Atmosfere rinascimentali
La rievocazione storica prende spunto da un fatto storico veramente accaduto. L’assassinio di Muzzarelli, signore del borgo. Nei quattro giorni spettacoli, cortei e disfide. Il clou la domenica con il Palio tra le quattro contrade
– “Dal 1514 al 1516 è capitano del castello il giovane poeta mantovano Giovanni Muzzarelli, amico dell’Ariosto e del Bembo, che chiede ed ottiene da papa Leone X il governo del castello. Tra le sue opere principali si ricordano le Rime e l’Amorosa Opra, dedicata ad Elisabetta Gonzaga duchessa d’Urbino. Durò poco il suo governo, poiché vittima di un misterioso assassinio, durante un agguato, e poi buttato in un fosso insieme con la musa e il garzone.
Il Palio
Trovato il contesto e inventata una contesa tra quattro contrade (Borgo, Contado, Montebello e Castello) la Festa esplode realmente negli anni ‘90 grazie ad una serie di fattori concomitanti che è difficile valutare: dall’entusiasmo della gente del posto che ha visto progressivamente riconosciuti i propri sforzi, fino alla qualità di un mercato e di un’animazione che hanno contribuito a creare un’atmosfera unica che coinvolge ii pubblico e suscita emozioni difficilmente dimenticabili; per terminare con la serie di punti di ristoro dove sorprendentemente si mangia davvero a livello alto.
Ma anche parlare di mercato e di animazione è poco meno che eufemistico: stiamo parlando della raccolta dei più importanti gruppi di rievocazione, di antichi mestieri e di artigiani che incantano con lavorazioni eseguite in loco di vetro, pergamene miniate, corde, ferro battuto, formaggi, cuoio, tela, lana, monete, fusioni in peltro, sculture in legno e pietra, carta, affreschi e dipinti su tela e legno; e ancora il lupanare, il lebbrosario, la taverna ambulante, gli alchimisti, i giullari, il fachiro, i saltimbanchi, l’incantatore di animali, l’imbonitore, i gruppi di musica itinerante con liuti, ghironde, cornamuse, flauti; gli accampamenti militari, gli armigeri e le loro dame, il corteo storico; e ancora gli spettacoli in piazza con trampolieri, fuochi artificiali, nani, ballerine; e ancora, dopo quattro giorni di festa, il fuoco alla rocca in memoria dei sette assedi subiti dalla Rocca che fanno da contorno alle grida del contradaioli che stringono il Palio tra le mani e alle risate del pubblico memore della Corsa delle Oche.
Poi, come tutto ciò riesca ad essere coerente senza cadere nel kitsch è un miracolo che si perpetua grazie a chi il progetto lo concepisce, lo sviluppa e lo mette in opera da anni”.
(Testo tratto dal libro “Il Palio del Daino e gli antichi mestieri”)
L’ALBO D’ORO
All’assalto di Montebello
1988 – Montebello
1989 – Borgo
1990 – Castello
1991 – Montebello
1992 – Borgo
1993 – Contado
1994 – Borgo
1995 – Montebello
1996 – Contado
1997 – Castello
1998 – Castello
1999 – Castello
2000 – Castello
2001 – Montebello
2002 – Castello
2003 – Castello
2004 – Castello
2005 – Castello
2006 – Borgo
2007 – Castello
2008 – Montebello
2009 – Montebello
Mondaino, caro alla dea Diana
– La leggenda vuole che Mondaino sia legato a Diana, dea della caccia, della luce lunare e della castità, che sembra fosse qui venerata. Della presenza di un tempio pagano se ne parla già nel Settecento, sulle basi di un antico manoscritto pertinente al ritrovamento di una lapide nella vecchia chiesa parrocchiale.
Non ci sono prove materiali dell’effettiva presenza di un’area sacra, ma la figura di Diana ritorna spesso nelle vicende storiche di Mondaino. Ad esempio nell’etimologia del nome del paese, che nasce dal daino, animale sacro alla Dea, o nelle antiche notizie che parlano della presenza di sontuosi bagni, simbologia fortemente legata all’iconografia con cui spesso la divinità viene rappresentata.
Attorno al 1330 viene costruita la rocca, il castello passa in mano a Ferrantino, che lo tiene fino al 1348. E in questi anni che iniziano le guerre e gli assedi al castello. Mondaino ne subirà ben sette, dal 1331 al 1517, da parte della Chiesa, dei Malatesta stessi e delle truppe feltresche, riuscendo quasi sempre a resistere e a respingere gli assalitori.
Con la signoria di Sigismondo Pandolfo il castello venne ingrandito e fortificato tramite la costruzione di torrioni poligonali, per contrastare il “nemico” Federico da Montefeltro.
Ma anche questo non bastò a salvare il lungo dominio malatestiano che di lì a poco sarebbe terminato con la dura sconfitta patita da Sigismondo nel 1462, contro l’esercito pontificio e feltresco.
Da quel momento Mondaino passa sotto l’autorità ecclesiastica, che durerà per diversi secoli, interrotta solo per brevi periodi da quella di Cesare Borgia, del principe di Macedonia e dei Medici di Firenze.