Nonostante la giovane età, Mirco Curreli, capogruppo del gruppo del Popolo della libertà nel consiglio comunale di San Clemente, ha idee chiare su come condurre la propria “battaglia di minoranza” dagli scranni conquistati nell’ultima tornata elettorale.
Non ci sono urla ammiccanti e roteare di sciabole nell’azione di Curreli e dei suoi, ma idee diverse sul come gestire la cosa pubblica e un occhio critico sul tanto che passa sotto gli occhi dei sanclementesi, per poi gravare sulle loro spalle.
Tra le tante cose migliorabili di San Clemente, secondo Curreli, c’è il discusso metodo di raccolta differenziata “e-gate”. Il capogruppo del Popolo della Libertà sottolinea le pecche più vistose di questa scelta. A partire dalla lacunosa informazione fornita ai cittadini. Una riunione pubblica e la visita di un frettoloso personaggio non hanno certo fatto capire l’importanza della raccolta differenziata. Lo dimostrano i tanti sacchetti lasciati sopra, di fianco e sotto i bidoni, nonché quelli nei fossi lungo le strade.
Ma questo sistema, “gloriosamente” collaudato nella piccola Poggio Berni, sembra solo uno strumento che consente ad Hera ed ai sindaci suoi sponsor di mantenere lo status quo, con un’azienda privata che, in regime di monopolio o quasi, impone un metodo di raccolta che consente di lavorare all’inceneritore da lei gestito.
Curreli pone all’amministrazione D’Andrea una domanda: “Perché non pensare al porta a porta?”. C’è anche qui un esempio virtuoso: Salerno, appena un po’ più grande di Poggio Berni e in una regione probabilmente più problematica, ha saputo raggiungere col porta a porta percentuali di raccolta differenziata del 74%, ben superiori ai traguardi fissati dall’Unione europea (il 65% di raccolta differenziata entro il 2012) ed a quelli presunti di Poggio Berni attestati al 62%.
“E-gate” costa alla comunità milioni di euro e potrebbe portare come regalo un aumento della Tarsu dal 3 al 4%, il tutto senza vantaggi per i cittadini, i più virtuosi dei quali potrebbero essere premiati con sconti percentuali sulla bolletta ben più consistenti del misero assegno che regala oggi il conferimento al centro ambiente.
Altro versante. Curreli non abbandona la sua idea di una gestione dello sport a livello di vallata. Il fine non è affatto quello di un’occupazione dello sport valconchino da parte della politica. Anzi. La politica dovrebbe essere la leva mossa per aiutare le società nella gestione degli impianti fungendo da supporto soprattutto per gli sport meno tutelati praticati nel territorio comunale.
Non è raro la sera trovare lungo strade buie persone che fanno footing rischiando di essere travolte dalle autovetture di passaggio. Molti sono i ciclisti che potrebbero unirsi in una società locale. Queste sono solo alcun delle idee che il Popolo delle Libertà ha raccolto in una mozione che si chiude con la richiesta al sindaco di presentarle all’ufficio di presidenza dell’Unione della Valconca “verificandone la praticabilità, al fine di spingere anche gli altri comuni della vallata a conferire un ulteriore servizio all’ Unione”.
Curreli poi muove una critica diretta a D’Andrea: il suo mancato incontro ufficiale con monsignor Francesco Lambiasi; il vescovo di Rimini ha visitato recentemente il nostro comune. Pur rispettando il diritto alla laicità assoluta di ognuno, secondo Curreli, il sindaco avrebbe dovuto, come accaduto in molti altri paesi della provincia, organizzare una manifestazione d’accoglienza ufficiale e non incontrare il vescovo durante la sua visita alle scuole.
Sarebbe stata anche un occasione migliore di dimostrare rispetto verso i cittadini credenti amministrati.
di Claudio Casadei