IL FATTO
– Agitazione, stupore. L’orecchio incollato al telefonino che scotta, la fuga dall’aula con la testa bassa per cercare di chiamare gli assenti. E un sussurro insistente: “Ma dove sono finiti? “Non vengono?”.
La maggioranza scricchiola. Il registro delle presenze nel consiglio comunale del 15 aprile parla chiaro: su 30 componenti, presenti in 24. Tra le file del Partito democratico mancano i “Galli boys” (i ragazzi di Fabio Galli, gli sconfitti alle primarie), e anche il numero legale, se la minoranza decide di uscire dall’aula. E così fa, segnando un punto a favore della “corrente” Galli contro i sostenitori del sindaco. Una battaglia persa da Pironi in una guerra interna che ormai va avanti dalle primarie di gennaio 2009 che hanno visto contrapposti proprio Pironi e Galli per decidere il candidato sindaco alle amministrative di primavera. Una battaglia che segue di poco lo scontro in terza commissione, quando si era fatta evidente la crepa, che poi è diventata frattura.
Maggioranza in frammenti
Fanno più rumore le divergenze della maggioranza rispetto all’argomento del discutere, il casus belli, pretesto per una presa di posizione chiara all’interno delle logiche di partito. Bisogna quindi fare un passo indietro, al 7 aprile, quando si è riunita la terza commissione sul Territorio. Tema: il polo produttivo di Raibano, che sorgerà tra i comuni di Misano e Coriano con non pochi interrogativi riguardo alla viabilità. Interrogativi ancora non risolti, secondo il consigliere Daniele Benedetti, che lo fa notare attraverso un emendamento chiedendo maggiori chiarificazioni proprio sul traffico, che dalle colline sarà vomitato verso la costa senza le adeguate infrastrutture. Lo scontro con il sindaco si fa duro. E il primo cittadino lascia la commissione. Ma sono solo le prove generali.
Nel consiglio comunale del 15 il polo di Raibano è all’ordine del giorno, e qui si attua il vero atto di forza dei “Galli boys”: all’appello del segretario mancano Daniele Benedetti, Francesco Michelotti, Maurizio Pruccoli, Omar Venerandi, Gloria Fabbri e Guglielmo Serafini. E quel che Pironi teme, accade. Dopo aver votato all’unanimità l’aumento di capitale di Aeradria, per 420.000 euro, la minoranza esce dall’aula. La maggioranza tenta di allungare i tempi ma alla fine i numeri sono impietosi: 11 consiglieri Pd, tre dei “cespugli” (Idv, socialisti e Sinistra-Verdi). I 12 dell’opposizione (Pdl e lista civica Lega Nord) uscendo, fanno mancare il numero legale e alla presidente del Consiglio Ilenia Morganti non resta altro che dichiarare sospesa la seduta. Era già accaduto che i consiglieri vicini a Galli dessero prova di sé, a dicembre, durante la seduta per l’approvazione del bilancio.
Come questa volta anche allora il sindaco Pironi aveva minacciato di dimettersi se i “dissidenti” non avessero desistito dal proposito di votare assieme all’opposizione.
Quello dei sei consiglieri Pd è un gesto che va molto al di là del semplice dibattito in seno alla maggioranza su un ordine del giorno controverso. È un segnale chiaro, dato dalla “corrente” Galli del Partito democratico riccionese, in vista delle elezioni per il segretario del Partito e la nomina a capogruppo in Consiglio. Un messaggio che recita più o meno: “Siamo in sei e valiamo tutti insieme oltre 1.200 preferenze. Siamo pronti a far saltare baracca e burattini se non ci date quello che vogliamo”. Che sarebbe la presidenza del gruppo in Consiglio a Maurizio Pruccoli e la segreteria del partito a Enrico Angelini.
Per la cronaca, il faccia a faccia tra Pironi e Benedetti è avvenuto il martedì successivo, davanti ad una planimetria dei comuni di Riccione, Misano e Coriano, dove il nuovo assetto viario era finalmente ben chiaro così come l’equilibrio delle forze in campo. Il 27 aprile i Galli Boys sono tornati “nei ranghi”, presenti in consiglio e votando assieme a tutta la maggioranza.