PERSONE
di Riccardo Barogi*
– Un sincero ringraziamento da questa Caritas interparrocchiale, a tutta la comunità, per quello che ha generosamente fatto per aiutare le famiglie e le persone bisognose. Naturalmente, un grazie di cuore anche ai volontari del “Centro di Ascolto ed allo Sportello alimentare e vestiario” che sono sempre al servizio dei più deboli per informarli, formarli e servirli; dai problemi pratici dell’esistenza, agli interrogativi del presente, alla speranza per il futuro.
Il volontariato è un fenomeno straordinariamente vasto, ricco di valori, ma nella realtà è tra i meno compresi, perché il governo centrale, con una politica davvero miope, toglie sempre più risorse a chi si fa carico di compiti che spetterebbero alle istituzioni. A chi, ogni giorno, si occupa delle fasce sociali più deboli e fragili, si dice: c’è la crisi economica e mancano i soldi, però il quarto governo del Cavaliere, continua a comprare cacciabombardieri.
Il volontariato produce beni di aiuto e di sostegno al disagio, alla malattia, alla disabilità, alla dipendenza: proprio per la capacità di superare i confini di una solidarietà spontanea, familiare e amicale, promuove comportamenti virtuosi, degni di essere imitati.
Senza volontariato, la sociètà perderebbe in dignità e proprio le persone che fanno più del loro stretto dovere in questo ambito offrono rispetto a tutti.
Non è certamente un modello da seguire colui che afferma “ghe pensi mi” (ci penso io), tra feste e festini, per rilassarsi dopo i gravosi impegni si concede escort senza un minimo di pudore. Dalle cronache di tutti i giorni, ce n’è abbastanza per essere indignati: serpeggia, infatti, una profonda amarezza per il disinvolto cinismo della politica, che mortifica la parte più operosa e altruista del Paese.
Dobbiamo lottare per dare speranza ai giovani, portando a conoscere la realtà di chi vive alla giornata affinché si impegnino in scelte concrete e non in promesse mai mantenute.
Chi governa deve avere un’attenzione anche per i non autosufficienti, l’infanzia, le politiche giovanili, la cultura e per l’integrazione degli immigrati, piuttosto che respingerli, mandadoli a morire nel deserto. Ci vuole un governo che investa sui giovani e sul loro futuro e che non li costringa a cercare opportunità all’estero; perché senza lavoro non c’è speranza. Un governo che sappia dare spazio a chi assiste con amore i malati e i diseredati.
In un paese civile i genitori hanno il diritto di scegliere tra la scuola pubblica e paritaria; è necessario, inoltre, piu’ dignità per l’esercizio di docenti precari che hanno diritto di stabilità. Non bastano più le false magie degli apprendisti stregoni di turno. Ci vogliono politici capaci di anteporre il bene comune agli interessi personali. Amare il proprio paese vuol dire rimboccarsi le maniche per rimetterlo in carreggiata. La scelta di campo di chi ha a cuore, non il soddisfacimento di una sete di potere (vedi la recente campagna acquisti dei noti parlamentari) ma l’assolvimento di un imperioso dovere di coscienza è tornare a fare buona politica per una migliore vita.
Abbiamo bisogno di un governo che governi la crisi e le promesse non bastano. La politica di tutti i giorni è diventata un continuo scontro di potere personale: è tempo che si crei una politica economica e fiscale che ci faccia uscire dalla crisi. La politica fiscale di questo governo è iniqua, inesistente.
Bisogna sostenere l’economia con misure più adeguate perché la società possa trovare la sua piena realizzazione nella casa e nel lavoro. E’ necessario attuare un fisco equo, ormai irrinunciabile e urgente: basta mettere le mani nelle tasche dei più deboli perché non ne ce la fanno più a reggere il peso della grave crisi.
Molti italiani tirano faticosamente “la carretta”, affrontano ogni giorno e con sempre maggiore difficoltà, la sfida della vita quotidiana, stretta da redditi sempre più ridotti, lavori sempre meno certi, servizi sempre meno efficienti.
Ci vuole un’inversione di tendenza. Se nel paese resistono ancora segnali di speranza, questi si trovano raramente nelle aule della politica, ma piuttosto nelle associazioni di volontariato, nei tanti lavoratori, negli imprenditori seri che continuano a produrre lavoro e ricchezza.
Il piatto forte di questa legislatura avrebbe dovuto essere il federalismo. Hanno fallito anche qui, perchè un federalismo senza la solidarietà nazionale assomiglia più ad un atto di secessione, che gli italiani non vogliono. Il partito della Lega non è un partito che guarda ad un’Italia unita. Non capire questo è un grave errore anche morale: c’è infatti la tendenza progressiva a scoraggiare la società più debole. Altro che processo breve, o meglio “in tempi ragionevole” e federalismo. Ci vuole un governo che governi, più attento alle famiglie, perché queste non riescono più a pagare il mutuo, faticano anche per la spesa quotidiana. L’argine verso la povertà è davvero fragilissimo perché le tutele del reddito sono scarse.
*Segretario della Caritas
Interparrocchiale diMisano
I NUMERI
Pacchi alimentari, 3.000 l’anno
– Una società ricca di beni con famiglie sempre più povere. La Caritas interparrocchiale di Misano distribuisce più alimenti e più abbigliamento rispetto a qualche anno fa. La media dei pacchi alimentari è di una sessantina la settimana (3.000 l’anno); mentre per il vestiario accorrono una decina di famiglie, sempre la settimana. Il 15/20 per cento sono italiani, la maggioranza extracomunitari. Probabilmente, per pudore, molti non chiedono aiuto.