– Fagioli e cotiche è una delle specialità della casa colonica romagnola. Appuntamento a Fratte di Sassofeltrio il primo fine settimana di ottobre per la 19^ edizione della Sagra fagioli e cotiche. E’ meno di un ventennio è uno degli appuntamenti autunnali da non perdere. E’ una delle occasioni per riscoprire i sapori di un tempo lontano, un tempo in cui, come recita un famoso adagio, “del maiale non si butta via niente”.
Cosa c’è di più antico e semplice che lasciare cuocere le cotiche o le salsicce con i fagioli che si insaporiscono del grasso del maiale e degli odori del battuto?
E se i fagioli non vi fanno impazzire, non potrete certo resistere alla trippa preparata con cura e dedizione dalle tagliatelle fatte a mano dalle donne, ai ravioli con porcini, alle piade farcite, patatine fritte e tanto altro ancora…
Se tutto questo vi incuriosisce, o vi fa venire l’acquolina in bocca, allora non potrete mancare alla nostra Sagra che si svolgerà il 1-2-3 ottobre.
Un fine settimana da passare in spensieratezza ed allegria a cercare sapori e odori della vecchia vita contadina.
I festeggiamenti inizieranno il venerdì nella serata.
Il sabato e la domenica sono all’insegna delle tavolate, della musica folk, dei giochi per grandi e piccini, spettacoli di cabarettisti e giocolieri…
Sabato apertura stands gastronomici e musica dal vivo dalle 18.
Domenica, tutti a pranzo con un “menù speciale” tutto da scoprire a prezzo promozionale; tutto il giorno musica dal vivo. In serata cena finale seguita da grande spettacolo pirotecnico.
Per tutto il week-end giochi, animazione, luna-park ed esposizioni di prodotti locali in occasione del III° Festival dell’Artigianato.
L’ingresso è libero e tutta la sagra si svolgerà al coperto.
Territorio conteso da Malatesta e Montefeltro
Fratte adagiato sul versante nord del Conca, volto a mezzogiorno
– Natura e panorami straordinari, caratterizati da calanchi, verde e angoli di una bellezza assoluta. Da percorrere in bicicletta. Questo è Sassofeltrio ed il suo territorio. Oltre al capoluogo: Fratte (il centro moderno, giù nella vallata), Gesso.
La rupe di Sassofeltrio che sovrasta il borgo, ai giorni nostri è stata adibita a giardino pubblico e dall’alto dei suoi 466 metri che profumano di mare regala al visitatore romantici panorami che spaziano dall’Adriatico alle turrite cime del Titano, dal monte Carpegna all’intera vallata del Conca, che si coglie con un solo colpo d’occhio.
Fonti storiche citano Sassofeltrio fin dal 756 d.C. quando entrò a far parte dello Stato della Chiesa con la controversa “donazione” di Pipino Re dei Franchi al Beato Pietro. Altre fonti risalgono al 962 quando Ottone I Imperatore di Germania concesse in feudo a Ulderico di Carpegna, il “Sassum”, insieme ad altri castelli della zona. Non si sa con certezza quando il Sasso sia diventato dominio dei Malatesta, ma già in documenti del 1232 e poi del 1371 viene citato il “Castrum Saxi” fra i domini della Signoria di Rimini. La politica espansionistica dei Malatesta fra il 1250 e il 1400 portò annessioni territoriali anche nella valle del Conca. Allora c’era un forte complesso fortificato in posizione anti Montefeltro, signori di Urbino. Dopo alterne vicende nel 1463 il Castello dei Sasso fu definitivamente conquistato da Federico da Montefeltro in persona, dopo un violento assedio. Data la sua importanza strategica la rocca di Sassofeltrio fu ricostruita ex-novo nel punto ove sorgeva la distrutta fortificazione malatestiana. L’incarico fu dato al più grande architetto militare dei tempo: il senese Francesco di Giorgio Martini. E’ stato tramandato la descrizione e il disegno della Rocca evidenziando come accanto al persistere di sistemi difensivi medievali, fossero messe in atto le innovazioni richieste dai tempi nuovi: sopratutto quel “triangulo tutto massiccio con offese per fianco” costituito dal baluardo a punta di lancia.
La Rocca aveva un impianto quadrangolare. Le mura sopra la roccia avevano uno spessore di 5 metri; le pareti laterali della rupe erano grezze e avevano una altezza complessiva di 17 metri. Di pari misura era il diametro di base dei due torroni che fiancheggiavano la prominenza a punta di lancia messa a protezione dell’entrata. Purtroppo di tale costruzione non esiste quasi più alcuna traccia; ma che la Rocca fosse iniziata e forse ultimata mentre era ancora vivo il Duca Federico lo conferma Vespasiano da Bisticci, intimo dei Duca stesso. Un’altra distruzione di rocche si ebbe nel 1519 ad opera di Lorenzo De’ Medici, signore di Firenze. I documenti successivi testimoniano che la Rocca dei Sasso aveva ancora una sua funzione: fin dal 1579 nel mastio vi era la Sala Consigliare della Comunità. I verbali conservati nei “Libri dei consigli della Comunità” confermano che tale pubblica sala fu utilizzata fino al 1819 quando l’edificio fu abbandonato perché ridotto in stato pietoso. La prestigiosa Rocca Feltresca edificata da Francesco di Giorgio Martini cadde così nella più totale rovina.