IL FATTO
di Matteo Marini
– È partito quasi come un esperimento. In fondo si tratta appena del terzo mercato del contadino che nasce nella provincia di Rimini, dopo quello del capoluogo e Santarcangelo. E per ora sembra che funzioni, almeno sentendo i commenti dei diretti interessati, i produttori e i consumatori.
Sono sei, ora, i gazebo, sistemati nell’angolo di piazza Silvagni davanti all’ex municipio. Sei produttori locali, due di San Giovanni in Marignano. Quattro della zona di Rimini nord o dell’interno, che partecipano anche agli altri farmer’s market della provincia. Tutti, o quasi, dopo un mese e mezzo, soddisfatti di questa partenza.
I banchetti di Federica e Alice si guardano, uno di fronte all’altro, all’entrata della piazzetta. I loro sorrisi sono la prima immagine di come vanno le cose: “Siamo soddisfatti – racconta Alice, davanti a lei le cassette di fragole e ciliegie dell’azienda agricola del padre, Tiberio Giovannini, di Rimini, a fianco a lei suo marito Rob, americano di Seattle – soprattutto dopo le prime giornate, ora la gente comincia ad arrivare. Nota il prezzo più basso e soprattutto la qualità. Così c’è il passaparola e abbiamo ogni volta sempre più clienti. Prima noi eravamo qui solo con olio e confetture, ora con la frutta di stagione le cose vanno molto meglio”. La bancarella di Francesca invece trabocca di salumi e formaggi. Francesca fa parte della cooperativa Terre solidali di Onferno e Gemmano: “I nostri prezzi non sono concorrenziali come per esempio ortaggi o frutta – ammette – però lavoriamo bene perché la gente nota tanto la qualità rispetto a una produzione industriale”. “È così – riprende Alice – la signora che è passata prima, per esempio, la settimana scorsa aveva comprato una vaschetta di fragole e ora è tornata a prenderne una cassetta intera”.
Poco più in là le massaie cominciano a circondare il banco di Cesarino Scarpellini. Viene da Rimini e anche lui è convinto che San Giovanni sia una buona piazza: “Non ci possiamo certo lamentare – commenta mentre riempie e passa le buste alle prime clienti della mattinata – l’unica cosa che ci lasciava perplessi all’inizio e ora confermiamo, è che non dovevano metterci al lunedì con l’altro mercato”. Sì ma vallo a raccontare agli altri commercianti. Ad un giorno in meno a settimana (in questo caso il lunedì, quando le massaie preferiscono il mercato ai negozi di alimentari) si rassegnano, ma due significherebbe la rivolta.
La signora intanto afferra la busta. Dentro ci sono qualche etto di bietole, cetrioli e zucchine “La differenza da quello che si compra dalle altre parti si vede. Le bietole qui non sono tutta acqua”. Le garanzie della genuinità dei prodotti sono assicurate dagli stessi commercianti, contadini locali, così la merce viaggia meno, oltre che dai controlli periodici fatti dal Comune. E la differenza sul prezzo si vede, basta fare qualche passo, anche nel mercato, pochi metri più in là, oltre il porticato. Per esempio la fava costa 2 euro al chilo al mercato “tradizionale” del lunedì, contro uno e 20 del nuovo mercato. Cetrioli 2 euro contro uno e 50. Zucchine 2 e 50 contro 2 euro e fagiolini 5 euro contro 3 e 50.
Proprio di fronte al portico dove anni fa si aprivano le porte dell’anagrafe, c’è il grande gazebo di Luciano Talamelli, sul banco e sulle scaffalature montate alle sue spalle decine di piantine da ortaggio. “Il problema è che è stato fatto tutto diciamo in quattro e quattr’otto. Molta gente non sa che siamo qui, anche se comincia a notarlo”. Lo stesso per i commercianti della Fattoria di Poggio San Martino e fattoria della Bilancia, entrambe di San Giovanni in Marignano. Vino e olio i loro prodotti principali. A braccia incrociate aspettano, e intanto commentano: “Nel complesso stiamo andando abbastanza bene, certo ci vorrebbe anche qualche cartello, ce l’avevano promesso, altrimenti, se la gente non lo sa, va al mercato e non si accorge di noi se non per sbaglio. La gente comunque ci conosce e il grosso delle vendite lo facciamo direttamente in fattoria. Comunque abbiamo deciso di restare per tutto l’anno, perché in qualche modo è una sfida che abbiamo accolto e vogliamo andare fino in fondo, prima di dire che non funziona”.