POLITICA
– Non capitano in un momento proprio favorevole, per il Pd, le elezioni per il Comune di Rimini. Al di là del panorama nazionale (in cui i problemi di Berlusconi sembrano non finire mai, ma non porta mai alla sua caduta, e comunque il centro-sinistra non pare in grado di giovarsene), anche in provincia di Rimini le difficoltà che vari sindaci targati Pd, ed eletti meno di due anni fa, hanno avuto o stanno avendo, non rappresentano un buon viatico per la compagine di centro-sinistra del Comune capoluogo.
Sia Santarcangelo che Riccione, spesso si trovano a dover fare i conti col fuoco amico di consiglieri di maggioranza, appartenenti alla coalizione, e spesso allo stesso Pd, non in linea con le decisioni del sindaco.
Ma è soprattutto Cattolica a dimostrare che, se il partito non è almeno ragionevolmente unito, possono accadere episodi inaspettati e gravi.
Rimini. Non si può certo dire che il clima sia invelenito come quello di Cattolica, ma parimenti le contraddizioni interne non mancano, e si sono manifestate, nelle ultime settimane, soprattutto sul tema della continuità (o discontinuità) con l’attuale giunta.
Andrea Gnassi
Candidato della continuità, o comunque nato nell’alveo della parte maggioritaria del partito, quella parte che ha avuto e sostenuto l’idea di Alberto Ravaioli sindaco, è senz’altro Andrea Gnassi.
Giovane, figlio d’arte (sua madre, la compianta Maria Teresa Casadei è stata una delle donne più importanti e influenti del panorama politico riminese), fino all’ultimo ha adottato la strategia del “Cincinnato”: ha aperto pochi mesi fa un ristorante, si è detto poco interessato alla contesa, ben sapendo di essere il predestinato di partito e che lo avrebbero cercato.
Lui è il candidato di bandiera e, per di più, è un animale politico: chi non ricorda “Mister diecimila preferenze” quando fu eletto per la seconda volta al Consiglio Regionale. Il suo (ricco) curriculum politico contempla anche la carica di vicepresidente della Provincia con quel Nando Fabbri che, ora, gli si contrappone. Ha ricoperto, come ultimo incarico politico, quello di segretario provinciale del Pd.
Nando Fabbri
Nando Fabbri è un politico di più lungo corso e di grande esperienza. E’ stato sindaco di Bellaria, ha perso, per poco, e con Maurizio Melucci, la gara per la carica di segretario del partito (del Pds per la precisione) al tempo del dissidio tra amministratori e funzionari. E’ stato consigliere regionale quindi, per dieci anni, presidente della Provincia, guidandola con piglio sicuro. E da solista assoluto. Da allora ha lavorato per un po’ nel retrobottega del partito, per poi rilanciarsi con forza in questa sfida che lo vede in contrasto con l’apparato del partito, ma ugualmente ben sostenuto in vari ambienti.
Tiziano Arlottti
A rendere ancor più al cardiopalma la sfida delle primarie è arrivato Tiziano Arlotti. Una carriera da sindacalista della Cisl, è stato poi presidente dell’Acer, quindi assessore col sindaco Ravaioli, fido scudiero di quest’ultimo e, insieme a Melucci, uomo forte della sua giunta. Molto noto nel mondo cooperativo, approdato al Pd dalla Margherita, nell’ultima legislatura di Rimini è stato consigliere comunale. E’ un politico del fare: non a caso da assessore si è occupato dei lavori pubblici e li ha fatti marciare. E’ perciò assai noto nelle periferie, e il suo attivismo gli attira molte simpatie nel partito. Quando si è candidato alle primarie c’è anche stato chi ha detto che si trattava di una candidatura utile a Gnassi, e cioè per portar via voti a Fabbri: un “sacrificio” da ricompensare poi con un assessorato se non, addirittura, con la poltrona di vicesindaco.
Cristina Gattei
Infine l’outsider: Cristina Gattei, l’unica donna dei quattro, molto conosciuta e attiva nel mondo del volontariato. Nelle primarie-sondaggio lanciate qualche tempo fa dal Corriere Romagna è stata a lungo in testa, e potrebbe riservare non poche sorprese.
Centrodestra
La battaglia del 12 dicembre si prefigura, insomma, molto interessante. Ma assai importante sarà, per il Pd, il giorno dopo. Sarà importante marciare tutti uniti dietro il vincitore delle primarie, quale che sia, e lavorare ad una coalizione forte e compatta (possibilmente con Sel, facendosene un po’ contagiare). Per vincere le elezioni certo – nel centro-destra le cose non è che vadano poi meglio, con Marco Lombardi impegnato a tessere civiche tele, rovinate dal presenzialismo di Gioenzo Renzi, i finiani che si organizzano e la Lega che scalpita, anche se l’ipotesi di scesa in campo di Linda Gemmani fa pensare che stavolta molti gruppi d’interesse, compresa Cl (Comunione e liberazione), si schiereranno più chiaramente col centro-destra – ma, soprattutto, per governare dopo, e non incorrere in un altro, imbarazzante, “caso Cattolica”.