– Uno scontro tra il centrosinistra che rivendica di aver fatto dell’Emilia Romagna una delle dieci regioni più ricche d’Europa e il Pdl. Sul tavolo degli interessi economici c’è una montagna di soldi che contabilizza 14 miliardi di euro da gestire e il futuro sempre più incerto di 4 milioni di abitanti, che avvertono la politica sempre più lontana dai loro problemi, con l’etica della responsabilità abbondantemente sbandierata ma sempre più spesso meno praticata.
Se andiamo a suddividere i 14 miliardi per il numero degli abitanti della regione, si ha che ad ogni cittadino toccano 3.500 euro a testa. Una enormità. Inciso, i 14 miliardi rappresentano il Pil (Prodotto interno lordo) di uno stato come la Libia.
L’appuntamento con il destino come direbbero quei calvinisti dei tedeschi che hanno la predestinazione (quello che accade agli uomini è già scritto e voluto da Lui) è il 28 e 29 marzo. Gli emiliano-romagnoli sono chiamati a rinnovare i 50 consiglieri dell’assise regionale. La regione si occupa principalmente di quattro settori: sanità (assorbe 9 miliardi di euro), agricoltura, turismo e fondi comunitari.
E se il presidente uscente dovesse confermarsi sembra che a Rimini tocchi un assessore. Il papabile è Maurizio Melucci, attuale vice-sindaco di Rimini e potentissimo politico del Pd. Vedremo.
Lo scontro per la presidenza si dovrebbe giocare tra il Pd e il Pdl. Da una parte c’è il ravennate Vasco Errani, politico di lungo corso in Regione. Alla terza corsa, prima, sempre in Regione, era stato assessore al Turismo.
Il Pdl presenta una donna, Anna Maria Bernini.
I sondaggi danno favorito Errani, ma il fatto che l’Udc corre da solo e che c’è il disturbo della lista dei grillini lascia aperto qualche dubbio. A questo si può aggiungere le umane e arditissime vicissitudini di Del Bono, sindaco del Comune di Bologna costretto alle dimissioni, già vice-presidente della Regione, che portano all’orizzonte della sinistra qualche nuvola.
La sinistra, da sempre al governo della Regione sbandiera risultati economici e sociali incontestabili. Tra le due guerre mondiali l’Emilia Romagna indicatori da terzo mondo. Il suo Pil (la ricchezza prodotta in un anno) era al livello della Calabria. Poi il boom economico fino a issarsi tra le prime dieci regioni europee. E non è forse un caso che a Bruxelles, sede dell’Unione europea, l’Emilia Romagna condivide gli uffici con la regione tedesca di Francoforte. Ma come dice il Veneto Sergio Funelli, per due legislature sindaco di San Giovanni in Marignano e dal 2005 consigliere provinciale Pd, nonché capo-gruppo consiliare: “Il Veneto è un modello di regione ma lo hanno costruito i democristiani”.
Si potrebbe prendere a prestito una citazione del compianto scrittore siciliano Leonardo Sciascia. Era solito dire che un comunista siciliano era molto più arretrato nella visione della comunità di un democristiano piemontese. Lasciamo perdere il confronto civile tra un democristiano tedesco e uno italiano.
Il Pdl invece punta sulla stanchezza della sinistra e sulla perdita del suo primato morale. E sul fatto che prima o poi si debba perdere e andare all’opposizione.
La provincia di Rimini uscirà un po’ più povera da questa tornata; perché gli attuali quattro consiglieri, Roberto Piva e Stefano Casadei (maggioranza), Marco Lombardi e Gioenzo Renzi (minoranza) diventeranno due. I quattro, al di là delle casacche, hanno fatto prevalere gli interessi provinciali. Bella prova di maturità.
di Francesco Toti