AGRICOLTURA
– Un giorno dall’autostrada, un signore scorge degli ulivi centenari. Si ferma per acquistarne qualcuno. Il commerciante gli dice che la partita giunge dallo stesso appezzamento di terreno. Per non continuare a farli stare vicino li acquista tutti. Quel signore è Franco Paesani, presidente della Confagricoltura della provincia di Rimini, nonché imprenditore.
Walter Bezzi, presidente provinciale della Cia (Confederazione italiana agricoltori), è un uomo della stessa pasta di Paesani. I due da anni si battono per sensibilizzare albergatori e ristoratori del Riminese a far consumare loro le eccellenze dell’agricoltura provinciale. Purtroppo, al momento, con poco successo. Fosse così, gli agricoltori nostrani avrebbero risolto molti dei loro problemi economici. E darebbero ai turisti non dei prodotti “stranieri”, ma legati alla loro terra, alla loro tradizione, alle loro tipicità, direbbe Raspelli. Insomma, si servirebbero delle unicità in una società globalizzata.
Sull’onda del batterio killer degli ortaggi che ha provocato molti decessi in Germania, Bezzi-Paesani hanno preso carta e penna e vergato una lettera agli amministratori.
Si leggge: “Esprimiamo una forte preoccupazione per l’evoluzione della vicenda batterio killer sul cetriolo, protagonista dello scandalo alimentare tedesco.
Purtroppo la psicosi che si è generata soprattutto a causa di una comunicazione che ha creato inutili allarmismi e panico, stà determinando un crollo verticale nelle vendite di cetrioli ed ortaggi in genere, anche nella nostra realtà locale, fortemente vocata all’orticoltura. Come sempre in presenza di scandali alimentari le conseguenze più gravi si scaricano sui produttori agricoli che vedono repentinamente distrutto immagine, lavoro e reddito”.
“Bisogna fare subito chiarezza! – continuano i presidenti -. Occorre dare notizie certe proprio per scongiurare il pericolo che allarmismi ingiustificati possano determinare un crollo ulteriore anche in Italia, nei consumi di verdure e ortaggi freschi, con gravi danni per i produttori agricoli”.
“Cia e Confagricoltura di Rimini – si chiude la riflessione – ricordano ancora una volta che in Italia i controlli sono rigidi e funzionano. Le nostre produzioni di verdure e ortaggi sono sicure e facilmente riconoscibili dall’etichetta di origine, che per il settore dell’ortofrutta è obbligatoria per legge.
Si chiede alle istituzioni locali e regionali di farsi portavoce e di allertare i livelli istituzionali nazionali ed europei affinchè si intervenga con urgenza come la casistica comporta, a tutti i livelli su due fronti: 1) sostenere una campagna di comunicazione a favore delle produzioni locali e nazionali perché sono sicure, controllate, tracciate e garantite;
2) sostenere gli agricoltori che in questo momento registrano forti perdite di prodotto e di reddito, valutando l’ipotesi di risorse dedicate per questa crisi di consumi”.
NUMERI
Agricoltura, solo 117 milioni di euro
– Ecco alcuni numeri dell’agricoltura provinciale.
Imprese: 2.852 (-3,5 rispetto al 2009). Rappresentano l’8% del totale. Nel 2006 erano oltre 3.200.
Fatturato 2008: il suo valore in assoluto, comprensivo della pesca, era di 117,2 milioni di euro. L’1,4% del totale, pari a 8,34 miliardi di euro.