LO SPORT E’…
– Il catamarano attraccato al molo “G” di Marina di Rimini, a vederlo, sembra in tutto e per tutto identico a un’imbarcazione “normale”. Se non fosse per gli sponsor, in bella vista sulla tangone e sullo scafo bianco, e un’apertura sul fianco, il primo indizio che non si tratta di una barca convenzionale. “Lo spirito di Stella” è il nome che compare alla base della randa, la vela ancora ammainata, che aspetta di essere issata appena usciti dal porto. È il primo catamarano totalmente accessibile anche ai disabili motori. Sta lì, pronto a salpare un’altra volta, per un lungo giro, da Jesolo fino a Genova.
Andrea Stella è un ragazzo vicentino di 34 anni. Nel 2000 era in vacanza premio a Miami, dopo la laurea in Giurisprudenza. Quattro persone col volto coperto, due colpi di pistola. Tutto per un’auto, quella che Andrea aveva affittato per godersi la Florida in libertà. Quella libertà che all’improvviso gli viene negata. Una pallottola colpisce il polmone, un’altra gli perfora il fegato e poi la spina dorsale. “Non mi hanno nemmeno chiesto le chiavi, gliele avrei date” dice mentre racconta l’episodio che gli ha cambiato la vita.
“Avevo perso la voglia di vivere, rifiutavo tutto”. È stato suo padre a rimettergliela, quella voglia di ricominciare, grazie al mare. Hanno progettato e costruito una barca che potesse adattarsi alle esigenze di chi non può usare le gambe. Così nel 2003 nasce “Lo Spirito di Stella”.
Per entrare dalla speciale apertura sullo scafo c’è una passerella. Andrea la imbocca, così anche gli altri ragazzi in carrozzina che per un giorno si godranno una gita al largo della Riviera. Si esce dal porto grazie ai potenti fuoribordo poi, appena qualche centinaio di metri dall’imboccatura, la randa si spiega e si va col vento. Da lontano Rimini, il grattacielo, San Marino e la costa da Ravenna a Pesaro sembrano lontane. Forse è anche questo che ha riportato Andrea alla vita da vivere: lontano dalla terraferma, dove le barriere e le difficoltà sono così tante. La sua barca invece non ha problemi, è fatta apposta per non darne, a lui e, in futuro, quando l’idea avrà davvero fatto presa, a tutti quelli come lui che nonostante la prigione di una sedia a rotelle potranno prendere il mare.
Andrea Stella è salpato con il suo catamarano da Jesolo il primo maggio. Raggiungerà Genova il 10 ottobre. Un tour di nove tappe per mostrare a più persone possibile come sia facile progettare e costruire un’imbarcazione accessibile anche a chi non ha le possibilità per potersi muovere sulle proprie gambe. “Con qualche modifica in più potrei guidarla anche da solo – spiega ancora – ma è comunque importante potermi muovere grazie alla passerella per entrare, gli ascensori che mi possono portare sottocoperta e uno speciale carrello che mi porta da prua a poppa”. In questa avventura lo accompagnano Riccardo e Diego, velisti esperti, che si occupano della barca e lo aiutano in tutto, soprattutto si occupano di governare le cime, le vele e dell’attracco, le manovre più complicate. Con questa possibilità nuova Andrea è tornato anche a Miami, attraversando l’Atlantico, soprattutto per chiudere un cerchio con il suo passato. Tornare da uomo libero dove era cominciata la sua vita da “prigioniero”. “Navigando su questa barca mi sono accorto che non è solo un’ottima soluzione per un portatore di handicap motorio – racconta Riccardo, lo skipper – ma anche per una qualsiasi persona, me compreso, gli spazi senza gradini e la mancanza di certe barriere rendono tutto molto più comodo”. È forse il secondo e più importante obiettivo che sta alla radice dell’iniziativa “Spirito libero”, il tour del catamarano giunto al suo settimo anno: far capire che le barriere sono soprattutto un limite progettuale. “Le barriere più ingombranti sono nella mente” è la frase che sintetizza una maniera di pensare nuova. “Altrimenti non si spiegherebbe – sottolinea Andrea alla fine – che con il mio catamarano posso attraversare l’oceano ma non riesco ad andare da solo da una parte all’altra di una grande città come Milano”.
M. M.