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Home Località Misano

Addio ad Antonio Semprini, un grande misanese

Redazione di Redazione
5 Novembre 2020
in Misano
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
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AMARCORD

Per pudore si tirava indietro. Non per una ragione rinunciataria, ma “semplicemente per lasciare” intatta un’idea di vita. Una passione. Un’ideale”. L’uomo nei ricordi di: Claudio Casadei, Lele Montanari, Antonio Magnani, Giorgio Pizzagalli, Bruno Fabbri, Antonio Minniti, Luciano Migliorini, Walter Ghinelli, Sergio Morotti

– Addio a un galantuomo. Antonio Semprini se n’è andato prima del tempo nella mattinata del 6 maggio, dopo una lunga malattia. Aveva 68 anni. Lascia la moglie, Tiziana Vandi e due figli, Ivan e Nicola. Prima ancora che uno dei politici più colti e raffinati della provincia di Rimini, è stata una bella persona. Onesto. Curioso. Lettore arguto, soprattutto di cose politico-economiche. Misano, e non solo, lo ha accompagnato con affetto durante l’ultima passeggiata il giorno del funerale, l’8 maggio. La chiesa era troppo piccola per accogliere amici ed estimatori. Tanti gli amici politici presenti al funerale. Qualche volto tra i tanti riconosciuto e visto da chi scrive: Zeno Zaffagnini (sindaco di Rimini), Nando Piccari (già segretario del Pci), Dilvo Polidori (sindaco di Saludecio), Gianni Fanelli (sindaco di San Clemente), Athos Berardi (sindaco di Morciano), Arnaldo Cesarini (segretario del Pci a Riccione).
Tre commenti sui tanti origliati sul sagrato. Gianni: “Era un uomo di un’onestà unica. Troppo onesto”. Gli fa eco Roberto: “Se uno fa del bene, c’è qualcuno che se lo ricorda”. Nevio: “Parlavo con un signore di San Clemente, diceva che Antonio è stato il miglior sindaco che hanno avuto”.
Antonio Semprini è stato il sindaco di due paesi: Misano (dal 1970 al 1982) e San Clemente (dal 1990 al 1993).
Divenne sindaco di Misano a soli 27 anni, tra i più giovani d’Italia. Dopo una segreteria del Pci col coltello tra i denti, almeno questi sono i racconti che i protagonisti lasciano trapelare. A sceglierlo fu Gino (Pucci) Moroncelli, un altro grande misanese di cui essere fieri.

San Clemente
Invece, a San Clemente, lo scelse Arnaldo Cesarini. Riccionese, allora era il segretario del Pci per la Valconca. Fu trovato un forestiero perché i big del partito si mettevano i veti incrociati. Dal suo cilindro, Cesarini tirò fuori il nome di Semprini. Grazie al suo prestigio, nessuno ebbe qualcosa da obiettare. Tre anni dopo, però, Semprini, ufficialmente per ragioni personali, si dimise. Il suo partito era entrato in lite con la giunta sul Prg (Piano regolatore generale). I risultati cementificatori a San Clemente sono sotto gli occhi di tutti; i commenti sono inutili. Ma uno ci vuole: hanno massacrato la bella campagna così tanto per fare e disfare.
L’uomo
Nei momenti in cui non si trovava d’accordo con i suoi interlocutori, Semprini argomentava con un intercalare diventato il suo marchio di fabbrica: “Ciò, se tvò fè issè” (se vuoi far così, fai). E lasciava fare. Troppo civile, e forse troppo solo, per combattere contro i mulini a vento. Per pudore si tirava indietro. Non per una ragione rinunciataria, ma “semplicemente per lasciare” intatta un’idea di vita. Una passione. Un’ideale”.
Su questo principio, lascò la presidenza del Centro sociale Del Bianco dopo pochi mesi.

I ricordi
Ecco un ricordo in chi lo ha conosciuto da vicino.
Claudio Casadei, amico, avrebbe dovuto succedergli nel ’95 come sindaco di San Clemente, ma per scelte personali disse no: “Un esempio di serietà e operosità che coloro i quali gli stavano vicino non hanno voluto imparare. E troppo spesso hanno osteggiato. Per me è stato un amico grandissimo e una persona straordinaria. Mi mancherà, come mancherà a tutti i ragazzi del Pd di Misano”.
Lele Montanari, già Pci (“senza vergogna, anzi un onore”), oggi consigliere comunale in Riccione con Lista civica Lega nord: “Misano perde una grande persona, che con il tempo ne risentirà. E’ stato il mio primo segretario all’istituto geometri e da quel momento ho capito di che pasta, dignità e onestà fosse fatto. Onestà e dignità che ha conservato anche da sindaco, nonostante le tante difficoltà affrontate. Queste brave e buone persone non se ne dovrebbero mai andare. Mi permetto di aggiungere che avrebbero fatto molto meglio alcuni politici presenti ai funerali ad astenersi. Non avrebbe avuto piacere nel vedere alcune facce. Ciao Toni”.
Antonio Magnani (sindaco di Misano dal 2004 al 2009, consuocero): “Parlare di lui solo come grande sindaco, o come determinante esponente della sinistra, credo sia riduttivo. Penso che la grandezza dell’uomo stia soprattutto nel saper mettere assieme grandi capacità, grandi valori e grande umiltà. Nel tempo che stiamo vivendo credo che stia in questo il segno della sua eredità politica ed etica”.
Giorgio Pizzagalli, una delle più belle persone di Misano: “Con Semprini se ne va, una bella primavera misanese”.
Bruno Fabbri, già assessore Pci con Semprini, nonché amico: “Vecchi sono coloro che non hanno idee giovani; quelle di Tonino erano di profonda umanità. Misano ha avuto la fortuna di avere delle persone in un determinato periodo con basi forti e lungimiranti. Quando si va fuori da quel seminato si entra nella degradazione della politica di oggi. Persone come Semprini se ne trovano poche”.
Antonio Minniti: “Ci incontravamo tutte le mattine a piedi, o soli o coi nipoti, per la camminata a Riccione. Una persona solare in una banda di lupi”.
Luciano Migliorini, un amico: “Non aveva bisogno di andare a cercare la gente; era la gente che lo andava a cercare. Sapevi di essere vicino ad una grande persona, senza sentirti in soggezione. In un rapporto di naturalezza e alla pari”.
Walter Ghinelli, amico e suo vice-sindaco: “Un uomo tranquillo e serio. Con lui è stato fatto l’impianto di depurazione delle acque, il nido, le materne, la diga sul Conca, l’inceneritore. Nel ’73, prendemmo la prima Bandiera Blu. Si bloccarono le costruzioni a Portoverde che aveva un suo regolamento. Sapendo dei problemi, il suo dispiacere più grosso era il no ai cittadini, che cercava di incoraggiare. Durante l’inaugurazione dei giardini al Brasile un ricordo il sindaco Giannini lo doveva fare”.
Sergio Morotti fu suo successore alla guida di Misano: “Ricordo le file dei cittadini fino alle tre del pomeriggio. Riceveva tre volte la settimana, e Misano aveva 5.000 abitanti. Tonino c’era sempre per tutti; allora chi aveva un problema andava dal sindaco. Pur essendo di poco più giovane di noi, era il nostro tutore. Ammiravamo la sua parola, la sua penna. Era il modello. Nel suo essere disponibile, mediatore, accomodante, subiva i problemi del cittadino. Nelle riunioni di partito erano mitiche le sue ‘litigate’ con Walter (Ciccio) Villa. Tonino era l’essenza dell’onestà e del rigore. Concetti sconosciuti agli amministratori moderni”.
Corrado Savoretti, Dc (oggi Pd), era consigliere con Semprini ma sui banchi dell’opposizione: “Squisito, serio, corretto, tutto d’un pezzo, da un punto di vista umano. Non ero amico allora, lo siamo diventati dopo. Da un punto di vista politico era molto convinto delle sue idee e delle linee del suo partito. Ricordo una sua frase tipica sul bilancio di previsione: ‘E’ di lotta (contro il ministero del Tesoro che non scuciva) e di governo’. Con rapporti chiari, loro del Pci da una parte e noi della Dc dall’altra”.

VEDI ANCHE:

“La democrazia passa per i partiti” – di Antonio Semprini – il pensiero

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