L’EDITORIALE
– Questa riflessione ci è stata inviata da un amico, nonché una delle teste più belle della provincia di Rimini, capace di coniugare umanità, professionalità e buon senso. Un galantuomo, si sarebbe detto fino a poco tempo fa. La contrapposizione interna all’istituto potrebbe favorire lo “straniero”.
– Caro direttore,
dopo avere letto il tuo Editoriale del mese scorso ho fatto alcune riflessioni che ti giro.
Grazie per l’attenzione.
Una prima brevissima considerazione storica.
Negli ultimi nove anni: dal 1.1.2001 al 31.12.2009, Banca Carim ha prodotto i seguenti risultati:
Raccolta diretta passata da euro 1,134 milioni a 3.821 milioni con un incremento di 2,687 milioni pari al 236%;
Raccolta complessiva da euro 2847 milioni a 5514 milioni con un incremento di 2667 pari al 94%;
Impieghi verso la clientela che significa: sostegno concreto all’economia del territorio, passati da euro 1.443 milioni a 3.195 milioni con un incremento di 1.752 milioni di euro pari al 121% ( più 13,4 % ogni anno).
La Banca è cambiata; è passata da monoregionale a pluriregionale. Oggi opera in 6 regioni, con un numero di sportelli che è passato dai 61 del 2000 ai 116 di oggi e con un numero di dipendenti che è passato dalle 481 unità alle 741 unità con un incremento di 260 unità pari al 54%.
Il Prodotto Bancario (Raccolta complessiva più impieghi alla clientela) è passato da 4.290 milioni a 8.709 milioni più che raddoppiato e da ultimo, ma non ultimo per importanza, la produttività dei dipendenti è aumentata da 8,9 milioni pro capite a 11,7 milioni pro capite.
L’utile netto prodotto, oltre 140 milioni di euro, è stato in parte distribuito sotto forma di dividendi ( oltre 70% alla Fondazione e il resto ai soci privati) e in parte capitalizzato per potenziare la struttura.
Le azioni di Banca Carim.
Non dimentichiamo né sottovalutiamo che in questi ultimi 9 anni i soci hanno visto lentamente, ma costantemente, aumentare il valore delle loro azioni.
Inoltre, grazie ad un opportuno e corretto sistema di assistenza alla compravendita delle azioni, i soci hanno potuto vendere in qualsiasi momento le loro azioni senza problemi e senza rischi di oscillazione del prezzo.
Le azioni di Banca Carim sono sempre state considerate come “denaro contante che rendeva bene”.
Di questo bisogna essere consapevoli; soprattutto oggi che si discute del futuro di questa Istituzione cosi importante per la città, per il territorio, ma anche per i suoi soci azionisti, grandi o piccoli che siano.
Cosa è successo infatti nel 2010?
Per cause che non ci è dato conoscere nei dettagli in quanto interne all’Istituzione, la Banca è stata commissariata, estromessi gli amministratori, nominati due Commissari straordinari.
Non posso entrare nel merito dei fatti concreti e contabili non avendo a disposizione una documentazione adeguata.
Le voci raccolte in giro e lette sui giornali parlano di sofferenze alte, di un po’ di disorganizzazione e di problemi relativi alla controllata Sammarinese (Credito Industriale Sammarinese – C.I.S.).
Qualcuno dice che il provvedimento era necessario, altri sostengono che è stato intempestivo e decisamente esagerato. Sono propenso dare credito a questa seconda ipotesi, ma mi fermo qui.
Fortunatamente le persone chiamate a fare i Commissari Straordinari e quindi a gestire la Banca, si sono dimostrate persone serie e capaci. I commenti che si sentono dentro e fuori dell’Istituto convergono su questo giudizio e questo senz’altro fa piacere a tutti.
Hanno potuto lavorare senza troppi lacci e laccioli. Hanno lavorato bene. Stanno finendo il loro lavoro.
A questo punto mi sembra opportuno invitarli a tenere presenti, nelle loro conclusioni, non solo gli interessi della Fondazione (che sono comunque importanti) ma anche quelli dei vecchi piccoli azionisti.
Quindi non solo di quelli nuovi che saranno chiamati ad investire nella Banca sottoscrivendo l’aumento di capitale, ma anche dei vecchi soci, in particolare i piccoli, che hanno investito i loro risparmi in una società che fino a pochi mesi fa era considerata a “rischio zero”.
Tutto questo per dire che cosa?
Una cosa semplicissima.
Signori commissari, non esagerate nella appostazione a sofferenze o nella svalutazione di parti dell’attivo ( una per tutte il C.I.S.) non calcate troppo la mano sulla riduzione dei mezzi propri dell’Istituto, fate valutazioni serene e responsabili.
Molte posizioni, godendo di garanzie ipotecarie consolidate, si possono considerare solo temporaneamente immobilizzate, ma passata la crisi ( che, come sempre, prima o poi passerà e i mattoni resteranno) potrebbero produrre plusvalenze a beneficio dei nuovi azionisti, ma a scapito dei vecchi.
I vecchi soci hanno diritto a essere tuetelati.
Con una ricapitalizzazione che si limiti allo stretto indispensabile, si potrà mantenere equo il valore delle azioni (anche per chi nel tempo potrebbe avere bisogno, per esigenze personali o familiari, di venderle senza trovarsele esageratamente deprezzate) e assicurare, nel contempo, un futuro all’Istituzione consapevoli che la clientela è rimasta fedele e affezionata e che in breve tempo potrebbe ritornare agli antichi splendori.
Una richiesta di capitalizzazione esagerata potrebbe solo fare gli interessi di gruppi più o meno grandi, e più o meno lontani, che potranno sicuramente beneficiare di future sopravvenienze positive.
Al vostro buon senso e grazie.
Duepiùdue
(un amico di Banca Carim)
NUMERI
Ottomila soci
– La Banca Carim nei numeri.
Soci: 8.000
Azioni: 32.901.440 milioni
Valore totale azioni allo scorso giugno: 360 milioni
Valore totale azioni oggi: 165 milioni
Fondazione Carim: detiene circa il 71% delle azioni