E’ uno di quei libri che tutte le famiglie riminesi dovrebbero avere e regalare. Racconta prestigiose vicende della propria vita passata. Durante la presentazione del lavoro, Pasini ha intrecciato il patrimonio artistico della città dalla fine dell’800 ad oggi con il rapporto che i riminesi hanno con il loro patrimonio artistico, con le loro strade, piazze, angoli. Un rapporto indifferente e egoista.
Pasini: “Sono due secoli nei quali piano piano si prende coscienza del nostro patrimonio artistico. Sono vicende molto varie”. In queste vicende varie, Pasini narra il periodo napoleonico (trenta opere riminesi finite a Milano ma tante distrutte). Sempre nel periodo napoleonico, il salvataggio della statua di Paolo V in piazza Cavour, trasformata in San Gaudenzo nei simboli. La politica riminese (che è poi l’umore della città) ha visto l’arte sempre qualcosa da ricchi e spiriti eletti. E non è un caso che il Comune ha poco partecipato al restaurato dei suoi monumenti. Ma ci sono stati anche slanci personali. L’evento culturale più importante degli ultimi 200 anni è stata l’apertura del Museo della Città a metà anni ’90.
Per l’editore Massimo Panozzo questo libro è: “La 52^ microstoria. Una delle tante pietruzze che vanno a formare uno spaccato di Rimini”.