LA CULTURA
– Da un libro della Harvard University Press risulta che Montefiore Conca avrebbe dato il nome una famiglia ebraica ivi rifugiatasi nel secolo XV e a metà del Quattrocento trasmigrata nelle Marche. A tale famiglia diede fama Moses Montefiore nato a Livorno nel 1784 e poi vissuto in Inghilterra. Grande benefattore dell’ ebraismo internazionale, nel 1859 andò a Roma per ottenere il riscatto del piccolo Mortara bolognese, battezzato furtivamente e prelevato dalle guardie pontificie per essere allevato come cattolico presso il papa. Moses non riuscì nell’ impresa. Ecco la recensione del libro sul “Sole-24Ore”.
“Si dice che il camino della villa di Ramsgate abbia bruciato per giorni. Ottantacinquevolumidi diari, mgliaiaemigliaiadilettere, appunti,invitiufficiali, carta buona per fare un bel falô. Se non che, ad andare in fumo, era l’archivio di uno dei piü grandi filantropi dell’Ottocento: Sir Mosés Montefiore, morto a quasi 101 anni, dopo averné passati almeno cinquanta a percorrere il mondo in lungo e in largo, per dare soccorso alle comunità ebraiche. A ordinare tanto scempio fu il nipote ed erede de1 vecchio Montefiore, e ancor oggi gli studiosi ai interrogano sul perché di questa decisione. A dire il vero, più d’uno nutre il sospetto che i documenti contenessero particolari poco edificanti sulla vita di Sir Moses, forse vicende di figli illegittimi, tanto più scandalose giacché Montefiore aveva rappresentato l’ideale della rigida morale vittoriana.
Nonostante l’enorme distruzione, coi materiali che restano e le testimonianze dei contemporanei, Abigail Green – lontana discendente di Móntefiore — riesce a tracciare un brillante profilo di questo protagonista dell’età dell’assimilazione, in un libro appena uscito per la Harvard University Press
In occasióne del suo centesimo compleanno, il ‘<
Alla sua indole cosmopólita non’ bastava sostenere i molti israeliti indigenti che affollavario gli slums londinesi. Assieme alla mog1ie, sua compagna inseparabile di viaggio, cominciò a visitare anche le comunità più remote, per portare oltre che denari, la solidarietà e il sostegno politico dell’ebraismo ing1ese. La fi1antropia di Montefiore andò spesso di pari passo con l’impegno coloniale britannico e, in particolare, i suoi sforzi per promuovere l’insediamento giudaico in Pa1estina possono essere visti come parte di un più vasto coinvolgimento europeó’ nel Vicino Oriente.
Montefiore si occupò anche dell’Italia e cercô d’intervénire in favore della famglia Mortara, il cui figlioletto era stato prelevato dalle guardie pontificie per essere portato alla casa dei catecumeni, poiché una dometica cristiana sssteneva di averlo segretamente battezzato. Nel 1859 Moses si recò a Roma per essere ricevuto dal Papa e chiedere che il piccolo fosse restituito ai genitori. Ma fu un fallimento. Messo alla porta con implacabile cortesia dal cardinale Giacomo Antonelli, Segretario di Stato, dovette riguadagnare Londra a mani vuote.
Green ricostruisce anche questo episodió con vivezza di dettagIi, e riesce a descrivere la grande Storia assieme agli affanni e alla frénetica áttività quotidiana di Móntefiore, in na biografia-che accoglie luci e ombre di una figura troppo spesso avvolta nel mito.
Abigail Green, “Moses Montefiore”, Harvard University Press, Cambridge (Mass), pagine 540, dollari 31.