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Tettamanzi, difesa di un arcivescovo

Redazione di Redazione
18 Gennaio 2010
in L'opinione
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
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– Sarebbe penoso e triste parlare di un giovinastro uscito di senno che ricorre alla violenza contro il premier, ossia contro un uomo male protetto, di cui centinaia di migliaia di giovani, collegatisi in Internet, avevano pacificamente chiesto le dimissioni a Piazza San Giovanni. E ancora più disgustoso sarebbe parlare dei giornalisti antiberlusconiani additati quali mandanti di quel gesto esecrabile, con il rischio di altre ignobili aggressioni a loro danno.
Preferiamo affrontare il cono d’ombra che la Lega di Bossi sta facendo calare su menti e cuori dell’Italia padana in odio agli immigrati. What a pity!, direbbero gli inglesi: peccato, perché a suo tempo la Lega aveva cominciato bene (separatismo del prof. Miglio a parte), abbracciando il sacrosanto principio democratico dell’autogoverno e del federalismo.
La Lega si è ubriacata a causa del successo ottenuto alle elezioni del 2008 spargendo a piene mani il veleno della paura dell’immigrato, ed ora sembra decisa a cavalcare fino in fondo questa tigre.
Alla vigilia di Sant’Ambrogio il suo giornale ha sferrato all’arcivescovo di Milano, cardinale Tettamanzi, un ignobile attacco, titolando a tutta pagina Onorevole Tettamanzi, ed aggiungendo l’interrogativo Cardinale o imam? Tutto questo perché quel cristiano pastore aveva auspicato l’apertura di nuove moschee, ed aveva criticato la raffica degli sgomberi che ha messo sulla strada 250 rom di un accampamento abusivo. Che cosa vuol dire quell’onorevole? Che Tettamanzi fa politica contro la Lega, e contro i buoni rapporti da questa allacciati con il segretario di Stato Bertone? Purtroppo sì, e l’arroganza xenofoba di Bossi si traduce nella speranza di poter dettar legge alla Santa Sede, sfruttando l’involuzione integralista di questa. Come se il Vaticano potesse spingere la propria involuzione fino a calpestare i fondamentali precetti di carità del Vangelo, che valgono nei confronti di tutti, immigrati compresi. Di qui la condanna della Lega da parte dell’on. Casini: «Si difende il crocifisso e poi lo si spacca sulla testa di un immigrato».
La Lega si sente forte come non mai, tanto da poter attaccare un arcivescovo, come faceva un giorno Bossi che si scagliava contro i «vescovoni» e dichiarava (vedi “Corriere della Sera” del 26 agosto 2009): «Il Vaticano è il vero nemico che le camicie verdi affogheranno nel water della storia».
Che cosa contrappone la Lega al cristianesimo umanitario? La «tradizione». Ma la sua tradizione è quella delle crociate medievali, e poi quella della Controriforma di Carlo Borromeo, tanto santo quanto inflessibile inquisitore. Alla solidarietà con i dannati della terra predicata da Tettamanzi viene così contrapposto il peggiore cattolicesimo della storia, quello dell’inquisitore Paolo IV Carafa, creatore nel 1558 del primo Indice dei libri proibiti, istituito per sua volontà dalla Congregazione romana del Sant’Uffizio, e quello dell’altro grande inquisitore, il domenicano Pio V Ghislieri.
Per paura di essere scavalcato dalla Lega, il Popolo delle libertà lascia fare. Anzi, adotta anch’esso toni da crociata. Il suo assessore al Turismo nella Regione Lombardia, Pier Gianni Prosperini, ama presentarsi in Telelombardia quale «Baluardo della cristianità, Flagello dei Centri sociali, Condottiero del Nord». Ma tutti i salmi finiscono in gloria. L’assessore Prosperini è stato arrestato con l’accusa di avere intascato 230.000 euro in cambio di un appalto da sette milioni di euro per promuovere il turismo lombardo su alcune emittenti televisive private. Il governatore della Regione lombarda, Roberto Formigoni, esponente di Comunione e Liberazione e assiduo frequentatore dell’annuale meeting di Rimini, attacca i giudici e giura sull’innocenza del suo assessore.
Dal canto suo, il coordinatore lombardo del Pdl, Guido Podestà, parla di «giustizia a orologeria» in funzione delle prossime elezioni regionali. Siamo alle solite: toghe rosse, partito dei giudici ecc. ecc. Sembra di essere tornati indietro di diciassette anni, ovvero alla stagione di Mani Pulite del 1992. Con la differenza che allora erano i craxiani a lanciare le suddette accuse, oggi lo fanno i berlusconiani, loro eredi.
Ma la storia non finisce qui. La Regione lombarda, di cui Formigoni mena vanto, paga senza battere ciglio prestazioni che risultano costosissime sulla cartella clinica, ma sono ben più modeste nella realtà. Ciò è accaduto nelle cliniche San Raffaele, san Pio X, san Siro. Nella San Carlo in tutte le ernie ci sono, guarda un po’, complicanze, che ne alzano il costo! Il lettore ricorda certamente gli interventi chirurgici (tra cui delle amputazioni!) non necessari praticati nella Santa Rita: ebbene, quest’ultima ha già restituito la bellezza di 14 milioni di euro. Tutto denaro dei contribuenti che finiva e finisce nelle tasche dei furbi. Appropriazioni indebite «a orologeria»?
Ma se Milano piange, Venezia non ride. Su proposta del ministro dell’Interno, il leghista Maroni, il Consiglio dei ministri ha infatti rimosso il prefetto di Venezia, Michele Lepri Gallerano, a soli 4 mesi e 7 giorni dal suo insediamento. Lepri Gallerano era colpevole di non essersi opposto al trasloco della comunità dei sinti dall’accampamento di via Vallenari nel nuovo villaggio voluto dal sindaco Cacciari.
Contro tale decisione si erano espressi sia lo stesso governatore della Regione, il berlusconiano Galan, sia il sindaco Cacciari, che aveva tentato di fermare la decisione telefonando al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
E’ in corso purtroppo tutta una campagna contro i “diversi” che non soltanto è incivile, barbara e anticristiana, ma è anche incurante del fatto che proprio grazie agli immigrati e alle immigrate stanno in piedi migliaia di imprese e di famiglie.

di Alessandro Roveri
Libero docente
dell’Università di Roma

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