LA CULTURA
– Come può una comunità di 5.000 abitanti trasformare una borgata povera in una delle mete internazionali del turismo? Tenta una chiave di lettura lo storico riminese di cose locali Manlio Masini nel libro “Dall’Internazionale a Giovinezza. Riccione 1919-1929 gli anni della volta” (Panozzo Editore, 318 pagine, euro 16).
Scrive Masini: “Riccione prima di diventare comune autonomo [1923, ndr] era una borgata di Rimini che si caratterizzava dal capoluogo e dalle altre frazioni vicine per arretratezza socioeconomica e temperamento passionale degli abitanti, tutti politicamente schierati con il partito socialista”.
E forse sta in quel “temperamento passionale” la lampadina che ha messo in orbita nella fantasia di italiani e europei la spiaggia riccionese.
Passione, creatività e capacità di sfruttare le opportunità. Un esempio è quando i riccionesi trasformarono in turisti gli ufficiali austriaci rinchiusi nel campo di prigionia dell’Abissinia nei pressi del piccolo aeroporto, ospitandoli negli alberghi. La cosa fece tanto scalpore che la stampa locale del tempo ne fu molto critica.
Il libro di Masini è la lente d’ingrandimento su “dieci anni di cronaca recuperata attraverso una puntigliosa lettura di giornali e documenti d’epoca e rievocata senza reticenze o pregiudizi. Uno spaccato di storia radiografato nei suoi frammenti di quotidianità, rispettoso degli entusiasmi e dello spirito del tempo in uno scenario che mette allo scoperto, e senza imbarazzo, i protagonisti della vita pubblica: tutti coloro che hanno avuto un ruolo, piccolo o grande, nel fascinoso cammino della Perla verde dell’Adriatico e che, proprio per questo, meritano un posto nella memoria della città”.
E nell’indice dei nomi Masini ha raccolto ben 14 pagine. Tanti riccionesi vi troveranno gli avi come protagonisti. Cosa di cui essere orgogliosi.