L’INTERVISTA
– La “Tonda” è una vetrina gelato progettata dall’architetto italo-giapponese Makio Hasuike. Design all’avanguardia, insieme ad altre 19 eccellenze del made in Italy, in questi giorni è ad Istanbul. Capitale europea della cultura 2010, la “Tonda” rappresenta il top progettuale del Belpaese. Prima, sempre in compagnia delle altre 19, aveva fatto bella mostra di sé a Vancouver per le Olimpiadi dello scorso inverno e in Sud Africa per i mondiali di calcio. Il tour itinerante è organizzato direttamente dal ministero degli Esteri.
La “Tonda” è uno dei tanti prodotti Ifi, azienda di Tavullia leader in Europa per la produzione di banchi-bar. L’innovazione e la ricerca di nuovi mercati fanno parte del suo dna. Uno dei suoi motti, ad indicarne la filosofia, è: “Azienda ricca, proprietà povera”. Tra i collaboratori Ifi il meglio della cultura italiana. Assessore al Bilancio e Personale, per il suo stile di governo, Gianfranco Tonti viene accusato di essere a digiuno di politica e di pubblica amministrazione. Un paio di mesi fa ha raccontato ai cattolichini il debito comunale, dicendo che è ora di rientrare e che ci vuole sobrietà. Ma parlare alla città con questo tono significa essere fuori dalla cosa pubblica? Il Comune di Cattolica ha un bilancio di circa 30 milioni di euro e da anni viaggia su un alttissimo indebitamento (di 35 milioni di euro, più 15 della Fondazione dell’ospedale Cervesi) che ne sta minando il futuro. Il debito comunale è una caratteristica del Comune di Cattolica fin dagli anni Trenta, quando si voleva annettere Gabicce Mare e Misano.
Perché è sceso in politica?
“Dopo molti inviti, questa volta non ho detto no. Abituato ai problemi complessi come quelli dell’impresa, forte di questa sicurezza, ho accettato di affrontare il compito. Dove si arriva non lo so. Come ogni neofita, sono curioso delle nuove situazioni, delle nuove persone, delle nuove organizzazioni. Il gruppo di governo composto da giovani mi ha molto entusiasmato; credo in loro pur con tutti i limiti. Portano creatività, idee, aria fresca”.
Della sua esperienza, che cosa ha portato in Comune?
“Il nuovo. Il guardare gli argomenti nella sola ottica di un interesse collettivo. In tanti, purtroppo, vedono il Comune non come la casa di tutti, ma di nessuno: disponibile e da usare. Siamo in una recessione economica, il cui incendio sta divampando tuttora. Col conforto degli amici di viaggio, stiamo cercando altri ritmi, altri tempi e una modalità diversa. Ho capito che la pubblica amministrazione va ad una velocità inferiore e segue regole sue. In questo arco di tempo, ho anche capito che non imparerò mai a fare il politico; non dirò mai che tutto va bene, o che tutti sono bravi. In uno scenario cambiato, ci vogliono nuove modalità nell’utilizzo delle risorse. Nel privato se non c’è efficienza si pone a rischio l’esistenza della stessa impresa. Abbiamo cercato, con i nostri atti, di liberare risorse a favore della comunità”.
Si dice sempre che la macchina pubblica è pesante ed inefficiente, che cosa ha trovato?
“L’innovazione trova barriere molto energiche da parte di tutto il sistema. Come spesso accade, nella fase iniziale, portare l’innovazione è difficile; se ci sarà data la possibilità di proseguire avremo il consenso sia dentro il Palazzo, sia in città. In genere, quello che non è possibile recepire nel breve, nel lungo sì. Le nostre iniziative sono volte a valorizzare al meglio il patrimonio, gli uomini, nel rispetto delle norme e del diritto”.
Un esempio concreto?
“Casa Cerri. Abbiamo rimesso in discussione l’investimento. Abbiamo rivisto una vecchia convenzione di un rapporto pubblico-privato. I 35.000 euro una tantum, sono diventati 200.000 in un arco di 20 anni. L’imprenditore in un primo momento era contrariato; poi ha capito. Gli va fatto onore. Agiamo con oculatezza su tutti i fronti e stiamo raccogliendo i risultati. Un altro esempio, è che un privato per una manifestazione riceveva 6.000 euro di contributi; oggi paga l’occupazione del suolo pubblico”.
Quali sono i peccati più frequenti in politica?
“Voler utilizzare il vecchio schema”.
Come giudica la macchina comunale cattolichina?
“Insieme alla città, si deve riappropriare dell’orgoglio del campanile per creare ricchezza. L’ente pubblico deve essere la struttura di base al servizio dei cittadini e degli imprenditori. Voglio rimarcare che tale spinta deve giungere dai valori e dall’umiltà”.
Cattolica ha molti debiti. Più o meno rispetto alle sue aspettative?
“Pensavo che fossero meno. Ma piano piano rientreremo; per mangiare un elefante, è sufficiente tagliarlo a fettine. Da quando ho assunto questo incarico, mi sono sentito in dovere di dare la fotografia vera. Non raccontare favole, ma una politica che parla alle intelligenze. Anche questo per me è innovazione”.