicate sulle bottiglie del suo olio da regalare agli amici, che reca anche la blasonata vittoria: “ Olio extravergine di oliva. Prodotto e confezionato da Gianni per gli amici. 1° classificato anno 2009”.
Le voci misanesi affermano che a patire la vittoria di Gianni sia stato Adriano Bacchini, suo carissimo amico di tante tavolate. Una mattina va da Gianni e gli domanda: “Mi sono girato tutta stanotte. Non ho capito come hai fatto a fregarci!”. L’anno prossimo “Quelli del baccalà” organizzeranno la seconda edizione del concorso. Gianni già sorride: pensa al bis. E agli amici che non riescono a capacitarsi prima ancora della vittoria di Gianni della loro sconfitta