In abiti d’epoca, accompagnano il Cristo dal Golgota al Santo Sepolcro. Viene trasportato su un baldacchino tenuto a spalla da uomini incappucciati, che calzano le cappe delle antiche confraternite montefioresi. I primi documenti fanno risalire l’evento risalgono al XVI secolo; nelle cronache si legge che nella cittadina si portasse in processione il Cristo morto affinché proteggesse la popolazione dalle frequenti epidemie di peste. La rievocazione è accompagnata dalla banda cittadina; le strade del bosco e del borgo sono illuminate soltanto dalle fiaccole.
Pier Giorgio Terenzi è una delle menti più belle di Rimini. Originario di Montefiore, da alcuni anni parroco del paese, fondatore e per numeriois anni direttore del “Ponte” racconta così l’evento nel libro “La Processione del Venerdì Santo a Montefiore Conca: “Molti paesi o borghi sono conosciuti all’intorno per tradizionali iniziative. Per fare un esempio a noi molto vicino, il borgo di Morciano è a tutti noto per la tradizionale annuale Fiera-mercato di San Gregorio.
Anche la Sacra Rappresentazione della Processione del Venerdì Santo a Montefiore Conca si colloca adeguatamente in questo tipo di iniziative. E però doveroso evidenziare una caratteristica peculiare di quest’ultima. Ci riferiamo in particolare alla continuità dei ruoli. Illustriamo meglio il contenuto di questa espressione.
Di norma, nei vari paesi, gli organizzatori mettono mano all’iniziativa trovando di volta in volta i protagonisti… che così necessariamente cambiano… anche se il risultato finale risulta sempre analogo e riconoscibile. Fanno questo per comodità, cioè per semplificare ed alleggerire l’allestimento. L’importante è che ogni spazio venga coperto.
A Montefiore tale mobilità di ruoli, almeno per l’ottanta per cento, manca! Manca perché i vari personaggi, per un motivo o per l’altro, sono sempre stati strettamente legati alle famiglie del paese. Partiamo naturalmente delle famiglie storiche, non dei nuovi arrivati. Così si tramandano gelosamente di padre in figlio (normalmente il primogenito). I “nuovi padroni” non hanno alcuna possibilità di inserirsi in questo meccanismo. Così lo specifico ruolo nella Processione è sentito in qualche modo come un “bene di famiglia”. Qualcuno potrebbe osservare che, se funzionano, un metodo vale l’altro! In parte questo è vero, ma da un punto di vista antropologico il peso della scelta fatta a Montefiore è più significativo ed efficace! Diciamo che così facendo, fra la Comunità di Montefiore e la Processione del Venerdì Santo, si è celebrato una specie di matrimonio, solubile solo per morte… cioè per mancanza di eredi”.