LA STORIA
di Matteo Marini
– C’è tanto da vedere e da scoprire alla Fattoria del Piccione. A fine ottobre, quando il profumo della vendemmia non si è ancora congedato dalle spesse pareti settecentesche, resta nella cantina quando si imbottiglia il novello, il rumore metallico della macchina per etichettare e la sapida consistenza delle vendemmie degli anni precedenti, che riposano e maturano nelle grandi botti. L’accoglienza è col sorriso, quello di Stefano, impegnato a seguire il vino nuovo che prende con meccanica rapidità volto e nome, poi la forma nei cartoni e infine la via del commercio.
La vera sorpresa è nel palazzo, la fattoria che non ti aspetti proprio a ridosso delle mura fortificate del borgo di San Savino di Montecolombo, il cortile con la terrazza che guarda dritto verso le torri di San Marino e la macina del mulino medievale. Gli spessi muri si appoggiano all’antica fortezza, costruita dai Malatesti sul finire del XV secolo a metà strada tra Rimini e Montefiore, ne inglobano una parte, uno dei torrioni al quale si accede dalla cantina. Nel ‘700, quando fu costruito il palazzo, l’ingresso al camminamento sotterraneo che correva lungo tutta la rocca fu tamponato. La cantina vera e propria invece fu realizzata sotto, dove in epoca malatestiana scorreva l’acqua del fossato e dove ancora il colore diverso dei mattoni indica il livello antico dell’acqua: strutture difensive ormai senza più utilità.
Fu qui che la famiglia Massani costruì il palazzo che rimase di proprietà (in seguito al matrimonio nobiliare, assieme ai conti Spina) fino alla fine del secolo scorso. Ora è Vitaliano Pasini, assieme ai figli Paolo e Stefano, ad accogliere curiosi, acquirenti e qualche giornalista, che si affacciano all’entrata, tra le due enormi olle di terracotta, l’incisione sulla pancia dice 1847. Un bicchiere per assaggiare il Novo che transita nelle bottiglie scure verso l’imballaggio.
Era il 1955 quando Vitaliano Pasini fece il suo primo ingresso alla fattoria Massani, fresco di diploma di perito agrario. Poi andò a lavorare anche per il ministero dell’Agricoltura ma restò sempre un posto per lui qui a San Savino, nell’amministrazione dell’azienda. Tra il 1985 e il ’95 rilevò i terreni e la casa dagli eredi Massani-Spina, circa 20 ettari di terreno. La storia della Fattoria del Piccione quindi comincia circa 25 anni fa, in mezzo a poderi e mattoni che raccontano però secoli di storia. Gli stessi mattoni, fatti a mano e cotti nella fornace di villa Massani, levigati da 300 anni di suole, che pavimentano la grande sala del piano superiore, il ristorante agrituristico, assieme alla stanza adiacente, è uno scrigno che conserva la testimonianza della vita materiale contadina, il museo di quello che è stato. E ogni sera si ripete nello splendido salone il servire in tavola il piacere del frutto delle terre di Valconca.
È geloso della sua storia, Vitaliano, e allo stesso modo conserva i pezzi del passato man mano che la sua attività va verso il futuro.
“Quando sono arrivato qui – racconta – alcuni contadini ancora portavano la loro uva e la pigiavano con i piedi. Erano gli ultimi. Poi sono arrivate le macchine, prima meccaniche, poi sempre più evolute”. Si ricorda ancora la mezzadria, il rapporto padrone contadino che valeva 47 a 53 sul raccolto, poi 45 a 55. Il “missile” addormentato proprio accanto alla base del torrione, sotto la volta a botte della cantina, tra una decina di tini tutti ordinatamente allineati come un battaglione, è una pigiatrice a tre atmosfere.
“Il progresso ora ci dà modo di lavorare meglio e più velocemente” spiega Vitaliano senza una punta di nostalgia. Il valore della tradizione sta in altri gesti. Nella cura delle terre e della raccolta, ancora fatta a mano. Le nuove macchine ora danno più garanzie del rispetto del frutto, sta di fatto che ancora, ogni autunno, una ventina di persone battono per tre settimane i suoi campi per la vendemmia. Nascono così il Boccanera e il San Savino, il Pagadebit, e il Falco, da uve Doc. Poi il prezioso Riserva Agello, dal nome dell’antico podere, prodotto solo nelle annate migliori. Una piccola produzione di 55.000 bottiglie, ma la buona tradizione contadina della Fattoria del Piccione si concede anche lo spumante rosé, ottime grappe e olio extravergine dagli oliveti dell’azienda, macinate con procedimento meccanico.