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Home Località Morciano

Ghigi: sviluppo, crisi, opportunità

Redazione di Redazione
9 Giugno 2010
in Morciano
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
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– “Saturare di appartamenti e funzioni commerciali i volumi del Pastificio Ghigi non risolve il problema del grande impatto urbano ‘fuori scala’ provocato dai volumi dello stabilimento a ridosso di un centro cittadino costituito da edifici di altezza contenuta. Il riuso dell’esistente comporta inoltre ingenti spese, con risultato incerto, per il risanamento delle strutture logore ed inadeguate al cambio di destinazione d’uso”.
E’ la riflessione che sta alla base di Luca Dionigi e Marco Miscia. I due riccionesi sono laureati in architettura con un progetto di tesi per la riqualificazione dell’area “ex Pastificio Ghigi” lo scorso 10 febbraio. Il progetto modifica i termini del bando attuativo del ’99, il quale prevede il riuso e il risanamento dei corpi di fabbrica esistenti, configurando la conversione funzionale da edifici industriali a funzioni pubbliche, commerciali e residenze.
Alcune domande ai due giovani progettisti.
Innanzi tutto, perché Morciano e perché il Pastificio Ghigi?
“Morciano è il cuore della Valconca, centro di scambio di antica data che ancora oggi conserva e svolge questo ruolo configurandosi come snodo dei traffici, delle attività lavorative e del tempo libero. Al suo interno troviamo l’emergenza architettonica del Pastificio Ghigi, importante fattore di sviluppo per la città, ma anche di crisi economica negli anni ’60.
La storia dello stabilimento va di pari passo con quella del comune, entrambi in continua evoluzione, ma oggi il Pastificio Ghigi mostra i “segni del tempo” e si pone come ostacolo urbano ai margini del primo centro cittadino”.
Cosa proponete per il centro di Morciano?
“ La possibilità di realizzare un complesso non sottomesso alle esigenze di imprenditori e quindi alla ‘legge del denaro’ ci ha spinto a concepire un progetto che, nel rispetto delle memorie della Ghigi, possa restituire un brano di città ai morcianesi. Ricercando aspetti di permeabilità, il progetto si compone di un mix funzionale capace di rivitalizzare l’area di intervento tramite nuove residenze ed elementi attrattori come il centro servizi, il centro sportivo, l’auditorium e il polo culturale composto dal museo civico e dall’ampliamento della biblioteca comunale Mariotti”.
Come può un progetto di architettura contemporanea interagire con la città?
“Le forme e le idee del progetto sono state concepite ricercando la relazione con gli elementi che caratterizzano il territorio comunale: il tracciato ortogonale del Piano Forlani, gli isolati a corte così come le tipologie edilizie a corte e a lotto gotico (abitazioni strette e profonde) sono stati analizzati, reinterpretati ed utilizzati per dare vita al nuovo progetto.
Inoltre la presenza di due aree marginali alla città, assoggettate a verde pubblico dai recenti strumenti urbanistici, ha spinto alla definizione di un sistema connettivo che costituisce l’ossatura del progetto e diventa l’elemento di unione dei protagonisti dell’intervento: città esistente, nuovo quartiere, parco collinare e parco sul fiume”.
Rispetto delle memorie della Ghigi, con quali soluzioni?
“Gli espedienti adottati a tal fine sono sostanzialmente due, entrambi impostati in base a caratteri estetici e funzionali. Come già accennato il progetto prevede la realizzazione di un centro servizi attestato sulla via Roma che ripresenta la proporzionata volumetria del Pastificio Ghigi degli anni ’50, prima degli sconsiderati interventi di ampliamento e sopraelevazione a cui è stato sottoposto lo stabilimento a partire dagli anni ’60.
La seconda soluzione promuove l’inserimento del museo civico di Morciano all’ultimo piano del corpo più alto che sostituisce il volume dell’ex mulino a cilindri, museo che sarà opportunamente segnalato con un trattamento vitreo delle facciate, configurandosi come lanterna di richiamo per la cittadinanza”.
Perchè il Pastificio Ghigi sarebbe un ostacolo urbano? … e come pensate di risolverne il problema?
“Nel corso dei decenni, il Pastificio ha subito una serie innumerevole di interventi di ampliamento e l’impianto urbano della città ne ha subito drasticamente le conseguenze, tanto da sacrificare una strada, l’attuale via Colombari, frazionata in due parti in corrispondenza dello stabilimento.
Inoltre, dall’analisi urbana si nota che proprio a partire dai volumi del Pastificio Ghigi prende vita una periferia contraddistinta dalla frammentazione del tessuto edilizio con conseguente perdita dei caratteri tipologici; ma il disagio principale è costituito dall’imponenza dei suoi corpi, che gli valgono il nome di ‘Castello’, che impediscono il colloquio del centro cittadino con il borgo storico e con l’argine del fiume Conca.
La volontà di connettere le due aree verdi (parco collinare e parco fluviale) nasce dalla potenzialità intrinseca di attraversare l’area di intervento, come soluzione primaria per risolvere il problema dell’ostacolo urbano, delinenado per quest’area del centro cittadino grandi aspettative future.
Infine, il progetto di interramento di un tratto della via Colombari offre la possibilità di mantenere la vocazione di area pedonale a basso impatto ecologico, dotando il complesso di un’area parcheggi interrata”.
Architettura sostenibile, come e perché?
“Rivolgere lo sguardo al futuro, senza tradire il passato, è lo slogan per trattare il tema dell’architettura sostenibile, come risultato di un processo (progettare, costruire, utilizzare, dismettere) che nelle varie fasi tiene conto degli effetti, del presente e soprattutto per il futuro, sul territorio e sull’ambiente che ci circondano.
Il progetto prevede la sperimentazione di metodi progettuali e costruttivi basati sullo sviluppo di un approccio sostenibile al quale corrisponde l’evoluzione dei canonici target di progettazione.
L’edificio è pensato come un organismo vivente, che respira e dialoga con l’ambiente intorno a sé, per la sua costruzione e per il suo funzionamento dovrà essere consumata la minima quantità di risorse possibile, riducendo gli scarti e favorendone il riuso, limitando le emissioni e utilizzando in modo compatibile i beni che la natura ci offre quotidianamente”.

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