La risposta del governo italiano, non condivisa da Tremonti ma scritta da Brunetta (ex socialista), Romani e Sacconi (ex socialista) e firmata da Berlusconi, ha fissato «l’Italia di domani» del berlusconismo: estremismo ideologico in favore delle classi abbienti e contro il movimento operaio.
Le grandi rendite sono state risparmiate. Per carità niente patrimoniale, che farebbe perdere voti al Popolo della libertà. I ricchi non si toccano. Possono tranquillamente continuare a comprare le loro barche, le loro automobili di lusso e vivere le loro villeggiature dorate in mari lontani. I soldi, in Italia, ci sono, ma i loro detentori non vanno toccati. Evadono il fisco? Tanto meglio per loro. La lotta agli evasori fiscali non è entrata nella lettera italiana. Essi hanno già beneficiato del diritto di far tornare i capitali evasi con la modica spesa del 5%, contro il 20–30% in uso negli altri paesi europei. Costoro sono la spina dorsale dell’elettorato berlusconiano, e vanno rispettati.
Chi deve pagare? Anzitutto gli statali, colpiti dalla suddetta lettera.
Poi gli operai, ai quali Berlusconi promette maggiore libertà di licenziamento. Questa misura è una tale mostruosità da indurre il più moderato dei dirigenti sindacali italiani, il segretario della Cisl Bonanni, ad affermare: «Così facendo si attaccano solo i deboli: permettere i licenziamenti per motivi economici è solo uno specchietto per le allodole per le imprese. Il risultato è istigare le persone alla ribellione».
Sono parole assai gravi, all’indomani degli incidenti di Piazza San Giovanni provocati da alcune centinaia di nuovi anarchici, che hanno messo in pericolo la vita delle forze dell’ordine. Istigazione alla ribellione: siamo tornati all’Ottocento, quando si sparava contro le folle affamate, come avvenne a Milano per opera del generale Bava Beccaris. C’è di che rabbrividire.
I tre grandi sindacati italiani stanno già studiando la strategia comune da adottare per respingere questo insulto. Dove non era riuscito Cofferati, grande promotore dell’unità sindacale, sta riuscendo Berlusconi: l’unità di tutti i lavoratori contro la lotta di classe fatta propria da Berlusconi.
di Alessandro Roveri
Libero docente all’Università di Roma