URBANISTICA
– Padre Benito, frate dei Servi di Maria, ama affermare che Dio si raggiunge attraverso la strada della bellezza. Il nuovo lungomare di Riccione, soprattutto il secondo tratto, detto della Repubblica, quello che da piazzale Roma giunge fino a piazzale San Martino, 900 metri di lunghezza, è di sobria bellezza. Chi l’ha progettato ha compiuto un ottimo lavoro. Quelli di talento banalizzano le difficoltà; guardi e pensi che ce la potresti fare anche tu. Vai sul campo, o ti metti all’opera, e tutto diventa arduo. E’ sufficiente pensare ai gesti tecnici del tennista Pete Sampras, o alla penna di Indro Montanelli.
Dietro il chilometro e mezzo di lungomare ci sono gli architetti riccionesi Matteoni, Stefano e Andrea. Figli di Pierino, un geometra che ha fatto la storia della città, costruendone una bella fetta.
Ma quale riflessione c’è dietro l’arredo? Rispondono Andrea e Stefano: “Oggi, c’è la tendenza a ritenere che più si è originali e strani e più si è bravi; confondendo tutto questo con la bellezza. La bellezza vera è semplicità e può essere letta da più livelli: sensibilità, gusti, istruzione, cultura. Purtroppo in questo periodo non si parla di bellezza; c’è tuttavia nei nostri ambienti un forte dibattito sulla modernità, sull’ambiente, sulle energie alternative. Quello della bellezza è un campo difficile. Là dove si riesce a toccare con l’attività e il lavoro, richiama alla memoria sensazioni alle quali è bello poter partecipare”.
Ma il lungomare come fa notare Stefano non è solo architettura, ma anche una pregevole opera di ingegneria. Spiega: “Abbiamo spostato tutti i sottoservizi, tra cui il collettore primario delle fogne, superando tutti i problemi geologici, di statica, strutturali. L’intera opera è immersa nell’acqua e non c’è un’infiltrazione”.
Sono stati utilizzati pochi materiali e tutti a richiamare sabbia a natura: il marmo di Carrara, la pietra di Trani e il quarzo indiano. Tutte pietre molto resistenti. Sono state messe a dimora piante mediterranee. L’albero di medie dimensioni è la melia; detta anche albero del rosario, è in grado di resistere alla forza dei venti, al rigore del ghiaccio e alle siccità. La piantumazione potrà sembrare banale, ma a Riccione negli ultimi anni spesso è stata sbagliata. E’ sufficiente pensare alle palme in via Gramsci. Bisogna tornare ai giardini del compianto Augusto Cicchetti per ritrovare un po’ di sapienza verde.
Cinquant’anni, sposato, 4 figli, Stefano Matteoni ha studiato a Firenze dove è stato allievo di Natalini; uno dei suoi maestri. Ha grande simpatia anche per Norman Foster. La sua principale attività è legata alla progetatzione alberghiera. Portano la sua firma tra i più prestigiosi alberghi della città: il Corallo, il Sarti, il nuovo Savioli, l’Ambasciatori, il Lungomare. Suo anche il restiling del blasonato Park Hotel dei Cappuccini a Gubbio.
Anche il fratello Stefano ha 4 figli; è uno dei soci del Polistudio, uno degli studi di architettura più grandi del nostro territorio. Presiede la Karis Foundation della provincia di Rimini, che gestisce una serie di scuole, tra cui due licei. Passione per la monmtagna, è sciatore e scarpinatore instancabile.
Il lungomare ha ridato orgoglio e spirito agli operatori turistici riccionesi. In tanti hanno ripreso ad investire, innovando le strutture.
LA CULTURA
Lungomare, costato 800 euro al metro quadrato
– Il tratto di lungomare che va dal porto a viale San Martino porta due nomi: Libertà (fino a piazzale Roma, 450 metri) e Repubblica (900 metri). L’intervento è stato effettuato attraverso il cosiddetto project financing. In pratica il pubblico ha messo a disposizione la terra, mentre il privato si è accollato i costi dell’opera, ricevendo i parcheggi interrati in diritto di superficie per 90 anni. Grazie alla sagacia dei privati, l’intervento è costato poco confrontato agli arredi pubblici abituali, sia di Riccione, sia delle cittadine vicine. Arredo e parcheggi (mille posti, erano circa 600 i vecchi in superficie) sono costati circa 800 euro al metro quadrato. Il primo tratto, molto ricco, è costato 12 milioni, il secondo, più sobrio 17 milioni. Ricchezza e sobrietà seguono i canoni della città: da una parte gli alberghi di qualità, dall’altra le ville dell’Abissinia. Di spessore, il risultato d’insieme.