L’INTERVISTA
di Domenico Chiericozzi
– L’incontro con Antonio Scarpato, titolare della Pirotecnica Scarpato al numero 197 di via Orsoleto a Viserba di Rimini termina nella maniera più classica: una decisa stretta di mano. Qui su una superficie, mica piccola, di trentacinque mila metri quadrati ci sono laboratori e magazzini. Che custodiscono segreti e arte, dove si fanno esperimenti su esperimenti, dove si maneggia, con maestria e rigore, polvere da sparo e composti chimici, alambicchi e altri marchingegni.
Tutti elementi che, opportunamente combinati, le sere d’estate ci tengono con il naso all’insù. Sono gli spettacoli di fuochi d’artificio, i botti. Senza quei colori, infatti, anche alla miglior festa manca qualcosa.
Nello speciale palmarés Scarpato ci sono tutti i premi e riconoscimenti di settore. Citarli tutti non basterebbe una pagina. L’ultimo, giusto l’anno scorso, il primo premio Cretivity Awards al Berlino Pyromusikale Edda.
Per rimanere in zona, Scarpato è quello che dal 2006 entra nelle case degli italiani il primo gennaio di ogni anno con lo spettacolo di fuochi d’artificio, a reti Rai unificate Rai, da piazzale Fellini. Ma è anche quello che entra nel cuore dei turisti firmando il cielo della Notte Rosa, su 30 chilometri di costa.
Classe 1952, sposato con tre figli, Scarpato, per tutti, è il “maestro dei fuochi”: un’artista”. Due indizi per raccontare questa storia: il papà, Mario, l’ha chiamato con lo stesso nome del nonno, Antonio. Sullo sfondo, invece, una città del Sud’Italia, patria dei fuochi.
Partiamo dall’inizio?
“Certo. I miei antenati nel 1784, sei generazioni fa, erano a servizio nella Reggia di Caserta dove nei giardini Vanvitelli si facevano spettacoli pirotecnici. Da Caserta si trasferirono a Napoli. Mio nonno Antonio era già riconosciuto nel settore. Fu chiamato anche in Germania come specialista e maestro pirotecnico”.
Ma come ci arrivate in Romagna?
“Fu mio padre, Mario, a trasferirsi a Rimini nel ’49, anno in cui fonda la Scarpato Pirotecnica. Iniziò con le parrocchie, con qualche fuoco d’artificio. Piano piano si arrivò a lavorare con le pensioncine, per allietare i turisti, e così via”.
Che cosa ricorda di allora?
“Ancora oggi, quando lavoro, ho davanti agli occhi le immagini di mio padre e mia madre, una vita modestissima, specialmente appena arrivati qui a Rimini. Il loro tavolo era una valigia e l’unico mezzo per spostarsi una vecchia bicicletta. E mio padre che mi teneva in un barile, ripulito, ma che in precedenza conteneva polvere da sparo. Sono cresciuto lì dentro. Poi, più grande, mio padre mi mandò a studiare chimica in Germania”.
Quando prende nelle mani le redini dell’azienda?
“Non c’è un momento preciso, è accaduto gradualmente. Siamo artigiani, questa è ancora una ditta individuale”.
Quanti siete a lavorare?
“I dipendenti sono sei. Una squadra affiatata, appassionata e solidale. Ma nel corso dell’estate arriviamo a dodici”.
Producete, che cosa?
“I prodotti di base sono più di mille. Andiamo dai razzi per la navigazione commerciale e da diporto fino ad artifici per spettacoli da realizzare autonomamente, nella massima sicurezza, con un assortimento molto vasto di colori ed effetti. Produciamo anche per usi e situazioni meno noti come ad esempio set cinematografici, parchi divertimento. Anche il mago Antonio Casanova è nostro cliente. Siamo in grado di realizzare qualunque effetto”.
Chi sono i vostri clienti?
“Le fabbriche, gli allestitori di spettacoli, i privati per matrimoni, feste aziendali, eventi con spettacoli personalizzati. Lavoriamo tantissimo con tutta l’Europa, ma anche gli Stati Uniti. Un mercato che si sta rilevando molto promettente è la Russia e l’Europa dell’Est”.
Le nuove tecnologie sono arrivate dappertutto, e nel vostro lavoro?
“La tecnologia oggi come oggi pesa parecchio, abbiamo impianti e centraline potenti e sofisticate per la gestione delle varie postazioni. I computer ci aiutano, ad esempio, anche nella ricerca delle migliori combinazioni tra fuochi e musiche. Ma non servirebbe a nulla se dietro non ci fossero il buon gusto e il talento dell’uomo. L’obiettivo è creare atmosfere. Spesso ci è affidato un tema e noi lo sviluppiamo. Come è accaduto di recente con la Festa del Borgo a Rimini. Oppure gli effetti, come a Berlino nel 2006 per i campionati mondiali di calcio.
Le prossime sfide?
“Lavorare con paesi come gli Emirati Arabi”.
Quanto può costare uno spettacolo?
“Uno spettacolo privato può costare dai cinquecento euro in su”.
Prossimi obiettivi?
“Realizzare uno spettacolo pirotecnico dedicato a Federico Fellini. L’ho già fatto in Francia, a Cannes, mi piacerebbe una versione tutta nostra, riminese, fuochi e musiche in grado di ricreare le atmosfere che Fellini ha realizzato con i suoi film. E poi l’inaugurazione del Palacongressi la faremo noi, all’americana”.