PERSONE
– Luciano Bigi muore il 1° luglio del 1988 nella sua villa di Riccione. Viene sepolto nel cimitero di Morciano. Dove era nato il 13 dicembre del 1898, figlio di Luigi (commerciante) e Angela Frattini. Della città forse è stato la persona più illustre.
Ufficiale di marina, raggiunse i vertici negli anni Cinquanta. Nel ’55 viene nominato ammiraglio di squadra. Il 5 novembre del 1957, assume la carica di consigliere militare del presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, che ai nipoti in visita a Roma regalava i biglietti del tram. E’ il caso di dire, visti i costumi attuali, un’altra Italia.
Nel ’59, diventa comandante Nato del Mediterraneo Centrale con stanza a Napoli. Il 13 dicembre del 1961, va in pensione. In compagnia della moglie Adriana (muore il 13 dicembre del 2004 a 99 anni), si divide tra Roma e la villa sulle colline di Riccione, “l’Ormeggio”. Tre le sue grandi passioni: la filatelia, la pittura e l’archeologia. Nella sua vita incontra personaggi che stavano scrivendo la storia: lo scià di Persia Reza Phalevi, Enrico Mattei (fondatore dell’Eni), Giovanni Roncalli (poi Giovanni XXIII), Elisabetta d’Inghilterra, De Gaulle.
A Riccione nel 1981 “riordina e trascrive” i suoi ricordi. Il manoscritto intitolato “Episodi della mia vita in Marina” è custodito nella biblioteca di Morciano. Al Comune di Morciano, l’ammiraglio donò cimeli, medaglie e documenti. Il suo studiolo e alcuni quadri che recano i castelli malatestiani della provincia di Rimini.
Da militare che riesce a sopravvivere a ben tre guerre, prima guerra mondiale (partì volontario), la campagna etiopica nel ’36, la seconda guerra mondiale, a ragione si può dire: una vita avventurosa e fortunata.
Come consigliere militare di Gronchi compie viaggi di importanza politica assoluta: Turchia, Brasile, Inghilterra (con tanto di cena a Buckingam Palace ospite di Elisabetta II), Argentina.
La sua passione per il mare si svela che è giovanissimo. Nel 1913, a soli 15 anni, entra in marina come allievo ufficiale dell’Accademia Navale di Livorno.
Il 2 dicembre del 1916, non ancora diciottenne, si arruola volontario per la Grande Guerra. Nello stesso anno, nel bombardamento di Durazzo, riceve la prima decorazione al valor militare. Il 9 luglio del 1921, viene imbarcato sulla nave scuola Amerigo Vespucci (uno tra i più bei velieri al mondo). Vi resta tre anni e mezzo. Nel 1924, fa esperienza sui sommergibili “Micca“ e “Galvani” come comando in seconda.
Nel 1928, assume il comando dello yacht “Aurora” del dittatore Mussolini (1922-1945, il suo potere). Gli uomini dell’equipaggio sono una cinquantina. Il Duce salì a bordo una sola volta.
Nel 1930, viene chiamato a Roma, al ministero della Marina.
Promozione nel 1935, diventa capitano di fregata e assume il comando in seconda della corazzata Caio Diulio.
Nel 1936, parte per Teheran, quale addetto navale.
Il 24 maggio del 1940, altra promozione: capitano di vascello. Partecipa a numerose azioni aeronavali. Nel 1943, è nominato capo di stato maggiore delle forze navali destinate alla difesa del traffico. L’8 settembre del 1943, dopo la firma dell’armistizio, si trova a Roma, occupata dai tedeschi. Si dà alla macchia.
Il 2 febbraio del ’45, è addetto navale a Madrid. Nel 1947, è promosso ammiraglio. Il 1° agosto del 1953, diventa comandante delle forze navali destinate ad occupare Trieste, contesa tra Italia e Jugoslavia.
Nel bel ritiro riccionese scrive le sue memorie dal 1920 al 1945. Sono una dimostrazione di grande umanità, di profondo conoscitore della storia e dell’uomo. E lo fa con una penna asciutta e piacevole. Un esempio: “A bordo era imbarcata anche la missione militare del generale Bassano, accreditata presso il governo del Don ormai scomparso, missione della quale erano venute a far parte ‘dame’ dell’aristocrazia russa – presentata come principesse – raccolte durante l’esodo, non credo solamente per spirito caritatevole”.
Il secondo episodio è un’analisi politico-economico. Scrive: “…il graduale peggioramento della situazione internazionale provocato dal contrasto fra le due maggiori potenze [Usa e Urss, ndr], paladine di opposte ideologie, che a danno dell’Europa diventarono le artefici della storia del mondo”. Insomma, un uomo tutta sostanza e schiettezza.
(g.c.)