L’INCHIESTA
di Matteo Marini
– Mentre gli esperti si domandano che cosa è successo all’economia mondiale degli ultimi due anni, sembra che si stia uscendo dalla crisi a passi brevi e lentissimi. Il termometro dell’avanti piano viene dato dagli scarti della produzione industriale: ne è aumentata la raccolta. E anche il più importante terzista metalmeccanico d’Italia (serve una mezza dozzina di multinazionali segnala lievi ordinativi.
Si è appena chiuso l’annus horribilis per l’economia, in generale, e per il Riminese in particolare. Ma un altro se ne apre e non è detto che sia tanto meglio del precedente, soprattutto per quelli che questa crisi l’hanno pagata più salata degli altri: i lavoratori dipendenti e i precari. In sottofondo alla parola magica, ripresa, c’è infatti il ritornello che conosciamo tutti molto bene: cassa integrazione, ristrutturazione, debito.
I dati forniti a inizio anno dall’Inps testimoniano come l’uso della Cassa integrazione sia, nel 2009, quadruplicato in Italia rispetto all’anno precedente, passando da 223 milioni di ore a oltre 900 milioni. Le cifre che riguardano la provincia di Rimini sono addirittura superiori al dato nazionale. Secondo le stime diffuse dalla Cgil, nei primi nove mesi dell’anno sono state autorizzate 2.110.000 ore totali di cassa integrazione (dati che comprendono la ordinaria, la straordinaria, la cassa edilizia e la cassa integrazione in deroga, misura eccezionale messa a disposizione dal Governo), un aumento del 602% rispetto allo stesso periodo del 2008, molto superiore al dato nazionale che viaggia attorno al 300%.
Il ricorso a questo tipo di ammortizzatore sociale, solo nell’ultimo trimestre 2009, ha conosciuto un rallentamento ma le previsioni per il 2010 appaiono nere. Se è vero che la crisi è in fase di riassorbimento, gli strascichi per i lavoratori si allungheranno per tutto quest’anno e forse per altri ancora.
Le aziende, messe in ginocchio, hanno intrapreso o intraprenderanno nei prossimi mesi forti interventi di ristrutturazione, tagliando costi e personale. Tanti dipendenti perderanno il posto, in aggiunta a quelli che già sono rimasti a casa.
Il totale della forza lavoro interessata dalla crisi nei primi tre trimestri 2009, nella provincia, è di 7.000 unità (fonte Cgil e Ufficio del lavoro di Rimini) circa l’8% della forza lavoro. Una percentuale comunque sottostimata, secondo la stessa Cgil, perché non include tutti quei lavoratori senza tutela o con contratto in scadenza e non rinnovato. Stesso discorso per chi ha perso il posto. Sono 1.212 gli iscritti alle liste di mobilità, 672 in più rispetto all’anno precedente.
“La stagione turistica ha funzionato da ammortizzatore sociale – spiega Graziano Urbinati, della Cgil Rimini – e in qualche modo ha limitato i danni. Dopo l’estate però i problemi si ripresentano e l’anno che viene sarà un periodo molto difficile. Finiti i soldi per la cassa integrazione le aziende dovranno ristrutturare, ci saranno tagli a molti posti di lavoro e quelli che avranno la fortuna di non perderlo dovranno adattarsi”. Il rischio è quello di un utilizzo improprio della forza lavoro: “In un contesto come questo i dipendenti sono spesso chiamati a lavorare di più e magari con mansioni per le quali non hanno le necessarie competenze. A quel punto si diventa ricattabili perché è facile rimpiazzare, mentre trovare un nuovo impiego non lo è. Le aziende tendono a fare questo per sfruttare al massimo le risorse senza dover assumere, per risparmiare. Così si alimenta anche il lavoro nero”. Per Urbinati quindi la ripresa non significherà nuovi posti ma, almeno all’inizio, solo riorganizzazione e razionalizzazione delle risorse.
Ferretti Craft
Quello che accadrà alla Ferretti Craft, leader mondiale nei motor yacht, nessuno lo sa. L’accordo con le sigle sindacali ha scongiurato per ora il ricorso ai licenziamenti, dovevano essere 300. La cassa integrazione partita il 10 gennaio e durerà per tutto il 2010. Già da febbraio 2009 il gruppo aveva fatto ricorso alla Cig e ora si ricomincia.
“Per ora i licenziamenti sono solo congelati – racconta uno dei ‘copertisti’ del cantiere di Cattolica – ma da come la vedo non ce n’è per tutti. Dal cantiere una volta usciva una barca ogni 20-25 giorni. Ora passano mesi. Da adesso fino a maggio comincia la stagione migliore, di lavoro ce n’è di più, ma vedrete che dall’estate si comincerà con la cassa integrazione a zero ore”.
Prospettive non certo rosee dopo un 2009 difficile: “Io sono tra quelli un po’ più fortunati, non ho mai fatto le zero ore ma in ogni caso ho una famiglia da mantenere e il mutuo, che stavo finendo quest’anno di pagare, è slittato. C’è gente però che l’anno scorso ha perso anche quattro o cinque mensilità”.
Valleverde
Tra le grandi aziende in difficoltà anche la Valleverde a Coriano. Cassa integrazione per 80 dei 210 dipendenti del calzaturificio, fino ad aprile.
Antonelli e i cinesi
Ed è proprio dall’estero che arrivano i problemi per una ditta di San Giovanni in Marignano. I dipendenti della Antonelli, azienda produttrice di macchine per l’edilizia sono arrivati ad occupare la fabbrica. Per molti di loro (sono in tutto 80 tra operai e impiegati) gli stipendi sono fermi a ottobre. In estate il gruppo Xuzhou Bohui, cinese, ha rilevato il 60% della società e ha svuotato il piazzale dei macchinari finiti, pronti per essere venduti. Ma di quei soldi nemmeno l’ombra.
“Ci hanno fatto solo promesse che non hanno mantenuto – racconta uno degli operai – ci dicevano ‘settimana prossima arrivano i soldi’, poi ‘Il prossimo mese’. Io ho puntato i piedi e mi sono fatto mettere in cassa integrazione”. Chi invece continua a lavorare (per esempio gli impiegati, rientrati dalla chiusura natalizia) vive ancora nell’incertezza.
“Tra i dipendenti ci sono persone che davvero non riescono nemmeno a comprarsi da mangiare – aggiunge – c’è chi ha un famigliare malato e nemmeno i soldi per la benzina da accompagnarlo alle visite”. Il ricordo di chi ha lavorato alla Antonelli per vent’anni va con tanta nostalgia a quando le cose andavano bene: “Antonelli era un uomo dai modi molto spicci e spesso era intrattabile, però lui voleva bene agli operai. Se diceva che una cosa era bianca, potevi stare sicuro che era così. I nuovi padroni invece ci hanno riempito di chiacchiere, sono arrivati e hanno trovato una situazione di seria difficoltà. Invece di investire per rilanciare l’azienda, hanno portato via e venduto i prodotti finiti, che erano in pratica tutto il capitale della società, e alcuni macchinari, quelli dal costo più elevato. Ma i soldi sono spariti. Chi ha provato a chiedere gli stipendi arretrati con più forza è stato messo subito in cassa integrazione a zero ore”. E ora toccherà probabilmente a tutti, fino a luglio. Poi se non ci saranno altri interventi, la chiusura.
I NUMERI
Pil Rimini, 7,74 miliardi di euro*
– Ecco gli indicatori economici fondamentali dell’economia della provincia di Rimini nel 2008.
Forza lavoro: 138mila unità
Ricchezza prodotta: 7,74 miliardi
Valore esportazioni: 1,68 miliardi
Importazioni: 608 milioni Numero imprese: 33.874
Micro impresa: 32.247
Grande impresa: 15
Sportelli bancari: 295
Depositi: 4,2 miliardi
Impieghi: 11,2 miliardi
*Fonte: Camera di commercio
IL PUNTO DI VISTA
Economia, ci vorrebbe la grazia di Dio
Agli imprenditori dico: quando le cose vanno bene non tenete le vostre aziende a corto di liquidità, nei momenti di crisi occorre avere un po’ di “fieno in cascina” per resistere, la crisi poi passa, ma se non ci sono risorse per superarla è un dramma
– Benedetto XVI lunedì 4 gennaio, all’Angelus, ha detto: “Anche il 2010 sarà più o meno buono nella misura in cui ciascuno, secondo le proprie responsabilità, saprà collaborare con la Grazia di Dio”.
Il papa parla della Grazia di Dio, di quella forza interiore che ci spinge ad abbracciare il bene e a rigettare il male, forza che, purtroppo, non sempre ha la meglio, troppo spesso infatti viene sopraffatta da altri sentimenti quali: ingordigia, egoismo, vanità, malinteso senso di libertà, ecc.
Pensare come sarà il 2010 per la nostra provincia, i nostri imprenditori, le nostre Istituzioni non è né facile né opportuno.
Mi sentirei di dire solo poche cose e cioè: sarà un po’ come lo faremo andare e come lo vorremo percepire.
Il bicchiere potrà essere, come spesso succede, a metà, dipenderà da noi, guardandolo, pensare: “Va bene, è ancora mezzo pieno” oppure: “Va male, è già mezzo vuoto”.
Quest’anno ad esempio in molti hanno dipinto il bicchiere, che era a metà, come se fosse tutto vuoto, come se fossimo vicini alla catastrofe, con milioni di persone affamate e altrettanti milioni disoccupati. E non è successo.
La crisi c’è stata e c’è ancora, alcuni hanno perso il posto di lavoro. Gli ammortizzatori sociali però ci sono stati e hanno funzionato, il danno è stato contenuto.
Per molti addirittura la situazione è migliorata, lo prova l’assalto ai saldi di questi giorni.
In molti con la riduzione di alcune spese non indispensabili: ristorante, telefonini, messaggini, palestra, qualche giro in più in bici anziché in macchina, qualche “gratta e vinci” in meno, tanto si perde sempre, e con altri piccoli accorgimenti sono arrivati a fine mese senza troppi traumi.
“E i risparmiatori? Possono stare tranquilli? Personalmente direi di sì. Il nostro sistema bancario è solido, le esagerazioni americane in Italia non si sono ripetute, i provvedimenti presi hanno inteso portare fiducia a tutti e se la fiducia non scompare (e a mio avviso non ci sono motivi perché scompaia) tutto potrebbe finire anche abbastanza velocemente.
Certo qualcosa per qualcuno cambierà, ed è giusto che sia così”.
Lo dicevo un anno fa ed è più o meno successo. La ripresa si sta avvicinando. Un suggerimento però mi sento di darlo agli imprenditori e alle istituzioni.
Agli imprenditori: quando le cose vanno bene non tenete le vostre aziende a corto di liquidità, nei momenti di crisi, che ciclicamente arrivano, occorre avere un po’ di “fieno in cascina” per resistere, la crisi poi passa, ma se non ci sono risorse per superarla è un dramma.
Alle Istituzioni: abbiate come vostra bussola il bene comune (cioè di tutti non solo di questo o di quello). Abbandonate il ritornello: non abbiamo risorse, guardate bene nei vostri bilanci, ne avete e anche troppe, si tratta, invece, di spenderle bene.
Non assecondate desideri futili e mode passeggere, le opere pubbliche si fanno solo se veramente servono e sono utili alla comunità. E devono essere fatte bene anche tecnicamente, rifare un manto stradale dopo pochi anni è uno spreco che si può e si deve evitare.
Non occorre che siate presenti dappertutto, date invece direttive chiare, semplici e comprensibili, e cercate di creare le migliori condizioni perché la gente possa operare con serenità e praticità.
Buon Anno a tutti.
di Gianfranco Vanzini
Già direttore generale dell’Aeffe
Piero Manaresi, riccionese, consulente d’azienda con uffici a Bologna e Milano
“Saranno tre anni molto duri”
L’INTERVISTA
L’esperto più che dare certezze mette sotto i riflettori i dubbi. E una certezzza: “E’ finito il tempo della cuccagna. Ce la possono fare gli imprenditori preparati che hanno innovato e capitalizzato”
– I prossimi tre anni saranno durissimi e non ci sono storie. Un più 10 per cento della produzione nel 2010, con punti di più 30 per cento, dopo un 2009 che ha fatto segnare mediamente un meno 50 per cento non fa assolutamente primavera. Con l’olio del carburante dei mercantili sceso del 40 per cento negli ultimi tre mesi che afferma perentorio che la crisi sarà dura e non si sa ancora quanto lunga.
Renzo Manaresi consulente d’azienda riccionese con uffici a Bologna e Milano dal suo osservatorio privilegiato più che spargere sicurezza, sparge dubbi. Insomma, l’economia è un po’ come la vita: difficile da prevedere e mettere a fuoco. Argomenta secco, com’è nel suo carattere e dall’alto delle sue conoscenze: “Non intravedo un’uscita dalla crisi. Un più 10 nel 2010 non lo si può chiamare un successo dopo il meno 50 dell’ultimo anno. Negli ultimi tre mesi il prezzo internazionale del carburante delle navi merci è stato un autentico disastro; è diminuito del 40 per cento. Meglio però dello scorso marzo quando costava tre volte in meno rispetto al meno 40. Inoltre, assisteremo a qualche altro scossone finanziario. Tutti gli analisti concordano sul fatto che nei prossimi messi saliranno a galla i cadaveri veri: grandi aziende che non sono riuscite a reggere l’urto della crisi. Nel 2009 ho visto però anche imprese che per orgoglio della proprietà non ha messo nessuno in cassa integrazione, ma che non può più stare in questa bella bolla”.
Quali sono le debolezze del sistema produttivo della nostra provincia?
“Vedo troppi padroni ricchi e aziende povere. Fino a quando tutto era ok, con il mercato a tirare e le banche ad avere il borsone aperto, poteva andare, ora non più. Nel 2010 la produzione industriale dovrebbe fare segnare un più 10% al massimo un più 30%. Personalmente penso che sia difficile che la vecchia generazione di imprenditori, soprattutto quando ritengono di non avere i figli all’altezza, possano tornare ad investire nella propria azienda; cosa che invece sono portati a fare i giovani”.
Ma ha portato qualcosa di buono la crisi mondiale?
“La razionalizzazione dell’eccesso dei consumi. In questo momento in tutto il mondo il problema è trovare un nuovo livello di equilibrio ed in base a quel livello si strutturerà tutta la filiera produttiva. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescita drogata. Con aziende che valevano moltissimo e acquistate a prezzi sbalorditivi. Ora si assiste al fenomeno inverso: ad aziende sul mercato a prezzi non alti, ma con i compratori che aspettano sperando di fare il colpo a meno”.
L’INTERVENTO
Etica e professionalità
– Sembravano valori superati l’etica e la professionalità, quasi dei disvalori in un periodo veloce dove tante giacche blu e belle cravatte sono andate in giro per il mondo a portare il gioco delle tre carte (col senno di poi i titoli spazzatura) tra gli ignari risparmiatori. Invece, più che per battere la crisi, per assicurarsi il futuro sono le due gambe fondamentali di Maurizio Focchi, presidente di Confindustria e uomo fuori dalla norma per gli interessi e anche per le aspettative iniziali. Ha smesso di fare il medico per didicarsi all’azienda di famiglia.
Argomenta Focchi: “Come abbiamo detto in occasione della presentazione del secondo bilancio sociale di Confindustria Rimini, un’impresa responsabile si deve fondare su quattro concetti chiave: etica, competenze, merito e lavoro di squadra. L’impresa ha una grande responsabilità nei confronti delle risorse umane che accoglie: sono persone, individui, che con le loro peculiarità contribuiscono alla crescita dell’azienda stessa.
Si deve lavorare sul valore dell’insegnamento e dell’apprendimento, sull’importanza della formazione dei giovani. Noi siamo impegnati da anni per favorire la cultura d’impresa e della formazione tecnica attraverso diverse iniziative per l’orientamento. Anche i giovani vanno avvicinati ad un modo di fare impresa dove il fine non è il profitto, ma il concorrere allo sviluppo economico, culturale e sociale della società in tutte le sue componenti. Il profitto è il mezzo che consente di raggiungere questi obiettivi”.
“Le imprese – continuaa Focchi – hanno bisogno di non essere lasciate sole. Devono essere supportate a partire dal credito.
Sul fronte dell’occupazione, le nostre imprese proseguiranno ad utilizzare tutti gli strumenti previsti dalle norme (cassa integrazione ordinaria e straordinaria) per garantire un reddito ai lavoratori in modo tale da consentire loro di superare questo momento.
Constatiamo che la generalità delle aziende si muove con questo spirito usufruendo degli ammortizzatori sociali che si sono dimostrati molto utili, soprattutto in raffronto a quello che sta avvenendo in altri paesi europei”.
“Ai miei colleghi – chiude la riflessione Focchi – dico di continuare a credere nelle loro imprese, dando forma a questi convincimenti e promuovendo nuovi investimenti nelle aziende e nelle loro risorse umane”.