In tanti hanno apprezzato il modo con cui è uscito di scena: da galantuomo. E sarebbe stato più agevole restare; per uscire c’è voluta gran forza. Molto probabilmente aveva le scatole piene ed ha vuotato il proprio disappunto, o più semplicemente lo ha fatto con un gesto da imprenditore (è uno dei titolari dell’Scm, la più importante industria della provincia di Rimini). Nulla di nuovo sotto il sole, tutti sanno che tra Aureli e l’avvocato Massimo Pasquinelli non corresse buon sangue. I due, ed è umanamente comprensibile ambivano allo stesso ruolo: la presidenza. Noto come sotto il sole, le anime del consiglio di amministrazione della Fondazione storicamente sono due: quella laica e quella cattolica. Ma Aureli fugge da questa frettolosa semplificazione, dato che è cattolico. Mentre l’anima cattolica si è arricchita con quella di Cl (Comunione e liberazione). E Pasquinelli è uno degli esponenti di punta della corazzata di potere e cultura di Cl nella provincia di Rimini. Ora che cosa possa aver spinto Aureli al suo gesto è difficile dire. Si ipotizzano i suoi modi spicci da imprenditore, può essere; quando il consesso Fondazione vorrebbe più decisioni corali.
La Fondazione è una struttura affascinante. C’è l’assemblea composta da 100 persone. Solo che i 100 sono solo una novantina e tale numero non è un bel segnale; significa che all’interno ci sono differenze di vedute e molti veti sugli uomini da cooptare. L’assemblea dei cento vota metà consiglio generale composto da 18 persone (ce ne sono 16); mentre l’altrà metà viene scelta dalle istituzioni politiche ed economiche. Il consiglio generale elegge il consiglio di amministrazione. Che a sua volta vota il presidente. La Fondazione detiene poco più del 70 per cento delle azioni della Cassa di Risparmio di Rimini.
Il consiglio
Ecco il consiglio di amministrazione della Fondazione: Alfredo Aureli (presidente dimissionario), Massimo Pasquinelli (vice presidente), Leonardo Cagnoli, Matteo Guaitoli, Gianadrea Polazzi, Giovanni Protti, Renzo Ticchi.