SGUARDI D’ARTISTA
di Annamaria Bernucci*
– Riservata e discreta nel grande circo dell’arte contemporanea che anche nella provincia riminese continua a dare luogo a momenti e incontri collettivi con mostre e confronti, Silvana Conti è un’artista che ha fatto della sua professione una nicchia di ‘saperi’ e di competenze costantemente accuditi.
Nel suo studio vige un’atmosfera di nitore e di compostezza qua e là interrotta dall’intensità dei colori e delle geometrie dei suoi quadri alle pareti o addossati ai muri. Hanno misure serialmente regolari, modulari. Luccichii insospettati, luci improvvise vengono fuori dai fondi (i neri, i rossi, i grigi sono costanti nei suoi quadri) grazie alla lamina d’oro o d’argento che vi è applicata e che squarcia le stesure monocrome delle tavole.
Silvana Conti è nata a Ravenna nel ’59 e vive da numerosi anni a Rimini. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bologna si è dedicata alla scenografia negli anni ’80 collaborando con il regista Marco Bellocchio per il film Gli occhi, la bocca; poi ha svoltato per una pittura intima e rigorosa.
Come si passa dalla scenografia alla pittura? “E’un passaggio naturale – racconta – consentito dalla conoscenza dei materiali e dalle tecniche. Si realizza una dimensione privata del progettare e del dipingere, non più scenografie per il teatro o per il cinema, ma per una realtà vicina e contingente. Ma il linguaggio e l’espressione sono comuni.
Il colore steso sui supporti esige tempi di esecuzione veloci e la superficie dell’opera diviene un campo che funziona come un registro di trascrizione di tutti i gesti necessari per la sua realizzazione. La presenza dei neri, dei rossi e dell’oro determina una sintesi dei contrasti. Ogni contrasto crea una dimensione sensibile, un diverso grado di percezione”.
La sua pittura si caratterizza per la sensibilità cromatica, per le superfici sulle quali concentra solchi, graffiature, incisioni che sono tattili, grumose, rifrangenti. Fa uso della foglia d’oro che impreziosisce le composizioni e rimanda la luce attraverso vibrazioni sempre misurate e controllate.
I pigmenti sono stesi giocando d’intensità, svirgolati, pennellati e lasciano ai bordi delle tavole quadrate altre tracce di colore.
L’idea di rappresentare il tempo è ricorrente nei suoi lavori e nell’elaborazione di molte delle sue serie pittoriche. Ne fa fede la serie Diary opera su carta iniziata nel 2004 e mai interrotta che si compone di centinaia di fogli dipinti e irrorati d’oro. In essi Silvana Conti ha voluto raccontare “di un tempo‘esterno’ immutabile e di un tempo interno, individuale, che le è proprio e le appartiene, fatto di scatti e di cambiamenti, delle tante variazioni dell’esistenza riscontrabili in ciascuno di noi. E’ il tempo della contemporaneità – dice – che si relaziona con il contingente, con le sensazioni, con le relazioni che stringiamo”.
In una delle sue ultime esposizioni Between times (Faenza, Galleria Comunale Voltone della Molinella, 2007) aveva dato espressione al suo rapporto con il tempo, come tradisce il titolo stesso della mostra. Due cose pare la contraddistingono a distanza di anni: la riservatezza e la fedeltà ad un modello pittorico astratto. Tutto il suo lavoro è impostato infatti su un lucido sviluppo del colore e sulla bidimensionalità netta, dallo spazialismo inderogabile.
Ma nello spazio di questa pittura formulata sul colore si apre il varco della luce, vibrante di memorie antiche e arcane: l’oro e l’argento aprono alla fuga, descrivono il valore astratto di un pensiero, assolvono al compito di creare una nuova tensione. Che sia un modo diverso, con la pittura, per misurare il nostro tempo?
*Direttrice della Galleria comunale S. Crce di Cattolica